Massimo Carlotto – Per tutto l’oro del mondo

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Editore E/O Collana Dal Mondo
Anno 2015
Genere Noir
192 pagine – brossura
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copertina_1524Cari lettori,
il precedente “La banda degli amanti” ci aveva lasciato in eredità un finale apertissimo.
Giorgio Pellegrini. momentaneamente graziato dai nostri amati tre cuori fuorilegge, non si merita altro di essere ritrovato e essere degnamente punito. La “grazia” significa solo che l’appuntamento è rinviato. Marco Buratti, Beniamino Rossini e Max La Memoria non dimenticano, aspettano il momento per chiudere i conti.
Mi aspettavo appunto questo momento nel nuovo capitolo della serie dell’Alligatore “Per tutto l’oro del mondo” . E invece l’autore mi spiazza e regala un’altra storia prima che Giorgio Pellegrini paghi il suo conto.
Una storia reale e crudele che affonda le sue radici nel contesto sociale del Nordest.
Una rapina in una villetta che finisce nel peggiore dei modi. A lasciarci la pelle Gastone Oddo, il proprietario della villetta, e Luigina, la governante (che lascia suo figlio Sergio di dodici anni).
Dopo due anni dalla rapina Marco Buratti viene contattato per scoprire i colpevoli di quella tragedia, ma l’Alligatore inizialmente non accetta. Lo farà successivamente quando il suo cuore fuorilegge capirà che il vero obiettivo è scoprire i colpevoli per un’unica e sola ragione, chiedere ed ottenere giustizia anche se pur tardiva per Luigina e risarcire, garantendogli un buon futuro, suo figlio Sergio rimasto orfano.
“Forse non sopporto l’idea che la verità rimanga sepolta” ribattei alzando la voce,”oppure che c’è una vittima di troppo che ha un figlio di troppo e che rischiano di rimanere fregati per l’eternità”.
“Ho capito” sbottò rimettendosi a camminare. “Non ci possiamo voltare all’altra parte”. “Abbiamo le nostre regole” puntualizzai.
Quello che verrà fuori dalle indagini non ufficiali non sarà certo un quadro edificante.
Come sempre in nome del Dio denaro, in questo caso rappresentato dall’oro, non ci si ferma davanti a nulla. Non c’è morte o vendetta che tenga, anzi proprio in nome della morte e della vendetta che il quadro non edificante scovato trova il suo habitat naturale.
I protagonisti raccontati in questa vicenda sono quanto di più insospettabile non ci possa essere.
Mostrare una facciata e nella realtà mettere le proprie mani e le proprie menti in attività criminali che affondano le loro radici in un territorio così vicino a noi, radici così fortificate e stabili da rendere un miraggio il loro sradicamento definitivo. Avverrà mai?
Molti dei protagonisti pagheranno amaramente per le loro attività, c’è chi da vittima diventerà carnefice per ritornare ad essere vittima in un gioco e scambio di ruoli devastante.
A concludere la vicenda sarà un tradimento. “Era la soluzione perfetta a portata di mano” .
Mi piace moltissimo la definizione che si autoattribuiscono Buratti, Beniamino e Max. loro si definiscono “cuori fuorilegge”.
Mi piace perché prima di tutto usano la parola cuore, che è la parte del corpo che attribuiamo da sempre all’emotività, alle passioni, agli affetti. E’ vero che nella vita dobbiamo spesso usare logica e concretezza, ma il cuore dovrebbe e deve avere una parte importante, determinante. Ed è quella alla quale spesso ricorrono i nostri tre. Nella vicenda raccontata accettano la sfida non per un introito economico ma per rendere finalmente una giustizia alle vittime, a delle persone che si sono ritrovate nel posto sbagliato e nel momento sbagliato.
E poi fuorilegge, non solo dalla legge della giustizia, ma anche e soprattutto dalla legge della nuova criminalità globalizzata.
