Paolo Restuccia – Io sono Kurt

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Editore Fazi – Collana Darkside
Anno 2016
Genere noir
270 pagine – brossura
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sono-kurt-light-674x1024Durante il viaggio verso la Svizzera per consegnare una valigetta piena di soldi in banca, a Andrea Brighi sembra di scorgere alla guida di un’auto l’uomo che più di tutti lo ha forgiato, nel fisico e nell’anima: Stefano Zanchi, ex amico e datore di lavoro. Non si vedevano da più di vent’anni. Andrea decide così di cambiare direzione e seguirlo fino alla pensione Ghega di Trieste, dove presenteranno il conto tutti i fantasmi del suo passato.

Vent’anni fa portavo i capellli lunghi come Kurt Cobain, con un accenno di pizzetto. “Per fare il dee jay ci vuole un nome d’arte”, diceva Stefano Zanchi, alias Diavolo Biondo.
Kurt, è così che decide di chiamarsi Andrea Brighi – ventenne aspirante speaker di Radio Punto Nord a Trieste – traendo spunto dal cantante dei Nirvana, ed è così che comincia un’amicizia fatta di musica e donne, di “semini aztechi” e di mancanza di regole.
Kurt mangiava Golia e andava in radio vestito con i bermuda e un berretto dei Chicago White Sox del ’72. Si somigliavano molto, lui e Diavolo biondo. Due simpatici ragazzoni.
Armatevi di cuffie e, mentre leggete questo noir di Paolo Restuccia, cercate le canzoni che vengono nominate nel testo. Sono tante, davvero, ma è come vivere il romanzo dall’interno, ricordando i tempi in cui quelle musiche dominavano le radio e le automobili.

La prima è Rain di Ryuichi Sakamoto, per finire con Redemption Song, di Joe Strummer. Una quasi l’opposto dell’altra, un inizio tranquillo per proseguire con l’apoteosi della dannazione e dell’amore in tutte le sue forme, fino alla redenzione.
Ho spesso avuto la sensazione che Andrea Brighi e Kurt fossero due personaggi a sé, il primo “lo sfigato” che non riesce ad avere successo con le donne, col lavoro. L’altro trasgressivo al massimo, che prende le donne con forza e se ne vanta, che devia il suo percorso per esplorare nuove emozioni. Che fa uso di sostanze stupefacenti per sopravvivere alla giovinezza.
Un bipolarismo che si divide nel corso di vent’anni, nel ricordo di chi era prima Kurt e di cosa è diventato.
Un uomo ossessionato dall’amore per Anna, una donna divisa tra lui e Diavolo Biondo, in bilico perenne tra la banalità e la ricerca di emozioni forti.
Molti personaggi ruotano intorno agli interpreti principali, ognuno con caratteristiche ben definite e non scevri di un certo fascino, soprattutto le donne, dipinte come tormentate e alla ricerca di qualcosa – o qualcuno – di irraggiungibile.

Paolo Restuccia inserisce molti elementi disturbanti, come il sesso esplicito e volutamente forzato, che mi distraggono dalla lettura, anche se il sottofondo di noir tiene e anche molto bene.
Un romanzo, come si suol dire, dalle tinte forti, un percorso alla ricerca di se stessi, arrivati al “traguardo” dei quarant’anni in cui è il momento per dedicarsi a fare una sorta di bilancio.
Perché, se è vero che a vent’anni si vive senza pensare al domani, quello stesso domani ti presenta il conto con gli interessi, volente o nolente, che tu sia Kurt o Andrea Brighi. E quello che vi sembra apparire come uno spettro, in realtà siete voi stessi.
Romanzo da leggere e da ascoltare.

Cecilia Lavopa
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Paolo Restuccia È il regista del noto programma satirico di Radio2 Il ruggito del coniglio, in cui è amichevolmente definito “The genius”. Lavora alla Rai dal 1987: dal 1991 al 1993, ha condotto 3131 e, come regista, autore e conduttore, ha preso parte a diversi programmi radiofonici, tra i quali Dentro la sera, A che punto è la notte, Luna permettendo, Buono Domenico, Permesso di soggiorno, Coniglio Relax. Insieme a Enrico Valenzi, è il fondatore della Scuola di scrittura Omero di Roma, la prima aperta in Italia, attiva dal 1988. Ha pubblicato il manuale La palestra dello scrittore, le parole e la forma (Omero, 2010) e il romanzo La strategia del tango (Gaffi, 2014).