Intervista a Wulf Dorn

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(c) Cecilia Lavopa
(c) Cecilia Lavopa

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La casa editrice Corbaccio ha invitato alcuni bloggers all’intervista di Wulf Dorn, scrittore molto apprezzato in Italia, il quale dopo il successo del suo romanzo “La psichiatra“, è riuscito a consolidare la sua posizione anche con i successivi psyco-thriller.
Ora in Italia per la promozione della sua ultima opera, “Incubo“, lo abbiamo incontrato per voi e queste le domande che sono emerse dal gruppo:

1. Ho trovato delle novità in questo libro. Il personaggio principale è un ragazzo e non un adulto, in più il nemico è la paura. Perché questa scelta?
Avevo già trattato una volta un personaggio giovane, ne “Il mio cuore cattivo”, qui si trattava di elaborare una perdita dal punto di vista di un ragazzo, perché il passaggio tra l’infanzia e l’essere adulto è un momento in cui ci troviamo di fronte alle nostre prime vere paure. Proprio il tema della perdita assume una grande importanza, nel bambino non c’è l’idea di perdere qualcuno attraverso la morte, sei proiettato verso la vita, ma se fai si che il tuo personaggio perda qualcuno, il personaggio assume maggiore intensità.

2. Che cos’è un incubo per te e quanto può essere spaventoso?
Per me un incubo va nella stessa direzione di Simon, nella perdita di una persona cara. Ho avuto spesso nottate cattive, ma non collegate ad un immagine, quanto a un sentimento emozionale anziché figurativo.
Essendo difficile descrivere le paure di Simon, l’incubo ricorrente del personaggio mi è servito come strumento stilistico nel romanzo.

3. Patrick Mc Grath, psichiatra e scrittore, ha scritto molti libri attingendo anche alla sua professione. Tu hai lavorato come logopedista, quanto ti ha aiutato nella tua scrittura?
Queste due caratteristiche vanno di pari passo, l’esperienza legata alla mia professione durata 20 anni si lega bene con il bisogno di creare nuove storie.
Ho cominciato scrivendo racconti horror popolati di fantasmi fino a quando non ho capito che dietro questi fantasmi si celavano quelli che vivono nel nostro subconscio. Lì ho capito di poter passare al psyco-thriller e ora, quando creo un personaggio, la prima cosa a cui penso è al suo punto di vista psicologico, poi a tutto il resto.
Mi sembrava che un personaggio come Simon fosse ideale da inserire nella mia storia, perché qui va a incastonarsi in modo perfetto all’interno di un cambiamento drammatico.

4. Mi è piaciuto molto il rapporto tra fratelli: Michael e Simon si promettono di non lasciarsi mai, neanche da adulti. Ma la vita stessa porta ad allontanarsi. E tutte le volte la vita sarebbe cambiata per loro, insieme alle cose e alle persone importanti. Quanto è cambiata la vita per te da quando hai cominciato a scrivere? Chi hai visto allontanarsi e chi invece restare?
Questo legame mi è piaciuto subito, questa idea della vita che ti impone continui cambiamenti. All’inizio quando, ho cominciato a scrivere, vivevo in una mansarda con mia moglie. Avevo un’agente, ma non avevo scadenze per la consegna del libro “La psichiatra”, dovevo trovare ancora un editore. Tre anni dopo, mi sono ritrovato a Bogotà, ad una Fiera del libro, a parlare con un centinaio di studenti di psichiatria del libro che è diventato un best seller in Sudamerica e anche in Italia. Incredibile!
Dovevo imparare a convivere con quella realtà che stava prendendo forma.Tra l’altro, sono tendenzialmente timido e ho qualche difficoltà a trovarmi davanti a tanta gente che mi fa domande.
Il confine tra felicità e paura del successo è molto sottile e non sei mai preparato. Oggi sono felice, ma credo di non essermi mai montato la testa, che dite?

5. Quanto pensi che ricordi e fantasia si mischino all’interno di una perdita?
Ritengo che sia difficile da spiegare.. Ci sono certi ricordi dolorosi legati ad una perdita e il subconscio si mette a lavorare affinché emergano i ricordi piacevoli. Ma è un processo strettamente individuale. Credo sia difficile generalizzare.

6. C’è una scena che ti ha coinvolto maggiormente mentre la scrivevi?
Una scena molto intensa si svolge nel vecchio Hotel in rovina dove entrano Simon e Caro. E’ un passaggio che ho amato molto, è affascinante quando due personaggi giovani vanno incontro al passato attraverso le rovine di qualcosa che esisteva prima. C’è uno scambio di presente e passato che mi ha dato la sensazione di esserci dentro anch’io.

