Editore E/O Collana
Anno 2017
Genere noir
448 pagine – brossura e ebook
Traduzione di Silvia Manfredo
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Ho sempre amato il modo tutto particolare di scrivere dei francesi, come anche le loro produzioni cinematografiche. Jean Claude Izzo, André Héléna, Frédérick Fajardie, Léo Malet sono quelli che a mio avviso rispecchiano più di altri e in modo preciso la definizione di “noir” nella sua interezza. Anche Philippe Georget è un autore noir, vincitore del Prix SNCF du Polar e il Prix du Premier Roman Policier de la ville de Lens. In comune con i suoi connazionali, ho trovato quella sottile malinconia di fondo che contraddistingue tutte le storie che raccontano e che rende il tutto molto realistico.
Siamo nella Piana del Roussillon, terra di mezzo tra Francia e Spagna. Paesini, vigne e frutteti fino al mare. Paese catalano caloroso e fiero forgiato dalle frontiere e dall’esilio scolpito dalle moine del sole e dagli affronti del vento.
Gilles Sebag, tenente di polizia di Perpignan, si ritrovava alle prese con l’omicidio di una moglie adultera a opera di un marito geloso proprio il giorno in cui veniva a sapere che sua moglie Claire lo aveva tradito. Se da un lato era il marito tradito, dall’altro era un poliziotto e cercava di analizzare il fatto con razionalità e freddezza.
In caso di burrasca le persone si dividevano in due categorie: quelle che esplodevano e quelle che implodevano. Indubbiamente Sebag apparteneva alla seconda.
Aveva sempre considerato casa sua come un porto di pace in un mondo in tempesta. Ma le dighe pazientemente costruite erano esplose e il suo piccolo porticciolo adesso era esposto alle onde furiose.
Stéphane Abad dichiarava di aver ucciso la moglie con un colpo di fucile, ma la ricostruzione dell’omicidio non convinceva Sebag.
Sembrava che a Perpignan si fossero scatenati i reati in ambito familiare, coppie che scoppiavano improvvisamente alla scoperta del tradimento del partner che, guarda caso, era sempre la moglie.
Per questo motivo, Sebag ne era emotivamente coinvolto e cercava di comprendere quale fosse stata la motivazione per cui anche lui ci era finito nel mezzo.
E in realtà di questo tratta Philippe Georget, di uno studio sui sentimenti della coppia, della routine che uccide – in senso stretto – o che fortifica, che insinua dubbi sulla ragione per la quale ci si unisce in matrimonio. Che lancia il messaggio di non gettare mai la spugna e cercare di riconquistarsi il partner dopo momenti di debolezza che possono capitare a chiunque, anche allo stesso Sebag, se solo avesse voluto.
In qualsiasi modo si vivesse, si restava soli.
Disperatamente soli.
Definitivamente soli.
Anime fragili e codarde, ci si circondava di una famiglia credendo di costruirsi un continente. E invece si creava solo un’illusione.
Si restava iceberg, gelidamente incollati gli uni agli altri, ma pronti a riprendere l’eterna deriva, in un oceano ghiacciato alla minima tempesta, alla minima tentazione.
Il romanzo riesce a mantenere un equilibrio costante tra indagine e introspezione psicologica dei suoi personaggi, con particolare attenzione a momenti di riflessione, a tratti ironico e divertente.
Anche la scelta del periodo non è a mio avviso casuale: a pochi giorni dal Capodanno. Le classiche feste che si passano in famiglia, con la consapevolezza di essere solo una facciata e non come Sebag avrebbe voluto, perennemente sbronzo per non essere collegato e colpevole di non essere riuscito a movimentare la routine.
Altro personaggio chiave del romanzo è il “corvo”, che nel simbolismo della letteratura ha un doppio significato: saggezza e preveggenza e, da contraltare, portatore di malasorte. E se nel racconto cupo di Edgar Allan Poe, rappresenta il misterioso interlocutore del poeta e nel grandioso film di Alfred Hitchcock i corvi (ma non solo) prendevano il sopravvento su un’umanità in fuga, in questo noir l’accezione è altrettanto negativa, quasi a scopritore del male, a occhi attenti dell’apatia altrui.
Georget è un autore poliedrico, capace di dedicarsi sia a temi politici – come Il paradosso dell’aquilone (argomento il conflitto dei Balcani negli anni ’90) o In autunno cova la vendetta (tema la guerra d’Algeria), anche questi pubblicati da E/O, dove troviamo Gilles Sebag ancora giovane, ma già tenente della polizia di Perpignan appassionato del suo lavoro e innamorato di sua moglie Claire – che a temi all’apparenza più superficiali, ma scopritori dell’animo umano, così contorto e controverso. Romanzo consigliato.
Cecilia Lavopa
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Lo scrittore:
Philippe Georget è nato a Épinay-sur-Seine nel 1963. Dopo una laurea in Storia, si è dedicato al giornalismo, prima in radio e poi in televisione per France 3. Appassionato viaggiatore, nel 2001 ha fatto il giro del Mediterraneo in camper con la moglie e i tre figli, attraversando in dieci mesi Italia, Grecia, Giordania, Libia e altri paesi. Con D’estate i gatti si annoiano, suo romanzo d’esordio, pubblicato nel 2012 dalle nostre edizioni, ha vinto nel 2011 il Prix SNCF du Polar e il Prix du Premier Roman Policier de la ville de Lens.