Qui la trama e recensione:
Il cadavere di un uomo viene rinvenuto in un appartamento fatiscente nella città di Stoccolma. Dal contorno di bottiglie vuote intorno al corpo, tutto sembra portare ad una discussione fra ubriaconi, finita in malo modo. Per seguire le indagini, viene chiamato il commissario Evert Bäckström, un uomo dal pessimo carattere e dall’aspetto trasandato della polizia svedese. Sin dai primi indizi, Evert è convinto che la pista battuta sia completamente sbagliata. Ma nessuno lo ascolta.
Questo è il ritratto che lo scrittore G.W. Persson vuole dare ad una realtà, quella della polizia, ben lontana da quella che ci immaginiamo, la cui poca considerazione dal punto di vista umano arriva a rasentare il cinismo.
Di draghi da uccidere, in questo romanzo, ce ne sono tanti, a cominciare da Evert Bäckström, commissario impopolare e dalle cui caratteristiche si potrebbe pensare a tutt’altro che a un poliziotto: scorbutico, cinico, maschilista. Liquida i pareri dei colleghi con battute sarcastiche. Alcune le pensa e basta. Ma è sufficiente per farsi detestare. Amante di quasi tutti i vizi, ma soprattutto dell’alcool.
A seguito dell’omicidio di Karl Danielsson, viene chiamato a collaborare alle indagini e per lui scatta la voglia di rivincita, in particolare verso il suo collega Toivonen, che lo ha sempre trattato malamente.
Il corpo di polizia, in questo romanzo, ne esce in modo piuttosto negativo perché, se da un lato viene descritto come un’organizzazione che sonda ogni possibile pista e l’analizza fino allo sfinimento, vi è anche una superficialità nell’affrontare i corpi senza vita delle vittime, quasi fossero bambole di pezza.
Così anche Bäckström, che pensa più a come ottenere il permesso di avere una pistola – sempre per legittima difesa…ovvio! – per potersi allenare al tiro al bersaglio, che alle indagini.
Con i suoi colleghi, accenna ad alta voce alle sue riflessioni, senza però dare le soluzioni al problema, ma lasciando intendere di essere ad un passo dal risolvere il caso. E, per assurdo, lo risolve!
Pur amando gli scrittori nordici, sono sempre alla ricerca di quello che offre uno spunto di riflessione, che vada al di là dei clichets ormai consolidati del ventaglio di nomi della letteratura ma, purtroppo, mi ritrovo a leggere ancora una volta una storia che parla di alcool, di sesso, di violenza. La fortuna è che G.W. Persson, con una trama piuttosto articolata e con la netta sensazione di non capirci un granché sul possibile o sui possibili colpevoli fino alle ultime 40 pagine, crea una certa dose di aspettative e di suspence, che permette di leggere speditamente e arrivare alla fine del romanzo, spiazzante più che mai.
Lo scrittore: