Ian Manook – Yeruldelgger. Morte nella steppa

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Editore Fazi Collana Darkside
Anno 2016
Genere Thriller/Noir
528 pagine – brossura e ebook
Traduzione dal francese di Maurizio Ferrara
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yeruldelgger-light-674x1024Yeruldelgger Khaltar Guichyguinnkhen è un commissario di polizia di Ulan Bator, capitale della Mongolia. Come tanti suoi colleghi letterari, è un uomo a pezzi: cinque anni prima delle vicende descritte in questo libro, ha perso la figlioletta Kushi in circostanze tragiche. A causa di quello la sua famiglia si è sfaldata, con la moglie Uyunga che è impazzita e la figlia maggiore, Saraa, che fa di tutto per farsi odiare dal padre. Yeruldelgger è un uomo moderno, che sa fare uso di ogni tipo di tecnologia necessaria nella sua professione (e guarda CSI in televisione), ma allo stesso tempo è una persona all’antica. È legatissimo alle vecchie tradizioni mongole, che rispetta con una pignoleria a volte stremante per chi lo accompagna, e conosce ogni dettaglio della storia della sua patria.

Lo affiancano la sua amica e confidente Solongo, medico legale che vive in una yurta in periferia alla maniera dei suoi antenati; la bella Oyun, ispettrice di polizia e sottoposta di Yeruldelgger, che rispetta e cui si ispira; Sukhbataar (soprannominato Mickey), il suo superiore, un antipatico arrivista attento solo alla sua carriera; Chuluum, un ispettore “in carriera” legato a Mickey e per questo in aperto contrasto con Yeruldelgger; Gantulga, un ragazzino dei quartieri poveri affascinato da Oyun; Erdenbat, il suocero di Yeruldelgger, che ha passato le pene dell’inferno durante gli anni del regime filosovietico ed è ora uno degli uomini più ricchi e influenti della Mongolia.

All’inizio del romanzo, Yeruldelgger si trova nelle steppe del Khentii dove due anziani nomadi hanno trovato il pedale di un triciclo da bambini… e, scavando intorno a esso, una manina. Si tratta del cadavere di una bambina, che presto si scopre essere stata sepolta viva. Nel frattempo, Oyun è stata chiamata sulla scena dell’omicidio di tre cinesi, i cui corpi sono stati evirati. I due casi sono completamente indipendenti l’uno dall’altro, ma entrambi dovranno essere investigati dalla squadra di Yeruldelgger – che nel frattempo vive anche un dramma personale quando la figlia Saraa, probabilmente solo per fargli dispetto, si presenta come testimone per scagionare il presunto assassino dei cinesi, un neonazista che vuole essere chiamato Adolf.

Questo romanzo ci accompagna in una terra remota, affascinante, sconosciuta ai più, che impariamo a conoscere, nei suoi contrasti e nelle sue contraddizioni, tramite un personaggio creato appositamente per consentire al lettore di incontrare e affrontare ogni sfaccettatura della Mongolia del ventunesimo secolo. È una storia affascinante, appassionante, avvincente, piena di tensione e colpi di scena, fino all’ultima delle oltre 500 pagine che volano via.

Purtroppo, stavolta non posso esimermi dall’osservare che la traduzione del solitamente impeccabile Maurizio Ferrara ha qualche difetto, in particolare per quanto riguarda l’uso dei congiuntivi. La cosa non rovina la lettura del romanzo ma si nota e può distrarre.

Questo spettacolare e crudissimo viaggio in Mongolia, cui Ian Manook ha già dato un seguito che ci auguriamo di vedere presto in Italia, è dunque una lettura avvincente, estremamente scorrevole ed emozionante, che si differenzia da qualunque altro romanzo del genere anzitutto per l’ambientazione, ma anche per la profondità del personaggio principale, con tutte le sue idiosincrasie e i suoi rituali personali. Davvero da leggere.

Marco A. Piva
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Lo scrittore:
Ian Manook è giornalista, editore e romanziere, vive a Parigi. Ha esordito con Yeruldelgger, pubblicato nel 2013 da Albin Michel e primo di una trilogia con lo stesso protagonista. Pluripremiato e adorato dai lettori, in Francia Yeruldelgger è già un vero e proprio fenomeno.