Romano De Marco – L’uomo di casa

2201

Editore Piemme Collana Narrativa
Anno 2017
Genere Thriller
324 pagine – rilegato e ebook
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Cominciamo dal titolo: azzeccatissimo.

De Marco ha un bravo titolista o si arrangia da solo? Non so. In ogni caso ha fatto centro un’altra volta. Infatti anche quello del precedente romanzo, Città di polvere, che parlava della Milano invasa dalla droga, era perfetto.

E siccome chi ben comincia è a metà dell’opera… il preludio è buono. Chi è l’uomo di casa?

Quello di cui ti fidi. Il marito onesto e sicuro, quello con il quale ti accoccoli sul divano guardando un buon film, quello che si occupa di te, di vostra figlia, che ti accompagna a fare la spesa, che ti sorride e ti ama.

E se un giorno invece lo trovassero sgozzato in macchina con i pantaloni abbassati? Allora ti ritroveresti nei panni di Sandra, la protagonista del romanzo, che è costretta a ricredersi sul passato di Alan, il suo affidabile marito. No, Alan non era proprio chi lei credeva.

De Marco fa di Sandra il suo punto di vista conduttore, e si cala molto bene nei suoi panni. Mi ha ricordato (anche se la vicenda non ha punti in comune) il modo in cui Stephen King ha descritto Rose Madder. E questo dimostra grande sensibilità di autore, bravo Romano!

La tematica del passato che ritorna, ma con un vestito a tinte violacee e sconosciute, non è nuova ma funziona sempre e fa riflettere. Davvero conosciamo chi vive con noi? È la domanda che sottende il libro, colorandolo con le angosce della protagonista.

Sandra non sapeva che Alan da anni e anni studiasse in modo manicale un vecchio caso di cronaca nera: i ben sette omicidi di neonati che una certa Lilith di Richmond commise nel 1979.

Quali sono le relazioni di Alan con questo vecchio fatto? Per questo qualcuno lo ha ucciso? Ringrazio l’autore per non aver esagerato nella descrizione degli agghiaccianti delitti. Quando ci sono di mezzo i killer di bambini di solito mi irrigidisco.

I colpi di scena e gli ingressi di nuovi personaggi si susseguono, raccontati con diverse tecniche e brevi capitoli. Prima persona di Sandra, dialoghi di misteriose coppie che la spiano, terza persona al presente narrativo. Niente inutili bellurie stilistiche, ma molta pulizia linguistica. Questo dà movimento al racconto e non fa smarrire l’attenzione.

De Marco dimostra inoltre di conoscere bene i luoghi che descrive. Questa volta ha compiuto un ulteriore salto: da Milano ha varcato l’oceano. L’ambientazione americana non sembra creargli problemi, e si cala con scioltezza nella vita del villaggio statunitense e le sue casette di legno circondate da giardini in cui le signore del vicinato si ritrovano per il bridge e si sostengono a vicenda.

Unico, piccolo appunto: avrei evitato una scena. Una sola, breve. E non posso dire quale. In conclusione: un romanzo da leggere.Resterete bene incollati alle pagine fino all’ultimo, ultimissimo, colpo di scena.

Michela Martignoni
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Lo scrittore:

Romano De Marco, classe 1965, è responsabile della sicurezza di uno dei maggiori gruppi bancari italiani. Esordisce nel 2009 nel Giallo Mondadori con Ferro e fuoco, ripubblicato in libreria nel 2012 da Pendragon. Nel 2011 esce il suo Milano a mano armata (Foschi, Premio Lomellina in Giallo 2012). Con Fanucci pubblica nel 2013 A casa del diavolo e con Feltrinelli Morte di Luna, Io la troverò e Città di polvere (gli ultimi due finalisti al Premio Scerbanenco-La Stampa nel 2014 e nel 2015). I suoi racconti sono apparsi su giornali e riviste, tra cui “Linus” e il “Corriere della sera”, e i periodici del Giallo Mondadori. Vive tra l’Abruzzo, Modena e Milano.