Intervista a Massimo Carlotto

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foto di Marina Magri
Non credo che Massimo Carlotto abbia bisogno di presentazioni..è un grande scrittore e lo ha ampiamente dimostrato nel corso degli anni. Le sue vicissitudini giudiziarie sono ormai note e per chi volesse saperne di più, vi riporto un link della fan page di facebook:
Biografia Massimo Carlotto

In occasione del Festival del Blues di Piacenza, sono riuscita ad intervistarlo e ho il grandissimo piacere di ospitarlo nel mio blog!

1-Grazie della tua disponibilità e parlaci di te e del tuo background. Dove nasci e, soprattutto, quando sei approdato alla carriera di scrittore? 

M.: Nasco nel 1994, quando da Parigi, mi arriva la richiesta di scrivere un romanzo, in parte autobiografico, ma che sia uno strumento per raccontare quel tipo di realtà. Decido quindi di scrivere “Il fuggiasco”. 
Il romanzo viene letto da Grazia Cherchi (vedere nota sotto) e lei mi consiglia di dedicarmi alla scrittura. Ed è così che nasco scrittore “per sbaglio”. 
2- Rappresenti un genere, il noir, che forse in Italia non è ancora molto diffuso come dovrebbe. A parte te, chi credi lo descriva bene? Credi ci possano essere degli emuli di Jean Claude Izzo o di Derek Raymond, ad esempio? O Jim Thompson, che so apprezzi molto. 
M.: Apprezzo molto Thompson, così come mi piacciono tutti questi autori, ma spero ci sia non tanto un discorso di emulazione, quanto di superamento. Credo fortemente all’idea che il noir rifletta in maniera molto precisa l’epoca in cui è ambientato. Vero è che stiamo parlando di autori importanti, ma c’è già una memoria riguardo le loro storie. Credo si debba andare verso una letteratura di contenuti, oltre che di genere. Il raccontare l’Italia di oggi è diventato per il noir, e non solo per quello, una dimensione strategica. Scrivere di questo paese è assolutamente importante. 
3- Quanti libri hai scritto finora e a quale di questi se più legato? 
M.: In realtà, sono legato al prossimo libro che devo scrivere e credo di aver scritto ormai 22 o 23 libri.. 

(Cerco di insistere nel voler sapere a quale di questi è più legato ma lui, ridendo, mi risponde che non me lo rivelerà mai!). 

4- Hai avuto difficoltà agli esordi per vedere pubblicati i tuoi romanzi?
M.: Assolutamente no, non ho mai avuto un libro rifiutato, dal momento in cui ho presentato il mio primo manoscritto.

