Due inviate speciali: Patrizia Debicke e Michela Martignoni

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da sx Michela Martignoni, Luca Crovi e Patrizia Debicke

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Dal 23 al 25 settembre si è svolta la quarta edizione di Notti Nere, nata dalla volontà di Pietro Spotti e di Luca Crovi per parlare e discutere di libri, favorendo l’incontro e lo scambio tra gli autori e il pubblico e con la partecipazione di autori di fama internazionale. Location dal 2013 è il Castello dei Paleologi di Acqui Terme, che per tre giorni ha riaperto il pesante e blindato cancello del carcere

Siamo state invitate per parlare dei nostri ultimi romanzi: La congiura di san Domenico (Patrizia Debicke, Todaro Editore) e Il mistero della gazza ladra (Elena e Michela Martignoni, Corbaccio), ma come inviate speciali di Contorni di noir ci siamo divertite a coinvolgere i colleghi e gli amici presenti con due domande a bruciapelo (solo due, ma belle toste):
Cosa è nero per te? Una tua Notte nera?

Il primo “interrogato” è stato il ‘patron’ della manifestazione, il libraio Piero Spotti, che nella patria della Storia (ricordiamo che ad Acqui si svolge il prestigioso Premio Acqui Storia, che da anni vede riunirsi nella cittadina piemontese i più grandi esperti di Storia d’Italia) ha deciso di organizzare una kermesse tutta noir.

Perché il nome noir per la tua manifestazione, Piero? La tua notte nera?
Perché il noir è la mia passione, o meglio ‘il giallo’ ancora più del ‘noir’. E dunque la mia Notte nera è questa. Tornando al noir: in vacanza io leggo solo questo genere e soprattutto gli italiani, perché non amo gli americanissimi thriller grondanti sangue e dall’azione incessante, ma prediligo i gialli nostrani in cui a prevalere sullo splatter sono l’investigazione e la psicologia dei personaggi. Certo l’omicidio ci deve essere, così come il ‘cattivo’, ma meglio la psicologia che la violenza esagerata, o la estenuante lentezza degli svedesi.

Un altro aspetto che apprezzo dei giallisti italiani è il senso dell’humor. Per questo cerco di consigliare ai miei clienti di leggere gli italiani, possibilmente non i più famosi o pubblicizzati, ma quelli che inseriscono anche ‘territorialità’ nelle loro storie, come i liguri Rava, Masella e Paglieri che amo molto.

Lasciato Piero Spotti abbiamo placcato l’altro organizzatore di Notti Nere, Luca Crovi, da anni pilastro e punto di riferimento del noir, giallo e thriller per autori e lettori del genere.

Luca, che cos’è il nero, per te?
Luca è stringato: Back in black, risponde poi, sollecitato, spiega: Se penso a qualcosa di nero subito mi viene in mente BACK IN BLACK degli AC-DC, un album del 1980 che potrei definire il primo disco NERO della storia, dove si racconta di morte. Ha venduto 50 milioni di copie, direi che non è poco.

E al successivo imput: raccontaci la tua notte più nera.
Ero con Seba Pezzani, a Reykjavík in Islanda. Nero assoluto, non c’era nemmeno una luce. Poi all’improvviso il miracolo, l’aurora boreale. La favolosa aurora boreale.

Finito con i due patron del festival, armate di block notes, abbiamo puntato verso il più grande autore di questa rassegna: abbiamo raggiunto Tim Willocks (scrittore, sceneggiatore e psichiatra), una specie di gigante di quasi due metri con i capelli lunghi fin sotto le scapole. Ed è un maestro del nero, tradotto in tutto il mondo. Aiutate nella traduzione dall’amica e scrittrice Giada Trebeschi, abbiamo faticato a spiegargli la domanda perché il concetto che noi attribuiamo al noir e alle sue atmosfere per gli anglosassoni è difficile da comprendere, ma ce l’abbiamo fatta:

Cos’è il nero per te? E qual è la tua notte più nera, Tim?
Per me il nero è la rabbia. Ricordo due notti nere, e in ognuna di esse è morto un mio caro amico.

