La Vespa Nell’Ambra – Emma Pomilio

2732

Editore Mondadori Collana Omnibus
Genere Giallo
Anno 2015
339 pagine – versione epub


pomilioRaramente leggo “gialli storici”, soprattutto gialli o misteri ambientati in epoche antiche. Sarà la passione per la storia (antica) della quale ho fatto oggetto il mio percorso universitario – e che, quindi, conosco con una certa profondità – che mi fa sempre dubitare nel mettermi a confronto con testi ambientati in Grecia, Egitto o, come in questo caso, a Roma. Quello che mi chiedo, ogni volta che vedo titoli con ambientazioni similari, quale lavoro di preparazione un autore abbia dovuto fare per poter pensare di incasellare un evento misterioso – un giallo qui – in una realtà che va conosciuta tramite un lavoro di studio e analisi costante, visto quanto le fonti siano – spesso – tra loro discordanti o spurie. Il romanzo storico è complicato per definizione, quindi, ma è un ottimo viatico di popolarità tanto che anche autori che inizialmente avevano scritto bei libri – Valerio Massimo Manfredi, ad esempio – vendono il loro sapere per roba di poco conto (“L’utlima Legione”, “Alexandros”…) o meglio annacquano il loro sapere per allinearlo al volgo, al carnet, al ritorno materiale di cassetta che il libro avrà di certo. Antichità, mistero, gladiatori, prostitute: se avete visto anche la versione americana di Spartacus (la serie n.d.r.) avete capito cosa intendo. Figo, figo, bello. Ma finto.

Ora, torniamo a Pomilio che, nipote dello scrittore Mario, dopo un esordio giallo decide di dedicarsi al romanzo storico. Non ho avuto modo di leggere quanto elaborato prima, ma se questo è l’ultimo lavoro penso che la traccia sia già stata posta antecedentemente. Facciamo così: prima vi dico cosa non mi è piaciuto – e in genere non mi piace – poi quello che invece salvo.
Domanda: cosa, o quale approfondito studio, vi fa pensare che esistesse un “metodo” investigativo o anche una volontà investigativa nella Roma cesariana? Lo deduciamo dal fatto che sia stato introdotto, filosoficamente parlando, un metodo deduttivo dagli insegnamenti aristotelici? E cosa ci fa pensare che le autorità romane avessero una chissà quale idea di un uso pratico di informazioni scientifiche? Sono queste alcune delle forzature che non amo nei romanzi storici. Nella fattispecie la presenza di una medica(1) con, addirittura, uno studio e delle allieve al seguito. La letteratura storica, le fonti per capirsi, tendono a mettere sullo stesso piano il sostantivo medica quale sinonimo di obstetrix (e quindi restringere il campo d’azione delle medicae alla sola ginecologia ed ostetricia, non senza distinguo), ma – almeno fino al II secolo d.C. (quindi in un periodo storico posteriore a quello rappresentato nel romanzo) il termine non appare in modo definitivo ad indicare una donna che operi il mestiere del medico. Perdonate la tirata. Vorrei far capire che se scrivo un romanzo storico e poi “compenso” inventando un retroterra culturale che non esiste, non sto scrivendo un romanzo storico, sto scrivendo un fantasy.
Tutto il concetto dell’investigazione era totalmente alieno alla cultura romana. Presupponeva un’idea di un uso pratico delle informazioni scientifiche che non era invece d’importanza primaria, ma lasciato solo al personale gusto d’imparare, al desiderio singolo di elevare la propria conoscenza. L’enorme sviluppo scientifico alessandrino e greco a Roma venne boicottato dal fatto che si trattava di “roba dei Greci” e come tale ristretto alle sole conoscenze personali. Fu solo Galeno – ma qui parliamo del 162 d.C. (era imperatore Marco Aurelio) – a dare forma a una scienza medica che rimase tale e radicata fino all’avvento di Vesalio nel Rinascimento. Con questi presupposti, l’idea di fare un romanzo storico coerente va a farsi benedire.

Parlando del resto, cosa posso dire? Il testo è molto ben scritto, la capacità di descrizione di Pomilio è notevole e qui la preparazione su Roma antica si nota molto bene. La collocazione di aree, zone, sensazioni uditive ed olfattive è ottimamente resa e il ritmo del racconto è ben costruito e porta con sé il lettore fino alla fine attraverso momenti intimi e intense scene d’azione e di pubblico.
Ottima la citazione di alcuni personaggi realmente esistiti: Volumnio Eutrapelo, confidente di Antonio, appare già nelle lettere di Cicierone quale amante di Citeride meglio nota come Licoride e che in seguito prese il nome di Volumnia dalla gens di Volumnio. Ella fu amante di Bruto, Marco Antonio e Gallo. Per queste e altre belle idee il lavoro di Pomilio è sostanzialmente un buon libro. Ma non chiamatelo giallo storico, romanzo storico o qualsivoglia. E’ un ottimo fantasy (del resto se penso al soprannome di Silio quale gladiatore, Tigris, ecco che mi viene in mente un altro fantasy, il Gladiatore…).

Note
(1) Manca uno studio specifico in merito alle presenze femminili nell’arte medica in epoca romana a cui, di solito, viene riservata solo qualche pagina, poco approfondita, nelle monografia di carattere generale, ad es. “La medicina romana. L’arte di Esculapio nell’Antica Roma”08 di G.Penso.

Michele Finelli
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La scrittrice:
Emma Pomillo è nata in Abruzzo, ad Avezzano. Si è laureata in lettere classiche all’università La Sapienza di Roma.
Ha cominciato con dei racconti gialli e fantastici, che le sono serviti per affinarsi e convincersi di aver imboccato la strada giusta. E’ passata al romanzo storico leggendo un saggio sulla famiglia romana. Si è messa in gioco e ha scritto un romanzo, Dominus, pubblicato da Mondadori.
Da allora il genere storico l’ha appassionata profondamente e in seguito ha scritto La notte di Roma. Con Il ribelle ha aperto la fortunata serie Il romanzo di Roma, curata da Valerio Massimo Manfredi, a cui ha partecipato anche con Il sangue dei fratelli.
Al link del suo sito per maggiori informazioni: Biografia