7. E’ più difficile superare la morte da giovane o più avanti negli anni, secondo te?
Impegnativa questa domanda.. Direi che in ogni caso della nostra vita affrontare questi dolori è sempre difficile. Quando sei giovane e inesperto ti coglie impreparato e la grande difficoltà sta proprio nel non avere gli strumenti per reagire. Personalmente, mi è capitato oltre i quarant’anni ed è stato comunque molto arduo superarlo, in quanto avevo costruito una relazione duratura e ho perso una persona a cui volevo bene. L’unica cosa che puoi fare è accettare e andare avanti, non hai altra scelta. Oltre a dover affrontare il lutto, è difficile trovare gli strumenti per elaborarlo.

8. Nel tuo romanzo c’è un passaggio che dice: “Niente dura per sempre. La sicurezza è un’illusione. Simon Strode fece questa amara esperienza un sabato di marzo. Bastò un secondo e la sua vita non fu più quella di prima.” Cosa significa per te sicurezza e quanto è importante essere al sicuro per te?
La sicurezza è per tutti molto importante, è ciò che ci dà stabilità. Nella vita dobbiamo imparare a cercarla all’interno di noi. Quando tutto va male, essere sicuri ci permette di sviluppare la giusta energia e fiducia. E allora riusciamo con maggiore facilità a gestire queste situazioni.
La mia sicurezza sta nella fiducia dei nostri mezzi che ci permette di reagire e guardare al futuro.

9. Il libro parte con un riferimento a Cappuccetto Rosso. Da bambino quale favola non sopportavi?
Direi che non c’è nessuna favola che mi dispiace, tuttavia ci sono certe scene fissate nella mia memoria di alcune. La ragazza delle oche (trad. Die Gänsemagd), la ragazza parla in continuazione con la testa mozzata di un cavallo, raccapricciante.
Poi ci sono personaggi delle favole tipo il lupo cattivo, simbolo molto preciso, freudiano, che personifica la negatività e la cattiveria. Si addice benissimo alla copertina del mio libro!
Forse questa stessa favola esiste anche in Italia, ma rivedendo certe favole con gli occhi dell’adulto, credo si potrebbe trarre un autentico film horror fedele alla lettera.

10. Ha pensato a qualcuno in particolare quando ha creato il personaggio di Caro?
Caro era proprio il personaggio che volevo creare, che fosse l’opposto di Simon. Caro parte all’offensiva, lo aiuta a diventare grande. Comunque entrambi hanno il difetto di sentirsi costantemente persi, al confine tra l’infanzia e l’età adulta, non accettati né da una parte né dall’altra.
Sono stato influenzato dalle scritture delle mie lettrici, è un personaggio al quale mi sento particolarmente legato.

11. Qual è il luogo dove hai più paura e cosa ti fa più paura?
A volte mi capita di essere in qualche tour promozionale dove poi devo tornare in hotel, in taxi o a piedi. Prima dell’avvento di Google Map, tornavo a piedi in una grande città a notte fonda, ero da solo in strada e sentivo strani rumori. Avevo paura che qualcuno saltasse fuori da un angolo e mi desse una botta in testa. Sono sempre contento quando sono in mezzo alla gente!
Invece, per quanto riguarda il cosa, credo sia il fanatismo sotto qualsiasi forma, politica o religiosa. Queste persone sono pericolose e non accettano l’opinione altrui, pronte a qualsiasi gesto. La tolleranza è fondamentale nella nostra società.

12. Quanto è stato difficile a livello emotivo ed emozionale la conclusione del romanzo e il “dopo” come dobbiamo interpretarlo? Come chiusura di un cerchio o una discesa attraverso un baratro?
In qualità di autore hai sempre un vantaggio, quando cominci un romanzo, sai già come andrà a finire. Per me è così. E’ un finale emozionale ed emotivo, mi pongo però in maniera neutrale, lascio al lettore di interpretare il senso positivo o o negativo il finale, che ho volutamente lasciato aperto. Tu, lettore, cosa pensi succederà dopo e cosa succederà al personaggio?

Posso confermare che Wulf è uno scrittore molto disponibile e attento ai suoi lettori, sempre umile nonostante il successo, qualità non da poco in questo mare di saccenti, italiani e non.
Prossimamente anche la recensione.