Giorgia Lepore – I figli sono pezzi di cuore

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Editore E/O Collana e/ originals
Anno 2015
Genere Giallo
208 pagine – brossura
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copertina_1499Una premessa, per questo  intrigante giallo.

Il commento al romanzo sulla quarta di copertina è di Maurizio De Giovanni ( un grande!):così perfetto, così completo, così poetico, che potrei evitare di scrivere le mie impressioni. De Giovanni ha detto tutto, con le parole migliori.

Ma se valgono anche quelle di una comune mortale, proverò lo stesso a scrivere qualche considerazione su questo romanzo , che è stato una piacevole scoperta, e merita di essere conosciuto.

Due aspetti mi hanno colpita per la loro originalità: la trama,  ed il protagonista.

Ho amato a prima vista l’ispettore  Gerri  Esposito , che, tra i vari poliziotti, commissari, vicequestori incontrati negli anni,ha un vissuto veramente diverso da tutti.  Passato, che si ripercuote in modo significativo  sul presente , e quindi su ogni sua azione.

E poi Gerri è un uomo travagliatissimo, perciò è il mio tipo!

L’ispettore Gerri Esposito, tormentato poliziotto dall’infanzia difficile – ma quanto difficile non lo svelerò è una delle componenti più significative della storia –in servizio in Puglia, si trova  ad indagare sulla morte di una ragazzina della Bari-bene, trovata sugli scogli priva di biancheria intima ma senza violenza sessuale, soffocata con un sacchetto di plastica.

Il poliziotto, scontroso, solitario, pieno di turbe legate alle sue origini, indagando scopre che altri casi analoghi sono accaduti nel tempo in quella zona. Identica modalità, ma con persone diverse: una zingarella, una badante, una prostituta.

Nessuno crede che i casi  abbiano un nesso: è più facile e veloce trovare un colpevole nel primo malcapitato e chiudere la storia.

Gerri Esposito, che ha già i suoi fantasmi  su cui arrovellarsi, lascerebbe quasi decadere il caso, se non gli accadesse un fatto che lo sconvolge al punto da farlo ritornare sui suoi passi.   Una ragazzina lo attende una sera e gli rivela di sapere chi è l’assassino e di essere certamente la prossima vittima.

Sarà una mitomane, ma e se dicesse la verità?

La seconda parte della storia è incalzante ed angosciosa, con l’avvicendarsi di fatti, scoperte, tormenti privati del poliziotto, che seguono un’escalation, in corrispondenza degli eventi.

Finale per me inaspettato, a super-sorpresa.

Che cosa aggiungere al mio commento iniziale? Storia coinvolgente, con un’introspezione profonda. L’autrice scava  con maestria negli animi, nei sentimenti, nelle dolorose vicende dei vari personaggi.

La figura di Gerri Esposito è bellissima –e scusate la banalità dell’aggettivo, ma non so come renderla in modo migliore.  Indimenticabile, pure: difficile scordare la sua storia, le sue angosce.

“ Gerri sapeva  che c’erano delle porte chiuse nella sua memoria che era meglio rimanessero chiuse.  Ogni tanto si avvicinava e tastava con circospezione i lucchetti, le serrature.

A volte, preso da inspiegabile coraggio, ne aveva fatto saltare qualcuno e aveva aperto la porta.  Il buio però lo aveva fermato sulla soglia, aveva testato con il piede e si era accorto che oltre c’era il vuoto, entrare avrebbe comportato precipitare.

Come succedeva regolarmente ogni notte”.

Perché il titolo?  Ci sono, nella storia, figure di madri, che incarnano le varie tipologie: quelle che abbandonano i figli (e qui la ferita è dolente); che accusano, che proteggono, che non amano, che amano troppo.

Ogni figura materna a suo modo colpisce, e si ricorda nel tempo.

Un romanzo che ho letto d’un fiato, in un giorno ed una notte, e di cui ho visto con rammarico l’ultima pagina. Ma non credo, non voglio sia una “fine” reale: la conclusione sospesa, e soprattutto il personaggio di Gerri Esposito mi fanno ben sperare in un prossimo seguito!

Ricevuto il messaggio, Giorgia Lepore?

Rosy Volta
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La scrittrice:
Giorgia Lepore vive in Puglia, a Martina Franca. È archeologa e insegnante di storia dell’arte nelle scuole superiori. Ha esordito con il romanzo “L’abitudine al sangue” ( Fazi). Questo è il suo secondo romanzo.