Giorgio Scerbanenco – Venere privata

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Editore Garzanti / Collana Elefanti
Prima edizione aprile 1998
ultima ristampa aprile 2010
252 pagine – brossura[divider]

copDuca Lamberti, medico di rinomata fama, per aver praticato l’eutanasia nei confronti di una persona ormai in fin di vita, viene radiato dall’Albo e condannato a tre anni di carcere.
Dopo questo periodo, sbarca il lunario come investigatore privato e il suo primo lavoro consiste nel cercare di strappare dall’oblio dell’alcol il figlio di un ricco industriale che, dopo essere passato dalle maniere dolci cercando di parlargli, alle maniere forti colpendolo con un attizzatoio in faccia, ha deciso che  per il proprio figlio ci vuole qualcun altro. Ma perchè il figlio beve? Per il cattivo rapporto tra lui e il padre? Peggio..si sente colpevole della morte di una ragazza conosciuta un anno prima, che si è suicidata tagliandosi le vene. E questo senso di colpa lo perseguita, tranne quando si anestetizza con il whisky..
Duca, prima a tentoni, poi carpendo al ragazzo sempre più informazioni, si apre un varco su quanto è successo e cerca di guarirlo indagando su quella strana morte. Ma si sa, che quando si scava nel torbido, non si trova niente di buono..
Ero incuriosita dall’ambientazione che Scerbanenco riporta sempre nei suoi libri. Una Milano che, in realtà, non è “tutta da bere” come dicono le pubblicità. Parliamo di una Milano degli anni 60, tra l’altro. Una città che anche all’epoca viveva i suoi contrasti, fatti di classe operaia, di famiglie “bene”, ma di criminalità, di droga, di prostituzione…non che sia cambiato molto, diciamolo.
Una storia che non vuole proporsi con canoni classici, come il cattivo che fa il cattivo, il buono che fa il buono e alla fine “Vissero tutti felici e contenti” . Qui parliamo di contorni sfocati, dove la violenza c’è, è palpabile, si respira attraverso la storia. Un noir che ci conduce fra le vie del centro, da Piazza Cavour a Via Manzoni, ma che sono luccicanti solo in apparenza, ma appena si gratta, si rimane sorpresi da quanta crudezza e malcelata falsità si nascondano.
C’è anche il tempo per ragionamenti profondi, come un passaggio molto bello che dice: “..Non guardava Davide, non gli importava molto se ascoltasse o no, parlava così come per pregare – riassumere la vita di un uomo non è forse una preghiera? – ma sentiva che Davide ascoltava, anzi, che non lo aveva mai ascoltato come in quel momento.”
Duca Lamberti ne esce come un personaggio contraddittorio, ma con caratteristiche che me lo fanno apprezzare per ciò che è: semplicemente un uomo, che sbaglia, che soffre, che paga per i suoi errori. Ma che, a suo modo, è un eroe.[divider]

Lo scrittore:

Vladimir Scerbanenko nasce a Kiev nel 1911 e muore a Milano nel 1969. Nasce da padre russo e madre italiana Il padre fu ucciso in Russia, fucilato dai comunisti. A 6 mesi sua madre lo riportò in Italia e a 18 anni si stabilisce a Milano. Cambia il nome in Giorgio Scerbanenco, per sentirsi meno “straniero”; per guadagnarsi da vivere fa molti mestieri finché non approda al mondo dell’editoria. Dopo aver scritto migliaia di racconti «rosa», si dedica al «poliziesco», e nel 1968 vince l’ambitissimo «Gran Prix de la littérature policière».
Ha scritto numerosi romanzi, tra cui:
I milanesi ammazzano al sabato recensito sul blog
Milano calibro 9

I ragazzi del massacro
Le principesse di Acapulco
Le spie non devono amare
Al mare con la ragazza
Ladro contro assassino
Traditori di tutti
Al servizio di chi mi vuole
La ragazza dell’addio
Dove il sole non sorge mai
Europa molto amore
La sabbia non ricorda
Non rimanere soli
Racconti neri
Racconti neri
Non rimanere soli
Il Centodelitti
I sette peccati capitali e le sette virtù capitali