Andrej Rubanov – Clorofilia

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6ecaebc4-88fb-4c0d-961a-c4661ca8f0cfAndreij Rubanov, giornalista e scrittore moscovita di culto, ha raggiunto grande successo di critica e di pubblico fin dall’apparizione in Russia del suo romanzo autobiografico Do Time, Get Time sulla propria esperienza in carcere. I suoi successivi romanzi spaziano nei generi dal thriller alla fantascienza. Usciti con i maggiori editori e tradotti in numerose lingue, sono stati dal primo all’ultimo finalisti del National Bestseller Prize. Meridiano Zero ha già pubblicato Lo psicoagente (2014).

Per la traduzione dal russo di Giulietta Greppi e pubblicato da Meridiano Zero Edizioni, con una copertina da brivido, questa la sinossi del romanzo che leggeremo per voi:

La “scuola” fantascientifica russa può vantare titoli immortali come Picnic sul ciglio della strada (Stalker) o Solaris, ma Clorofilia è un’opera oltre il genere. Rubanov, autore di culto dopo il romanzo-memoir Do Time, Get Time, trae la sua idea di società distopica dai timori russi sia dell’epoca sovietica che post sovietica.
Mosca nel XXII secolo è diventata un'”ipercittà”, funestata da una calamità particolarissima: degli steli d’erba formato gigante (300 mt di altezza e diametro conseguente) sono cresciuti in tutta la metropoli. Questa crescita spontanea ha causato la necessità di sviluppare la città in altezza, con grattacieli-acchiappa-sole forniti di tutte le strutture necessarie alla vita urbana. L’erba, se mangiata, ha effetti psicotropi forti e annulla la volontà dell’ “erbivoro” a favore di uno stato di intensa felicità. Ma l’erba non è l’unica invenzione di Rubanov: nel mondo di Clorofilia lo scongelamento delle calotte artiche ha trasformato la Siberia in un giardino fiorito (!) e i cinesi, che hanno visto una consistente fetta del proprio territorio sommersa dalle acque, l’hanno occupata pagando un cospicuo affitto alla popolazione russa. Da allora ogni russo vive in panciolle e “non deve niente a nessuno”: pochissimi lavorano e la violenza è in declino grazie a un programma televisivo stile Grande fratello (I vicini) che ha trasformato le case dei moscoviti in tante piccole celle di un panottico.
Savelij Hertz, tra gli ultimi lavoratori, è il direttore della testata di costume e gossip Il più e si barcamena tra una rispettabile vita di giornalista a caccia di scoop e alcune losche frequentazioni nei bassifondi dell’ipercittà, dove l’erba è l’unica ragione di vita. Il tentativo di traslocare ai piani più alti è una costante: la quantità di sole è lo status di questa particolare società. Gli erbivori vivono schiacciati negli oscuri primi piani dei palazzi: pallidi ma felici perché la sostanza proveniente dagli steli laggiù circola in abbondanza. Anche se l’erba non è disdegnata da nessuno, nemmeno i più altolocati.
Una serie di eventi imprevisti stravolge anche questa società aberrante e il rischio di trasformarsi in veri e propri vegetali già dalla nascita diverrà un’inquietantissima realtà. Il lento declino della civiltà pone di fronte a un interrogativo morale: è meglio essere umani o essere felici?
Un finale alla Fahernheit 451 suggella questa arguta distopia che innesca riflessioni sulla nostra società attuale e su quella russa in particolare.

“Rubanov nel 2011 è ciò che Aksënov è stato nel 1961, Erofeev nel 1971, Limonov nel 1981 e Pelevin nel 1991: brillante, sagace, dotato di un orecchio fine e di una buona dose di impudenza: un narcisista autoironico. Ciò fa di lui non solo un grande scrittore, ma un vero tesoro nazionale.”
Lev Danilkin, Afiša