Intervista a Melanie Raabe

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(fonte: Publisher Weekly)

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Melanie Raabe è nata a Jena e cresce a Turingia; ha studiato Scienze della comunicazione e Letterature comparate a Bochum. Blogger, giornalista e autrice di racconti e testi teatrali, La trappola (Corbaccio, 2015) è il suo primo romanzo edito da Corbaccio. Vive a Colonia.

In occasione del Festival Krimi 2017 di Roma, è stata ospite nella giornata del 23 giugno 2017, insieme a Veit Heiniken: Una birra con Melanie Raabe e Veit Heiniken e noi l’abbiamo raggiunta telefonicamente per farle qualche domanda in occasione dell’uscita del suo secondo romanzo tradotto in Italia da Corbaccio, “La verità“.

1. Ben ritrovata sul nostro blog, Melanie. Comincia a raccontarci com’è nata la storia, giusto per rompere il ghiaccio.
M.: Molte grazie per avermi dato il benvenuto qui. Per quanto riguarda la storia, direi che si è sviluppata in maniera decisamente organica. Sono partita dall’immagine di una donna in un aeroporto che sta aspettando qualcuno che arriva con l’aereo e che non vede da tempo. Da qui si sviluppa tutta la trama, ma non come potremmo aspettarcelo di solito. Quindi non ci sono due persone che corrono l’una nelle braccia dell’altro per salutarsi.

2. Se non vado errato, ho scoperto che il tuo romanzo d’esordio Die Hässlichen non è stato tradotto, almeno in italiano o in inglese; Die Wahrheit/La verità è il tuo terzo romanzo, uscito poco più di un anno dopo il successo internazionale ottenuto con Die Falle/La trappola. Molti autori raccontano quanto il terzo romanzo sia spesso il più difficile, soprattutto se almeno uno dei precedenti ha successo; tu hai incontrato difficoltà simili, e se sì, come le hai superate?
M.: 
Effettivamente Die Hässlichen è un vecchio libro che avevo auto-pubblicato ed è una sorta di esperimento che però non è più in circolazione. Era stato pubblicato da un editore piccolissimo. In Germania tutti dicono che il libro più difficile da scrivere è il secondo soprattutto se il primo ha avuto successo. Io però penso sempre di scrivere con una certa libertà, senza mai basarmi sui precedenti. In definitiva direi che La trappola è il mio primo romanzo pubblicato, ma è il quinto che ho scritto.

La verità, dunque, è il sesto libro. Per quanto si possa discutere se è più difficile scrivere il secondo o il terzo, ormai il prossimo che uscirà sarà il settimo. Vorrei anche aggiungere che ogni libro presenta delle sfide proprie e particolari. Più si scrive e meglio si ha il controllo sulla scrittura e nel prossimo libro che scriverò ci metterò lo stesso entusiasmo dei precedenti, ma non sarà per questo più facile.

3. Nel romanzo precedente La trappola una frase che ripeteva continuamente a se stessa Laura era: “La via per uscire dalla paura passa attraverso la paura.”
Ho trovato un fil rouge anche con questo romanzo sempre a proposito della paura. Cosa ne pensi?

M.: Sì, effettivamente questo fatto della paura era più vero per Linda. Però, anche in questo romanzo, Sara deve andare al di là di se stessa e in un certo senso crescere. Il thriller racconta sempre di una minaccia e in questo caso c’è il mio personaggio principale che si trova in una situazione di grande paura.

In verità, i temi che voglio trattare sono soprattutto quelli dell’identità, della verità e della menzogna. Le stesse persone in medesime situazioni agiscono in maniera diversa. E tu hai perfettamente ragione, perché anche qui Sara è posta pesantemente di fronte a una situazione che crea forte paura.

4. Parlaci di Sara, a livello proprio caratteriale e caratteristico.
M.: Sara è una persona che presenta delle caratteristiche opposte fra di loro, perché se da un lato è aperta, una brava madre e sempre disponibile verso gli altri, dall’altro è una persona chiusa da quando suo marito è scomparso. Ha pochi amici e vive isolata. Ha un lato duro verso se stessa, è un personaggio che ha delle debolezze, volevo che fosse una persona reale. Quindi, non solo luce, ma anche delle ombre. Sara è la tipica persona che rimuove i ricordi volentieri, ma a un certo punto il passato torna a travolgerla. Quindi è un personaggio positivo, ma con segreti oscuri.

5. La tua scelta di scrivere La verità alternando due narrazioni in prima persona aiuta senza dubbio a rendere il romanzo più vivo, più affascinante. Perché hai compiuto questa scelta? E quali difficoltà hai trovato nel rendere sulla pagina il “viaggio mentale” della protagonista, a entrare nella sua testa?
M.: Il tema principale di questo romanzo, così come dice il titolo, è la verità e io volevo dimostrare come le stesse cose possono essere viste diversamente da varie persone. Nel romanzo, all’inizio viene da pensare che Sara sia la buona e lo sconosciuto sia il cattivo. Poi, la prospettiva piano piano cambia, perché io introduco il punto di vista di quest’uomo.

Mi sono divertita moltissimo a insinuare il dubbio nel lettore, se è vero o no e quali sono i segreti di Sara. Avevo la sensazione che tutto questo andasse ad arricchire il romanzo e, se ho deciso di dare voce a questo sconosciuto, era perché mi serviva entrare nella testa di due personaggi. Volevo anche che quest’uomo fosse fino alla fine il portatore di un segreto imperscrutabile.
Per quanto riguarda le difficoltà nello scrivere due narrazioni in prima persona, è stata certo una sfida. Portare avanti due punti di vista diametralmente opposti, ma ho alleggerito il compito scrivendo prima tutti i capitoli in cui parla Sara, poi gli altri. Sono stata al 100% Sara e al 100% lo sconosciuto. E direi che ha funzionato molto bene!

Purtroppo, le domande che volevamo farle erano nettamente superiori, ma non ne abbiamo avuto il tempo…confidiamo nella prossima volta!

Intervista a cura di Marco A. Piva