Approfittando della poliglotta Trebeschi abbiamo fermato anche Wulf Dorn, l’altra star della letteratura noir straniera presente al festival. Anche lui psichiatra (evidentemente questa professione porta alla scrittura di noir)  ha molto successo in Italia con i suoi thriller psicologici. Uscito da poco con il romanzo thriller Incubo, Corbaccio Editore.

Cos’è il nero, Wulf? E la tua notte nera?
Tutti abbiamo parti oscure dentro di noi, e la paura mi attrae molto. Nei miei libri cerco di risvegliare i fantasmi, e sono soddisfatto solo se anch’io, a mia volta, mi spavento.
Avevo credo 17 o 18 anni e da tipico tedesco sono andato di notte in un fiume vicino a dove sono nato. La mia folle idea era di nuotare nel buio. Naturalmente era una notte senza luna con pochissime stelle. Tanti alberi frusciavano intorno a me, e sentivo ogni genere di rumore… mentre nuotavo insieme a… che cosa???? Io non lo sapevo perché non vedevo nulla!

Poi, cuccato subito, appena arrivato, e felice e sorridente come sempre, (ma ora ancora di più perché il suo ultimo libro, La confraternita delle ossa -Marsilio- sta andando a gonfie vele) è a tiro Paolo Roversi, l’ideatore di Milanonera.

Paolo, dicci cos’è il nero! E la tua notte nera?
Il nero per me è Diabolik. La sua tuta nera e le sue atmosfere mi piacciono un sacco.
Io dormo sempre bene, tranquillo! La mia notte nera è… quando la passo in bianco!

Sopraggiunge con la moglie, gentile e sorridente come lui, Roberto Centazzoil poliziotto scrittore che sta raccogliendo grandi consensi con la sua serie di pensionati investigatori. Il suo Squadra speciale minestrina in brodo –  Tea – sbanca le classifiche.

Alla domanda Cosa sia il noir ha risposto che in realtà lui nei suoi libri non mette nero ma giallo -grigio. Sono commedie, dice, non terrificanti. Lui si diverte a scrivere e vuole che anche per i suoi lettori la lettura sia un’esperienza divertente.

Collega il nero a un modo di narrare la realtà coinvolgendo il lettore attraverso schemi. Il lettore deve identificarsi con il protagonista, così si crea empatia.

E la tua notte più nera? Ebbene, Centazzo è sbirro quindi le sue notti nere sono quelle in cui…: stai per smontare, il turno è finito… manca solo un quarto d’ora… ti pregusti la serata tranquilla (dice di coricarsi alle 21, se tutto va bene)… e invece ZAC: arriva una telefonata, o una segnalazione, o mentre sei fuori fermi qualcuno che pareva ‘pulito’ e invece non lo è. La notte nera ha inizio e spesso tiri le cinque o le sei del mattino. Insomma notte nera da sbirraccio!

Per necessaria quota rosa abbiamo intervistato anche la simpatica Daniela Piazza, autrice di romanzi storici rinascimentali, presente da spettatrice alla manifestazione, ma subito cuccataPer lei il nero è una scoperta recente, come autrice, e come lettrice invece predilige a differenza dei più tiepidi Spotti e Centazzo un genere bello duro, splatter e forte come la saga di Millenium.

La sua notte nera più nera è il recente e doloroso ricordo di una perdita, quella del fratello.

In sunto, cari amici di Contorni di noir, il nero è qualcosa che ognuno di noi vive a suo modo.

Come avrete letto però è spesso associato alla morte, alla mancanza fisica, o all’abisso di ciò che non conosciamo. Solo questo segreto infatti resta indenne alla nostra smodata sapienza. Sebbene andiamo su Marte e, dominata la nascita, procreiamo pecore e individui in provetta, non sappiamo ancora cosa accade ‘di là’. E la nostra letteratura nera gira intorno al dilemma della morte, di chi la provoca o la subisce, alla paura ad essa collegata e a tutti i meccanismi di difesa che ci inventiamo ridendoci sopra e giocando con omicidi e cadaveri.

Continuate a leggere Noir, questo il consiglio delle vostre affezionate inviate speciali a Notti nere di Acqui Terme!

Patrizia Debicke van der Noot e Michela Martignoni.

N.d.r.: anche le scrittrici ci hanno confessato la loro visione di nero, ma lo scoprirete nel prossimo articolo!