Simone Togneri – Arnoamaro

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Editore Fratelli Frilli Collana Tascabili noir
Genere giallo
Anno 2013
240 pagine – rilegato con sovracopertina

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Il commissario Franco Mezzanotte.
Che non ha un “posto per piangere”
“Aveva un posto per piangere”– disse Simòn a quel punto.
Mezzanotte accese la sigaretta e fu un sollievo.
“Che cos’è?”
“Un posto sicuro dove uno si rifugia quando le cose non vanno bene. Ce l’abbiamo tutti”
Il commissario fece schioccare le labbra. “Io no. Non ne ho mai avuto bisogno”
Simòn indicò la sigaretta accesa.
“Ti sbagli”.
Che ha una ex-moglie che continua a tormentarlo al telefono anche e soprattutto di notte, che continua a ricordargli che era stato un marito egoista , capace solo di pensare al lavoro.
Che in certi momenti sapeva di essere in bilico sul confine della legalità, ma nonostante questo andava dritto per la sua strada. I suoi metodi non erano certo ortodossi, e più di una volta si era trovato al centro di qualche burrasca. Ogni volta tirava fuori la storia che se vuoi fare una frittata le uova, volente o nolente, le devi rompere e il fatto che la frittata alla fine uscisse sempre bene faceva sì che anche i detrattori si arrendessero all’evidenza.
Che accende una sigaretta, anche se il cartello sulla porta diceva che era vietato.
Che aveva la stessa dolcezza di un rottweiler addestrato da un padrone sadico.

L’agente Simòn Renoir.
Che frequenta l’Accademia d’Arte. Lui dipinge. Passione trasmessagli da sua mamma.
Che si ritaglia uno spiraglio di luce nel buio della quotidianità. Il suo professore di Storia dell’Arte Alberto Foglian si chiedeva come facesse a stare allo stesso tempo a contatto con la morte e con l’arte. Significa vivere in due realtà opposte, amare due donne, tifare le due squadre di calcio di una stessa città. Amare il bene e il male allo stesso tempo. La luce e l’ombra. L’arte è luce, passione, bellezza, verità, vita. La morte è la  morte. Non c’è altro dopo. Solo buio.
Che si sente in colpa per suo fratello . Sdraiato sul letto a fissare il soffitto, si chiese se la responsabilità dello stato del fratello non fosse anche sua. Se a suo tempo l’avesse accompagnato, avrebbe potuto riportarlo indietro . O forse si sarebbe perso con lui.
Che era lo sbirro paziente, quello sensibile, quello che ogni tanto si rifugiava nel suo posto per piangere privato, quello con cui si poteva parlare.
Commissario ed agente saranno chiamati a svolgere le indagini necessarie a ritrovare Chiara Volpatti, 14 anni, dopo che i suoi genitori ne denunceranno la scomparsa. E da lì sarà un dipanarsi di altre vicende che si incroceranno e  l’autore dissemina nel corso degli eventi colpi di scena eccellenti e che ti lasciano comunque l’amaro in bocca, proprio dell’amarezza che rimane addosso, perché ad essere protagonisti in negativo sono quegli adolescenti dai quali ti aspetteresti il vivere gioioso e scanzonato legato alla giovane età. Ma così non è, purtroppo …
Chiara ha 14 anni e un posto per piangere, il giardino della Fortezza da Basso, un’area verde nel cuore di Firenze. E su una panchina Chiara trova il suo rifugio dal mondo, dalle cattiverie e da un episodio che l’ha segnata profondamente e che non confiderà ai suoi ma solo a qualcuno che appartiene al suo mondo adolescenziale.
I due mondi sono contrapposti,  quello degli adulti e quello degli adolescenti protagonisti dei casi raccontati.
Linea invalicabile tra i due mondi. Adolescenti che decidono di rimanere al di qua della linea, che preferiscono e decidono di tenere tutto dentro, di rimanere nelle proprie stanze, nei propri posti per piangere, che si credono invincibili e forti e capaci di farla franca. Che scelgono il male spinti dalla noia e dalla insoddisfazione.
Perdenti su entrambi i fronti.
Genitori che si trovano a dover fare i conti con figli che in fondo sono degli estranei.
Adolescenti che si ritrovano a dover fare i conti con le conseguenze dei propri gesti.
Un giallo che non è solo un giallo, è anche una ricerca e un viaggio nei meandri nell’animo umano, con le figure dei protagonisti così ben delineati e che mettono a nudo le proprie debolezze e le proprie paure.
Sentimenti  uguali sia negli adulti che negli adolescenti anche se vissuti in maniera differente.
Un finale che non è un finale e che lascia la porta aperta ad un seguito che spero arrivi presto.
Ho apprezzato tantissimo lo stile dell’autore, asciutto, sobrio, mai fuori le righe, introspettivo quanto basta per comprendere meglio i protagonisti e per andare oltre i fatti veri e propri. Dietro ogni vicenda ci sono prima di tutto le persone.
Spero di rileggere presto un altro libro con protagonisti Franco Mezzogiorno e Simòn Renoir.

Cecilia Dilorenzo

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Lo scrittore:
Simone Togneri nata a Barga, si è diplomato in pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ha pubblicato il thriller Dio del Sagittario  (L’Età dell’Acquario) con protagonisti Simòn Renoir e il commissario Mezzanotte , e Cose da non dire (Lindau). Suoi racconti sono apparsi in Tutto il nero dell’Italia (Noubs), Racconti nella rete 2008 (Nottetempo), Carabinieri in giallo (Fratelli Frilli Editori) e su “Cronaca Vera”, “Sherlock Magazine”, “Il carabiniere” e “Il Manifesto”. Nel 2013, insieme all’amico chef decoratore Claudio Menconi, ha pubblicato il romanzo/ricettario Caterino, romantico duello in punta di Forchetta (Brandani). Vive, ascolta le voci e scrive le sue storie in una grande casa ai margini di un bosco misterioso, ai piedi dell’Appeninno Tosco-Emiliano, insieme a un manipolo di gatti che, a suo dire, tengono lontani lupi e contrabbandieri.