Livia Sambrotta – Amazing Grace

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Editore Tragopano
Anno 2015
Genere Noir
175 pagine – brossura
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copertina6-amazing-grace-250x3501Amazing Grace è il romanzo d’esordio dell’autrice romana Livia Sambrotta.

Una venticinquenne, Shae, aspetta che la compagna d’appartamento Grace torni dal lavoro – ma Grace non torna. Dopo un’attesa snervante, Shae decide di affidarsi all’investigatore privato Erri Coletti per ritrovare l’amica, con la quale è cresciuta e che è diventata per lei più di una sorella. I due iniziano a indagare nella vita di Grace partendo dall’interrogare Carine, una collega. E scopriranno segreti che Shae nemmeno poteva immaginare.

Inizialmente, Amazing Grace potrebbe sembrare un semplice giallo/thriller. Una ragazza è scomparsa senza lasciare traccia, un investigatore privato indaga aiutato (o, a volte, ostacolato) da una dilettante volonterosa con un interesse personale nel caso – nella fattispecie, Shae sembra non poter vivere senza Grace. Ma, pagina dopo pagina, Livia Sambrotta ci fa capire che c’è molto di più. La piccola, indifesa Shae, che inizialmente può sembrare un mero artificio narrativo la cui sola funzione è di lasciarsi prendere dal panico e fare domande a Erri fornendogli così un’occasione per spiegare al lettore cos’ha in mente, dimostra invece di avere una parte fondamentale da recitare in questa storia.

In breve, Amazing Grace non è la semplice storia di un’investigazione riguardo a una persona scomparsa. Si tratta di uno di quei romanzi che si godono ancora di più a una seconda lettura. Facendo le dovute proporzioni, da questo punto di vista lo si può vagamente paragonare a I soliti sospetti, il capolavoro cinematografico di Bryan Singer con Kevin Spacey e Gabriel Byrne.

Ci sono però un paio di aspetti che mi hanno lasciato leggermente perplesso. Niente che mi abbia nemmeno lontanamente rovinato il piacere della lettura, ma sono comunque particolari che preferisco segnalare. Anzitutto, il fatto che la città nella quale si svolgono i fatti non venga mai nominata. Si tratta evidentemente di una chiara scelta narrativa, certamente fatta dall’autrice in maniera consapevole e per motivi precisi (il fatto, immagino, che così la storia può apparire più universale), ma è una che personalmente non condivido, in quanto mi sembra che finisca per creare un ambiente allo stesso tempo asettico e molto più confuso di quanto la città di Livia Sambrotta comunque risulti essere.

L’altro è Carine. Non il personaggio in sé, in realtà estremamente riuscito, ma il suo modo di inserire frasi e parole francesi in ogni discorso, come a confermare la sua nazionalità, nonostante in molte occasioni parli un italiano perfettamente corretto. Certo, rendere un accento francese sulla pagina sarebbe molto complesso e rischierebbe di risultare ridicolo (pensate all’Ispettore Clouseau e al suo “Vorrei una stonza”), ma a mio parere sarebbe stato sufficiente limitarsi a un numero minore di espressioni francesi, qualche semplice “Oui, alors”.

Dettagli, comunque.

Un’ultima osservazione, però: come già detto, lo splendido e sorprendente finale cambia completamente la chiave di lettura della storia; si corre però il rischio durante la prima lettura (e, consentitemi di ripeterlo, ne consiglio una seconda) di rimanere perplessi di fronte a certe situazioni che naturalmente non vado ad anticipare, avvenimenti che diventano chiari solo dopo che le ultime pagine cambiano la prospettiva della storia. Tali passaggi, a prima vista, possono spiazzare il lettore meno attento – ma il dénouement finisce per rivoluzionarne l’interpretazione.

Insomma, un libro che consiglio caldamente.

Marco Piva-Dittrich
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La scrittrice:
Livia Sambrotta è nata a Roma nel 1979. Dopo aver conseguito una laurea in Lingue e Letterature straniere, si è dedicata alla traduzione di siti internet, documentari universitari e serie animate televisive. Ha attraversato l’Europa per lavorare come interprete.
Ha lavorato come redattrice per i magazine di promozione cinematografica 35mm e Primissima e ha tenuto diversi corsi di Scrittura Creativa.