Stefano Di Marino – Mosaico a tessere di sangue

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Editore Cordero Collana Crimes
Anno 2014
156 pagine – brossura

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mosaicoatesseredisangueOspedale psichiatrico Giudiziario A.S. Aversa, una clinica nella quale vi erano rinchiusi detenuti definiti ad alta pericolosità.
Persone disturbate, feroci, pericolose per loro stesse e per i loro simili. “Un inferno in terra”
Un segnale d’allarme non faceva presagire nulla di buono: la 179. Moira Rachelli, la pazza. Una serial killer che aveva confessato 23 omicidi soprannominata “la Mantide della Brianza”.
Un’assassina a sangue freddo, una predatrice allo stato puro. L’unico a uscirne vivo all’epoca fu Corrado Larcher, presentatore di una TV locale.
Moira Rachelli riesce a fuggire dall’ospedale, uccidendo un dottore e una suora, massacrati da un coltello lungo almeno 10 cm.
Ma non va molto lontana. Appena fuori dalla clinica, dove cominciano i boschi, si sente uno sparo e, all’arrivo dei medici, si trovano davanti agli occhi la donna, già morta, colpita al volto dal proiettile di un fucile, rendendo impossibile riconoscerne più la fisionomia.
Un anno prima Franco Belli, il poliziotto che aveva arrestato e fatto incarcerare Moira Rachelli, si era beccato due proiettili a bruciapelo che gli fecero esplodere il ginocchio, lasciandolo claudicante e inabile alla vita di agente di strada.
Un poliziotto spericolato, duro ma non incosciente. Sfiorava i quarant’anni. Lineamenti fini, un velo di barba incolta.
Consigliato da un’amica, decide di trascorrere un periodo di vacanza al mare, all’hotel “Lungomare” nel litorale pontino, in un periodo in cui la pazza folla è ormai di ritorno e le temperature sono più accettabili.
Il caso vuole che, all’interno dell’albergo, si trovino alcuni personaggi legati in qualche modo alla Mantide: il suo psicanalista, una ex infermiera, perfino lo stesso sopravvissuto agli omicidi. La stessa direttrice dell’hotel dipinse un quadro – piuttosto ambiguo e turbativo – traendo ispirazione dalla serial killer.
Ma chi potrebbe aver architettato questi incontri? Moira Rachelli è morta davvero? O è tutta una macchinazione?
Il romanzo di Stefano di Marino trova nel protagonista uno stampo del genere giallo configurato in maniera tradizionale e intramontabile.
Tranne per l’incipit, l’ambientazione si svolge in uno spazio circoscritto. Mi ha ricordato quei telefilm nei quali l’ispettore Poirot, o il commissario Maigret, chiamavano a raccolta in una stanza i presunti colpevoli di un’omicidio e, lentamente e inesorabilmente, venivano scoperte tutte le carte.
In questo caso non è Franco Belli che ricopre questo ruolo, ma il presunto assassino.
E’ quindi un ribaltare i ruoli, stravolgere gli schemi di una trama che non si risparmia morti né sangue, descritti però in modo pacato e non truculento.
Lo scrittore punta molto alla suspence, regalando al lettore molto spazio per costruire le tessere del “Mosaico”, nel quale ogni piccolo frammento va a congiungersi ad un altro seguendo un filo logico.
Questo potrebbe configurarsi come un romanzo poco dinamico, ma nel contempo il risultato è una lettura adatta a chiunque. Non aspettatevi sparatorie o inseguimenti, piuttosto un sotterraneo e insistente dubbio che lo scrittore vuole instillare, smontando certezze e costruendo possibili finali diversi.
Un giallo tutto italiano.

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Lo scrittore:
Stefano Di Marino, oltre a scrivere con il proprio nome, ha scritto usando vari pseudonimi: Stephen Gunn (nella Serie Il professionista), Xavier LeNormand (nella Serie Vlad), Frederick Kaman (nella Serie Julius Colleoni, Agente di Ventura), Etienne Valmont (nella Serie Jasmine, La Regina dei Gitani),  Jordan Wong Lee, Alex Krusemark, Gilbert Oury. Ha una lunga carriera come scrittore e traduttore. Il suo sito ufficiale è: http://hotmag.me/ilprofessionista/