“Le leggi non scritte che dominano l’illegalità erano complesse e di non facile interpretazione. Appartenevano a un mondo in via di estinzione di cui noi facevamo parte. La criminalità globalizzata che rappresentava la modernità le aveva eliminate tutte, l’unico elemento regolatore tra le organizzazioni erano i rapporti di forza. Noi eravamo rimasti tra i poche uomini liberi a osservare scrupolosamente le regole. Era l’unico modo per tutelare i deboli e le vittime. E le coscienze”.
In questo nuovo capitolo ci ritroverete per Marco Buratti il calvados e l’amata musica blues con un interessante ed ulteriore elenco di ottime canzoni. Ed anche un nuovo amore. “Desideravo dare e ricevere tenerezza, affetto. Baci e carezze”. Un amore tormentato. E non potrebbe essere diversamente per l’animo tribolato dell’Alligatore. E in fondo a noi lettrici piace tanto così.
Ogni volta Carlotto riesce a raccontare attraverso le sue parole e i suoi libri una realtà che spesso dimentichiamo, per abitudine e/o perché stracarichi di tantissime informazioni che ci arrivano da ogni dove. Dimenticare significa accantonare, mettere da parte mentre la criminalità continua la sua opera criminosa evolvendosi e creando sempre più una spirale nella quale la realtà onesta e operosa soffoca. Non so certamente come tutto questo possa scomparire, quello che so è che continuerò a leggere le storie di Carlotto e di chiunque come lui racconti certe realtà con uno stile senza fronzoli, diretto e con storie che anche se ricorrono a personaggi di invenzione non hanno nulla di inventato, ma sono lì ben presenti.
Nel finale de “Per tutto l’oro del mondo” troverete un corposo accenno di quello che accadrà nel prossimo capitolo della serie che non vedo l’ora di leggere.
Io per ora non posso fare altro che consigliarvi questa lettura aspettando il proseguo.

Cecilia Dilorenzo
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Lo scrittore:
Massimo Carlotto è nato a Padova nel 1956. Scoperto dalla scrittrice e critica Grazia Cherchi, ha esordito nel 1995 con il romanzo Il fuggiasco, pubblicato dalle Edizioni E/O e vincitore del Premio del Giovedì 1996. Per la stessa casa editrice ha scritto: Arrivederci amore, ciao (secondo posto al Gran Premio della Letteratura Poliziesca in Francia 2003, finalista all’Edgar Allan Poe Award nella versione inglese pubblicata da Europa Editions nel 2006), La verità dell’Alligatore, Il mistero di Mangiabarche, Le irregolari, Nessuna cortesia all’uscita (Premio Dessì 1999 e menzione speciale della giuria Premio Scerbanenco 1999), Il corriere colombiano, Il maestro di nodi (Premio Scerbanenco 2003), Niente, più niente al mondo (Premio Girulà 2008), L’oscura immensità della morte, Nordest con Marco Videtta (Premio Selezione Bancarella 2006), La terra della mia anima (Premio Grinzane Noir 2007), Cristiani di Allah (2008), Perdas de Fogucon i Mama Sabot (Premio Noir Ecologista Jean-Claude Izzo 2009), L’amore del bandito (2010), Alla fine di un giorno noioso (2011), Il mondo non mi deve nulla (2014), la fiaba La via del pepe (2014) e il romanzoLa banda degli amanti (2015).
Sempre per le Edizioni E/O cura la collezione Sabot/age.
Per Einaudi Stile Libero ha pubblicato Mi fido di te, scritto assieme a Francesco Abate, Respiro corto,Cocaina (con Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo) e, con Marco Videtta, i quattro romanzi del cicloLe Vendicatrici (Ksenia, Eva, Sara e Luz).
I suoi libri sono tradotti in molte lingue e ha vinto numerosi premi sia in Italia che all’estero. Massimo Carlotto è anche autore teatrale, sceneggiatore e collabora con quotidiani, riviste e musicisti.