5- A distanza di 10 anni circa dal precedente libro “Arrivederci amore, ciao”, ritorna Giorgio Pellegrini, personaggio che ha avuto un grande successo. E’ stato creato un fumetto (sceneggiato da Luca Crovi), oltre alla versione cinematografica. Cosa ti ha spinto a scrivere ancora di lui? 
M.: E’ un personaggio straordinario per raccontare una certa realtà, in un sottobosco di questa zona grigia che esiste in questa società. Un territorio disturbato da quella che io definisco “criminalità creativa” che è la politica, i faccendieri, l’illegalità economica e lui è un personaggio che pur essendo un’espressione di una criminalità molto precisa, è in grado di introdurre il lettore in questo mondo, abbastanza sconosciuto ma molto importante per capire il sistema in Italia. 
6-Permettimi di citare una frase di Pellegrini: “Ero nato per fottere il prossimo e mi piaceva maledettamente. Mi faceva sentire vivo. Avevo la netta sensazione di aver assorbito l’energia vitale di quelli che avevo eliminato, ma forse era solo l’euforia del vincitore o di chi ha portato a casa la pelle e ancora non ci crede.” Perché secondo te, nonostante sia tornato e sia ancora un gran pezzo di bastardo, pensi possa essere un personaggio vincente? Perché si ritrova ad essere solo contro tutti? 
M.: Non solo. Credo sia vincente perché fa un uso vincente delle potenzialità criminali. Credo che questo sia un periodo storico in cui più di altri il male è vincente e i personaggi come Pellegrini sono davvero vittoriosi in questa società, ma non solo in ambito criminale. Questa è una società adatta ai predatori, che sguazzano indisturbati, ma con una marea di vittime intorno che ne subiscono le conseguenze.. 
7- Mi spieghi la ragione del titolo, anche se..di “giorni noiosi”, nella storia, non ce ne sono assolutamente ma, al contrario, c’è tanta di quella adrenalina da far scoppiare? 
M.: Beh, per due motivi: il primo è che il titolo richiama la canzoncina del “Campari”, il rito collettivo dello spritz. L’altro è che viviamo in una società profondamente annoiata e, quindi, qualsiasi cosa si faccia, diventa noiosa. E questo è davvero triste. 
8- Nel libro esprimi chiaramente quanto la criminalità regni sovrana, in un’Italia che ormai non fa differenza fra politica e corruzione, anzi, siano ormai talmente fuse tra loro, da non avere più dei contorni definiti. Pensi che davvero non si possa fare niente per questo Paese? 
M.: Si può fare moltissimo, tutto si gioca sull’arginare la corruzione che è la chiave grimaldello che usa la criminalità organizzata. Se riusciamo a vincere quella battaglia, riduciamo la capacità offensiva della malavita. 
9- Il corrotto, nel romanzo, è Sante Brianese, che rappresenta per Pellegrini quasi un padre, uno che gli ha ripulito la fedina penale e che lo ha aiutato spesso nella gestione dei suoi affari. Anche se, in realtà, è un altro politico corrotto che ambisce a ruoli molto alti, sempre con metodi poco puliti. Pensi che non ci si debba fidare proprio di nessuno? Non c’è una sorta di “codice d’onore” tra delinquenti? 
M.: Non esiste più un codice d’onore..Secondo me, facendo un calcolo storico, credo che dal 1989 in poi non esistano più delle regole. La criminalità, anche nelle forme individuali, si comporta come una multinazionale. 
10- Da donna, sono rimasta colpita del rapporto che c’è tra Giorgio Pellegrini e le donne che lo circondano. Succubi e mentalmente plasmabili. Una moglie disposta a farsi fare interventi estetici e ritmi massacranti di palestra e di jogging, diete incredibili, solo per essere la donna ideale per lui. Così come le amanti, che si abbandonano completamente alle sue fantasie. Non ne esce un ritratto incoraggiante della categoria…che dici? 
M.: No, nel libro parlo di un mondo femminile legato alla criminalità, che non c’entra niente con l’universo femminile in generale. (In teoria, donne di questo tipo non dovrebbero esistere, dico io, ma la realtà è che sentiamo parlare spesso nei TG delle donne dei boss..e Carlotto mi risponde: “Se accetti che il tuo uomo gestisca un giro di prostitute, accetti anche che eserciti la violenza anche su altre donne”) 
11- Punti spesso il dito su temi scottanti, tipo in “Mi fido di te”, in cui si parla della sofisticazione alimentare (a proposito, faccio davvero fatica ora a cenare in un ristorante!), a “Perdas de fogu” (tramite il gruppo di scrittori uniti del Mama Sabot) che tratta degli ambienti politici e militari, che sfruttano l’ambiente ai danni della nostra salute. Credi che attraverso la letteratura si riesca a sensibilizzare l’opinione pubblica? M.: Credo di si, come può farlo la letteratura, in maniera molto diversa dal giornalismo di inchiesta che non esiste più. Si può raccontare una serie di storie che possono suggerire e suscitare delle domande, che noi scrittori non possiamo fare..il nostro compito è di far pensare il lettore. 
12- E cosa ne pensi dell’editoria italiana? Credi che diano abbastanza credito a scrittori del tuo calibro? O libri che sollevano questioni “spinose” non sono ben visti? 
M.: Credo che il problema non sia l’editoria, ma la televisione, nel senso che in editoria puoi pubblicare qualsiasi libro e nessuno te lo censura. Il problema è quando arrivi in televisione, dove tutto è blindato, non passa più nulla. 13- So che progetti per il futuro ne hai tanti, dimmi quelli a cui tieni di più. M.: Si, certo. Il prossimo romanzo, a cui tengo molto, sarà ambientato all’estero, intitolato “Dromos” e uscirà a marzo. E noi lettori aspetteremo con ansia! 
Avrei ancora tantissime domande e so che ci sarà sicuramente qualcuna che non ho fatto, di cui mi pentirò..ma sarà un’occasione per intervistarti nuovamente!
Chi era Grazia Cherchi:
Scomparsa nell’agosto 1995, è stata tra i piu’ vivaci protagonisti della scena culturale italiana, a partire dagli anni sessanta, quando con un gruppo di amici fondò e diresse i “Quaderni piacentini”. Editor e consulente di narrativa, ha firmato rubriche come giornalista, su “Linus”, “il manifesto”, “Panorama”, “Millelibri”, “l’Unità”.

Questo è il sito dello scrittore: http://www.massimocarlotto.it/

Qui le recensioni che ho fatto di alcuni suoi libri: Alla fine di un giorno noiosoIl fuggiasco e Il maestro di nodi. Inoltre, una bella conversazione tra Marco Amici e Massimo Carlotto sul noir: Massimo Carlotto – The Black Album