Intervista a Alessandro Bongiorni

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Foto di Cecilia Lavopa

Nato a Milano nel 1985, è laureato in Scienze e Tecnologie della Comunicazione presso l’università IULM. Ha conseguito anche la laurea magistrale in Televisione, Cinema e New Media, con una tesi su Elmore Leonard. Dal 2008 è giornalista pubblicista e negli ultimi anni ha svolto diversi lavori nel campo dei media. Una nuova voce nel panorama noir italiano. La sentenza della polvere è il suo romanzo d’esordio, pubblicato da Piemme e recensito su Contorni di noir.

1) Benvenuto Alessandro, raccontaci il tuo background.

La sentenza della polvere è nato nel 2010 e ci ho messo due anni e mezzo. Dopo due esperienze con piccoli editori, avevo alle spalle una discreta gavetta e mi sono messo a girare per case editrici per proporre il mio romanzo.
Ho capito che senza un agente non sarei arrivato alla grossa editoria e, sentendo di aver scritto qualcosa di importante, non volevo cercare un altro piccolo editore.
Alla fine della stesura ho contattato Marco Vigevani, diventato poi mio agente, che ha letto il libro e dopo una settimana da quando gli ho inviato le risposte. Sei mesi dopo mi ha chiamato dicendomi che il romanzo meritava.

2) Come è nata l’idea del romanzo La sentenza della polvere?
Dal punto di vista narrativo, volevo raccontare una Milano più insolita. Andavo a scuola nella zona in cui ho ambientato i miei romanzi – Piazza San Sepolcro, Via Circo, Via Cappuccio – e mi è venuto spontaneo raccontare di una Milano che conosco bene. Secondo me è una zona molto bella, anche se poco conosciuta. Gli argomenti che mi sono venuti in mente sono stati l’eroina e il mondo dei latinos.
Nel 2010 sfogliando i giornali stava iniziando ad esserci un ritorno di questa droga, anche se ora sono cambiati i modi di assumerla, non più in vena, ma attraverso il fumo e lo sniffo. Di cocaina si parla spesso. Milano è, dopo Madrid e Londra, è la terza città.  L’eroina è una droga utilizzata molto dai più giovani – a Torino poco tempo fa sono morti sette ragazzi per overdose – e io mi sono ispirato proprio da questi fatti di cronaca.

3) Come ti sei documentato per la stesura del romanzo?
Mio cugino è stato rapinato dai latinos e, facendo qualche ricerca, ho trovato un mondo sommerso composto da queste gangs composte non da semplici bulli, ma è gente pericolosa e armata. Solo a Milano ci sono tredici pandillas per il controllo del territorio.
Il fenomeno si è diffuso a macchia d’olio, motivato dal fatto che i sudamericani arrivano spesso in Italia quando l’anno scolastico è già in corso e i genitori affidano i figli a queste “famiglie”.

4) Qual è la difficoltà nell’ambientare un giallo nella città rispetto alla provincia?
Non saprei, non ho mai provato a raccontare un giallo nella provincia. So che la difficoltà di ambientare a Milano risiede nel fatto che ci sono svariati scrittori la descrivono, quindi diventa difficile distinguersi. Io racconto i dettagli delle vie, i particolari che possono differenziare il romanzo dagli altri. Mi piace descrivere l’atmosfera della città e le varie sfaccettature che la città offre. Il maestro in questo genere rimane, a mio avviso, Scerbanenco.

4) Non a caso il mio blog si chiama Contorni di noir. Trovo che spesso questo termine sia abusato. A mio avviso si parla di noir anche quando non c’entra nulla. Cosa significa per te?
Per me significa raccontare il male che c’è in ognuno di noi. Ci sono varie sfumature, il noir è raccontare il punto di vista del cattivo secondo alcuni. Io penso invece che sia molto legato al lato oscuro che l’essere umano nasconde.

5) Mi ha incuriosito molto il fatto che tu abbia scelto di rendere protagonista un vice-commissario e non il commissario stesso. Ci racconti il perché?
Di fatto non è un vincente. Di fatto risolve il caso, ma a che prezzo? Dedica sei mesi della sua vita dietro al francese e poi è costretto a lasciarlo andare. E’ costretto a far fare un articolo per elogiare la Monteferri. Trova la sua donna, ma..
Mi trovo vicino a questo tema, mi piaceva l’idea di dare una chance a chi non ce l’ha.

6) Vuoi parlarci dei personaggi femminili presenti nel romanzo?
Premesso che è difficile immedesimarsi nei panni di una donna senza scrivere cose ridicole, ho cercato di creare dei personaggi femminili di carattere. Elmore Leonard descriveva donne molto “toste” e ho preso spunto da lui: Esposito, Monica l’infermiera – leggermente più delicata.
L’altra metà del cielo è fondamentale per Carrera, quindi ho ideato delle donne che fossero capaci di tenergli testa, avendo un carattere particolare, difficile.

7) C’è una frase: “Carrera è Milano, binomio indissolubile, a partire dall’anagrafe: Rodolfo Carrer”. Ce lo vuoi spiegare, soprattutto per i non milanesi?
C’è una statua in centro, del “sciur” Carrera, in Piazza Mercanti. I milanesi non sapevano chi fosse e ho voluto parlarne. Mai vista neanche voi?

8) Mi è piaciuta molto la figura di Raimondo, un uomo che ha scelto di vivere in strada per “espiare” le sue colpe. Ce ne vuoi parlare?
Carrera non ha parlato della sua famiglia, Raimondo mi serviva per dargli un punto di riferimento. Rudi è come una barca che va facilmente alla deriva e il barbone lo riporta sulla retta via. Ha visto di tutto nella sua vita, vede questo poliziotto. Un mio tentativo di dare un opposto al personaggio.

9) Di personaggi ce ne sono tanti e tutti ben caratterizzati. Uno veramente detestabile è l’Assessore. Ha così tante sfaccettature da renderlo davvero fosco.
Mi piace rendere l’idea che qualcuno sia onesto solo all’apparenza..

10) Cosa pensi dell’editoria a pagamento?
Mai piaciuta. Chi si affida a queste case editrici si fa riempire di molte promesse e false speranze, che non approdano a niente.

11) Quali consigli daresti a un esordiente?
Innanzitutto di far leggere il manoscritto a qualcuno esperto, come ad esempio ho fatto io. Ho chiesto al mio professore dello IULM, Paolo Giovannetti, di leggere ciò che avevo scritto e mi ha spronato a continuare, perché avevo tutte le carte in regola per pubblicare. Gli amici o i parenti non riescono ad essere obiettivi, quindi meglio coinvolgerli a libro pubblicato.
Altro punto fondamentale, è cercare di essere umili e accettare ogni critica o suggerimento, senza lamentarsi.

Grazie della chiacchierata e un grosso in bocca al lupo!