Giuseppe Aloe – Ieri ha chiamato Claire Morin

2797

Editore Giulio Perrone Editore s.r.l.
Anno 2016
Genere Thriller
256 pagine – brossura e ebook
[divider] [/divider]

Layout 1Che romanzo singolare. Che sorpresa.

Immaginate una storia che inizia in modo surreale – almeno, così vi sembra . Si parla di Enea, importatore di arance. Enea che trasporta sulle spalle il padre Anchise in un lungo viaggio, da Troia fino a Roma, e quando l’uomo arriva a destinazione, si accorge che il padre gli è morto sulle spalle. Cosa sto leggendo? Dove mi trovo? In che epoca?

Poi ci si rende conto che l’autore sta narrando un sogno…quasi un incubo,ed ha inizio la storia reale.

Storia che non ha luogo ben definito, né tempo, né nomi…non sappiamo neppure il nome del protagonista. Un semplice S. ci deve bastare.

Eppure , non appena si delinea la vicenda, diventa difficile staccarsene, sempre più difficile, fino ad arrivare , ansanti come dopo una corsa ad ostacoli, alla parola fine. Perché è una storia angosciante –almeno , per me lo è stata- ma nello stesso tempo così avvincente da non permettere interruzioni…

S. è appena tornato in libertà dopo diciotto anni di carcere.

Diciotto anni terribili per chiunque, tanto più per un innocente. Ed S. lo era, ma allora, quando fu accusato e processato , nessuno gli credette, neppure il suo avvocato (il migliore avvocato penalista del prestigioso studio legale di suo fratello, di cui anche lui era azionista).

Ma questi anni in qualche modo sono passati, ed ora S. ha bisogno solamente di riprendere contatti col mondo dimenticato, e di ricominciare a vivere. Come se fosse facile, a quasi cinquant’anni e con un’accusa così infamante: avere strangolato in un motel la bellissima amante, dopo un litigio.

S. si ritira in una non precisata isoletta, poco distante dalla terraferma, dove ha acquistato un bungalow e si lascia vivere pigramente, rimuginando sul passato. Finché un giorno incontra un personaggio strano, ma intrigante: Gagliardi, un vecchietto ancora arzillo con una scritta di pennarello in fronte: “Marigold”.

Una stravaganza? No. L’anziano gli spiega di essere un cacciatore di nazisti, e Marigold lo era stato. Un terribile persecutore di ebrei. La sua missione è quella di trovarlo e ucciderlo con due colpi di pistola; poi potrà morire in pace. Quando S. capisce che l’anziano parla sul serio, gli racconta a sua volta la storia della sua condanna ingiusta, e Gagliardi lo convince a riprendere le indagini.

Prima mossa: trovare il diario della donna morta , unito agli atti del processo. Ma il diario si è volatilizzato. Seconda mossa: contattare il poliziotto che allora lo fece condannare, e che ora è in pensione: dopo una iniziale reticenza, l’uomo si convince a collaborare, credendo alla sua innocenza di allora .

Da questo momento in poi non c’è più respiro: le scoperte si susseguono. Tanto più S., aiutato dai due amici, si avvicina a sistemare nuovi tasselli, più si sente minacciato, inseguito, spiato. Si arriva al finale – a sorpresa – con il fiato corto, e con un senso di sollievo.

Emozioni e sorprese, più un pizzico di suspence.

Ho apprezzato molto questa storia per almeno due motivi.

Il primo: l’autore è riuscito a raccontare una storia di per sé “normale” (l’uomo accusato ingiustamente di omicidio dell’amante, ecc.) in modo del tutto originale. Le persone che sono coinvolte in questa vicenda, il modo di indagare, lo stile stesso della narrazione fanno sì che sia una storia “diversa”.

Il secondo motivo è più personale. La storia è inframmezzata di sprazzi di poesia, di descrizioni di stati d’animo, di situazioni narrati con accenti poetici e non banali.

Un esempio. S. sta guardando dei ragazzi sulla spiaggia e pensa.

Correndo sollevavano acqua. Se la ridevano. Correvano e ridevano. Parevano al culmine di un’incontenibile felicità. Io avevo perso quello. Quello stato di grazia che arriva con la giovinezza. Il punto di svolta verso l’eternità. Questo intimo sapore di eternità che esplode da ogni movimento, da ogni pensiero. IL SENSO REALE DI NON DOVER MORIRE. Di rimanere così come si è. Saldi e generosi come quella giornata di giugno”.

Trovo molto efficace questo modo di scrivere: frasi brevissime e concise, stile asciutto, un ottimo uso dei vocaboli e della grammatica italiana.. Inoltre, e non meno importante, una splendida caratterizzazione del protagonista, con riflessioni su tutta una gamma di sentimenti, rimpianti, ricordi, paure, dolori…

Mi pare che questo scrittore, che ancora non conoscevo, debba perseverare nello scrivere storie come questa.
Allora, Giuseppe Aloe: promosso e..buon proseguimento!

Rosy Volta
[divider] [/divider]
Lo scrittore:

Giuseppe Aloe nasce a Cosenza nel 1962. Ha pubblicato i romanzi Non è successo niente (2009), Lo splendore dei discorsi (2010), La logica del desiderio (2012) tutti editi dalla Giulio Perrone Editore. Nel 2012 con La logica del desiderio è stato finalista al Premio Strega.