Paolo Calabrò – L’Intransigenza. I gialli del Dio perverso

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Editore Il Prato / Collana Gli Antidoti
Genere giallo
Anno 2015
206 pagine – Edizione Ebook


Intransigenza_COPA voi piacciono le sorprese? A me tantissimo e, ancor di più, quando arrivano inaspettate. Sono un po’ come quando, dopo una festa di compleanno, mentre state rassettando, scoprite che è rimasto un regalo ancora da scartare: ed è qualcosa che sotto, sotto, desideravate. Ecco, la sensazione è questa. Ben sapete quanto il sottoscritto sia molto esterofilo in fatto di letteratura noir, nordico, talmente nordico che quando leggo di solito mi crescono lunghi capelli biondi (ho già gli occhi chiari quindi parto avvantaggiato) e inizio a esprimermi in idiomi pressoché incomprensibili. Poi il fattore sorpresa mi rimette in contatto con l’altro lato del mondo, i suoi antipodi letterari: arriva la richiesta di leggere un testo inedito, pubblicato da pochissimo, di un autore casertano che per la prima volta si affaccia nel mondo della giallistica (con una intensa vita letteraria in campo umanistico) e che già dal titolo (e voi sapete quanto io sia fissato su questa cosa) riesce a mettermi curiosità. Poi inizio a leggerlo e scopro d’avere tra le mani una piccola, ma significativa chicca che mi appresto a condividere con voi.

La principale piacevolezza di questo racconto sta nel suo italiano, nell’uso garbato e ricco, nella terminologia non scontata (e qui il lato umanista si nota distintamente) e in un escamotage scrittorio che inframmezza a momenti di dialogo tra i personaggi le immediate, fulminanti, elucubrazioni del protagonista – uno dei – a volte totalmente avulse. Se ci pensate è una cosa che accade spesso, dentro la nostra testa, mentre ascoltiamo qualcuno parlare: ci capita di fare associazioni mentali o di esprimere giudizi che spesso nulla hanno a che vedere con quello di cui si parla, oppure fanno scaturire flussi di coscienza che poi prendono strade tortuose e infinite. Torniamo ai personaggi principali, che sono due come in tutti i gialli/noir che si rispettino. La necessità della coppia – seppur improbabile – di investigatori, che investigatori non sono e neppure parlano come “il protagonista di un poliziesco americano tradotto male” è servita su un piatto d’argento: Niccolò Baselice, Nico, vigile urbano e Maurizio Ariemma, agente tributario, entrambi impiegati presso il comune di Puntammare; comune che condivide la stessa (ir)realtà della Vicata di Montalbano (e che, probabilmente, potrebbe essere Baia Domizia). Io narrante è quello di Nico che ci trascina nel suo quotidiano di dipendente pubblico e che ci mette a parte di questo mondo parallelo e dei suoi protagonisti, nel bene e nel male. Nico ha un superiore, il suo dirigente, il dottor (?) Ferdinando Varriale, che una mattina di settembre lo convoca nel suo ufficio. Varriale ha una pessima opinione di Nico e non fa nulla per celarlo, nemmeno quando lo informa di un fatto accaduto durante la notte: qualcuno ha fatto irruzione nei locali parrocchiali della chiesa di San Leopoldo e ha messo tutto sottosopra. Trattandosi di una rettoria – ovvero di una proprietà comunale – la necessità di Varriale è fare in modo che il sindaco venga tenuto completamente fuori da questa storia. Nico cerca di svicolare il compito, ma è qui che la cattiveria di Varriale si manifesta: lui non dovrà fare nulla, dovrà soltanto informare Auriemma. Sarà Auriemma a occuparsi della cosa. Nico è solo un “fattorino”; e Nico, ovviamente, non sopporta Auriemma.

Questi sono i prodromi e, vi assicuro, il resto delle pagine è delizioso. I dialoghi che scaturiscono tra i due sono frizzanti e molto reali: le reazioni, i gesti, i movimenti, sono naturali. Sembra che Calabrò racconti fatti realmente accaduti, con persone reali. Anche i comprimari della scena vengono introdotti e caratterizzati con molta cura, ma senza eccessi. La cosa più appassionante, comunque, rimane il fatto che Calabrò riesca a inframmezzare a rituali discorsi anche riflessioni importanti attingendo dal suo portato filosofico. Ecco allora che a un certo punto compare la definizione del “Dio Perverso” (che fa da sottotitolo al racconto): si tratta dello stravolgimento radicale della figura di Dio che da Dio d’amore si muta, nell’esperienza cristiana dei secoli, in un Dio crudele che condanna il piacere dell’uomo e che pretende, lui essere dall’amore infinito, d’essere amato da un essere finito come l’uomo; un debito che non si estingue mai, che condanna l’uomo a sacrificare tutto sé stesso per questo, richiedendone un’obbedienza assoluta e acritica (ecco perché L’intransigenza del titolo, ed ecco perché questo titolo ha senso…) che può spingere quindi a compiere i delitti più esecrabili con la convinzione che è fin di bene. Direi che i presupposti per una bella serie di romanzi ci sono tutti. Attendo con piacere la prossima avventura.

Ah, c’è anche di mezzo il cubo di Rubik, ma preferisco che siate voi a scoprilo…

Michele Finelli
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Lo scrittore:
Paolo Calabrò è laureato in scienze dell’informazione e in filosofia. Gestisce il sito ufficiale in italiano del filosofo francese Maurice Bellet ed è membro dell’associazione di scrittori«NapoliNoir» fondata da Diana Lama.
E’ redattore della rivista«Filosofia e nuovi sentieri». Collabora con il mensile «Lo Straniero» e con il bimestrale«Testimonianze», con le riviste online «Pagina3» e «AgoraVox.it». Cura le rubriche:”Considerazioni inattuali” per il settimanale «Il Caffè» di Caserta e “Dal testo al contesto” per il mensile «l’Altrapagina» di Città di Castello (PG). Ha pubblicato Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne, ed. Diabasis, 2011; La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell’umano di Maurice Bellet, ed. Il Prato, 2014; L’intransigenza. I giallo del Dio perverso, ed. Il Prato, 2015;