Katia Tenti – Nessuno muore in sogno

2243

Editore Marsilio Collana Le farfalle/I Gialli
Anno 2017
Genere Giallo
416 pagine – brossura con alette


Pinot Nero, Blauburgunder. Rhapsody in Blue.

Il Pinot Nero è un vino difficile, una prova impegnativa per tutti coloro che si devono confrontare con questo tipo di uva. Il risultato, dopo un iter di vinificazione complesso, è per molti un’eleganza che non appartiene a nessun altro vino, mentre per altri è una soluzione inadatta a dare emozioni. Il gusto ha una forte acidità, ma è proprio quest’ultima a garantirne il giusto equilibrio. Il Pinot Nero è un vino instabile, di difficile attuazione. La composizione di George Gershwin è uno dei punti chiave della musica contemporanea, è una rapsodia, ovvero una forma musicale libera, in un unico movimento, che non segue uno schema fisso, ma si articola piuttosto in una successione di episodi il cui legame reciproco è costituito da alcuni temi ricorrenti progressivamente arricchiti e resi più complessi nel corso dello svolgimento musicale.

È improvvisazione e laboratorio insieme, classicismo e jazz uniti a creare una sintesi che conquista. Il pubblico ministero di Bolzano Jacob Dekas-di nuovo protagonista dopo il primo “Ovunque tu vada”-, personaggio creato dalla penna di Katia Tenti, è la giusta espressione di queste due cose. Un uomo elegante, ruvido e intelligente, non di una immediata simpatia a pelle, un individuo che deve essere sviscerato nelle sue tante sfaccettature, un prisma complicato. A unire Pinot e Rhapsody, Stanley Kubrick. Il regista ha sia la creatività libera, il genio e le basi classiche di una rapsodia, che tutte le difficoltà, sfumature e asprezze di un Pinot Nero.

Kubrick. Le sue colonne sonore. Meravigliosa nel libro, la parte in cui Jakob Dekas segue il concerto della violoncellista Alina Powianowska mentre interpreta il trio 929, opera 100 di Schubert. Dekas, proprio come nel Barry Lindon faceva il protagonista omonimo, ripercorre una parte della sua vita, i suoi errori, alcuni con tragiche conseguenze e quel sentimento desiderato, ricercato di distacco verso, come lui stesso lo definisce, il folclore montano. Pensieri, mentre la violoncellista dalla gambe color porcellana vibrava un infuso di note il cui vapore saliva sopra la notte dell’abito nero e nell’altrettanta notte scura dell’animo di Dekas. Due neri differenti, la stessa notte. Di ricordi.

La storia. Due ritrovamenti, due donne. Entrambe libere professioniste – una è una dentista, l’altra un architetto – entrambe erano solite partecipare a cosidette “cene sociali”, caratterizzate dalla “regola” per cui ciascun invitato deve a sua volta ricambiare l’invito . Questo e il modus operandi riguardante i capelli (da notare come i capelli siano elemento anche nella ricostruzione di Dekas, per convincersi che la donna morta di nome Claudia non fosse la Claudia che lui conosceva), anche se con leggere differenze, sono punti di contatto, che spingono Dekas e la sua squadra a considerare una serialità dell’omicidio. Inoltre, qualcosa lega Dekas a una delle vittime. Era stato amante di Claudia Von Dellemann, l’architetto. Una donna dalla doppia vita, di giorno architetto e escort di notte. Una “doppia personalità” che accende i riflettori sul lato più oscuro della mondanità cittadina, svelando un intreccio di corruzione, giochi di potere, prostituzione e perversioni in cui non vi è più confine tra vittime e carnefici.

Katia Tenti migliora la sua scrittura rispetto al primo libro, il tratto si fa più incisivo, costante, continuo nel delineare corpi, animi, cose, aspetti bui e controluce. Non ci sono remore, dubbi, anche nelle descrizioni più forti. La Tenti non risparmia nulla, come la storia non fa credito a nessuno dei protagonisti e co-protagonisti. Il profondo senso di giustizia di Dekas in netta contrapposizione con il fastidio per il sistema giudiziario, troppo spesso a favore dei colpevoli, è il comandamento che accompagna l’operato del pubblico ministero e che in qualche modo, manca invece alla sua vita.

La Tenti riesce perfettamente a esplorare la natura di Dekas in ogni attimo della storia, anche nelle situazioni più scomode. Dekas è sempre un primo piano latente, chi gli ruota attorno appare sfocato ai suoi occhi, decentrato ai suoi pensieri, mentre la realtà delle cose, mostra l’esatto contrario. Dekas è una presenza, continua, ma sfuggente a se stesso e agli altri. Non instaura legami, non condivide, non desidera mai veramente. È soltanto un’opera umana incompiuta, quindi uomo a tutti gli effetti. Non personaggio, ma persona. L’autrice ce lo offre così come è, senza troppe ricercatezze o compiacimenti, un uomo in chiaroscuro. L’unico neo forse, il suo linguaggio un po’ troppo romanzato in alcuni dialoghi, che in certi casi stona con la figura d’uomo così imperfetta e così carnale.
Katia Tenti allestisce un buon thriller con pennellate di giallo anglosassone sulle tavole di un palcoscenico reale che affronta temi sociali di stretta attualità partoriti da una struttura a incastri studiata nei dettagli. Una rapsodia di note tanto forti e assordanti, quanto cupe, indecifrabili e ambigue.

Andrea Novelli e Gianpaolo Zarini


La scrittrice:

Katia Tenti  è nata e vive a Bolzano. Ha dedicato gran parte dei suoi studi all’approfondimento dei fenomeni di devianza. Dopo diversi anni di attività in ambito sociale, è oggi un’operatrice culturale. Nel 2014 Marsilio ha pubblicato Ovunque tu vada, primo episodio della serie che ha come protagonista il pubblico ministero altoatesino Jakob Dekas.