Jensen Flemming – Il blues del rapinatore

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Il libro:
Editore Iperborea
Anno 2011
Titolo originale: Bankrøver blues
161 pagine – versione ebook

La trama e recensione:

“(..)La vita è una farsa! A tratti, beninteso. Ed è una sfida quotidiana poter saltare da un tratto all’altro – e, se Dio vuole, di nuovo indietro! L’anima ha la sua intrinseca elasticità e rinunciarci è rinunciare alla vita.”

Si può parlare di un noir in termini ironici e beffardi? Eccomi qui a soverchiare ciò che è sempre stata la mia idea di noir. Ebbene si, anche nel noir possono esistere tante sfumature..di grigio!
Ho avuto l’opportunità, tramite un concorso lanciato da Iperborea per i bloggers, di leggere il mio primo ebook. Ho voluto scegliere fra i titoli della Collana Ombre il libro di Jennsen Fleming, un po’ per il titolo, ma anche per la trama curiosa e, se avevo inizialmente pensato ad un abbinamento noir e musica, mi sono dovuta subito ricredere, poiché ho scoperto che “blues” in danese, ha un significato particolare, cioè provare vergogna, imbarazzo, arrossire.
Ma non solo ho scoperto un nuovo vocabolo, ma anche cosa significa essere uno “spin doctor”!
Ma andiamo per ordine. La storia è narrata in prima persona da un rapinatore di banca (e già cominciamo con le anomalie), laureato in economia, che ha scelto di sviare dal tradizionale lavoro impiegatizio seduto dietro una scrivania, optando per un lavoro più..”dinamico”, diciamo. Si ritrova ben presto in carcere, a condividere lo spazio risibile della cella con un uomo, che verrà presto descritto come un eroe fatto e finito: Max. Ma chi è Max?
“Un uomo che sa ideare un piano, valutarne ogni dettaglio e metterlo in atto alla perfezione. Il che è degno della più alta ammirazione. Uno che sa padroneggiare l’arte della malafede con straordinaria eleganza..e passarla liscia.”  Un uomo di sicuro successo, finché è stato all’ombra del primo ministro danese, Tom. 
Max e Tom erano entrambi idealisti e si erano candidati entrambi alla designazione dei rappresentanti di circoscrizione della sezione giovanile del partito. Max aveva scritto il discorso di Tom – che vinse – mentre lui arrivò quarto. Tom aveva qualcosa che Max non aveva: carisma. Ma si può benissimo comandare anche dalle..retrovie. Consigliere e “suggeritore” di un uomo che non sarebbe stato in grado di agire da solo se non ci fosse stato lui, con le sue soluzioni strategiche e spesso diplomatiche. Per questo era considerato uno “spin doctor”, vale a dire una persona incaricata di presentare le scelte di un partito politico sotto una luce favorevole. All’atto pratico, si prende un idiota e un incapace, che farà da facciata, manovrato – a sua insaputa, logico – da un abile affabulatore e stratega. Non farò della facile demagogia immaginando alcuni nomi che in Italia sarebbero perfetti, ma invece continuerò a raccontare la storia, sempre dalla voce del rapinatore.
Perché Max era in carcere? In un momento di rabbia furiosa, aveva ucciso il primo ministro. Il motivo? Tom non aveva più bisogno dei suoi servigi, semplicemente. Ma questo non poteva essere accettato da chi lo aveva salvato da incidenti diplomatici, anche di una certa importanza. Proprio non poteva superaree lo smacco. “L’idiota adesso pretendeva di cavarsela da solo! Lui! Da solo!?” L’arma dell’omicidio (e qui viene il bello..)? Una bottiglia di whisky di puro malto invecchiato di trent’anni, dalla forma triangolare “modello Toblerone“. Ma la cosa più assurda è che la bottiglia l’aveva portata Tom!
Insomma, niente era stato premeditato, ma il susseguirsi di colpi di scena, compresa la comparsa di una scout sul luogo del delitto, che costringerà Max a rivedere i suoi piani. Ucciderla? Farsela alleata?
Un romanzo che mi ha colpita per il genere irriverente, che mi ha ricordato Aarto Paasilinna in “Piccoli suicidi tra amici”, dove la morte viene proposta con..english humour.
Jensen Fleming ci fa addentrare nel sistema politico danese (in Italia non è da meno, s’intende), in cui la menzogna e l’irrisione, a discapito del libero cittadino, la fanno da padroni. Tutto per mirare ai propri interessi. E meno male che siamo in democrazia..
Non è certo un noir alla  Derek Raymond, che adoro per lo stile introspettivo che ha saputo trasmettere nei suoi romanzi ma, per la prima volta, posso dire dopo aver letto questo libro: “Mi sono proprio divertita!”.

Lo scrittore:
Jennsen Fleming è nato nel 1948 in Danimarca. Scrittore, attore e comico molto popolare.