Giorgio De Maria – Le venti giornate di Torino (Inchiesta di fine secolo)

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Editore Frassinelli/Sperling & Kupfer
Anno 2017
Genere Noir/Thriller
156 pagine – rilegato
Con una postfazione di Giovanni Arduino
Anno di pubblicazione originale 1977

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In origine, questo romanzo del rinomato critico teatrale torinese (e amico di Italo Calvino) Giorgio De Maria è stato pubblicato esattamente quarant’anni fa dall’editrice Il Formichiere, passando abbastanza in sordina. Ora, otto anni dopo la morte dell’autore, ci viene riproposto grazie anche al successo avuto da una recente edizione americana.

In un tempo imprecisato, il dotto narratore decide di indagare in maniera privata su fatti avvenuti nel centro della sua Torino un decennio prima. Durante una strana ondata di insonnia che aveva colpito la città nei mesi più caldi dell’estate, erano stati compiuti un numero imprecisato di cruenti omicidi nei quali le vittime si erano ritrovate con le teste spappolate, quasi fossero state sbattute a gran forza contro qualcosa di molto duro. Gli insonni, che vagavano inebetiti, non ricordano nulla, mentre uno tra i rarissimi testimoni, un uomo la cui professione lo teneva sveglio durante la notte, ha descritto soltanto un uomo enorme con indosso un mantello che copriva quelli che sembravano abiti eleganti. Tale ondata di omicidi si è poi conclusa senza apparente motivo, dopo l’arresto di un uomo con la sola colpa di essere un colosso (e un anarchico).

Poco prima, in un edificio di un ospedale psichiatrico, un gruppo di volonterosi aveva aperto una biblioteca – anzi, la Biblioteca – nella quale non si trovavano libri editi: ognuno, dietro pagamento di una somma irrisoria, poteva portarvi i propri manoscritti, che fossero lavori di fantasia o diari. Chiunque poteva leggerli e chiedere, dietro pagamento, di ottenere un recapito degli autori, nel caso si desiderasse per qualunque motivo mettersi in contatto con loro. Il narratore dichiara di sentirsi osservato e minacciato durante la sua ricerca, tramite la quale finisce in contatto con alcuni personaggi molto particolari.

Si tratta di un romanzo onirico, di un thriller che ha forse più di qualcosa di soprannaturale; le atmosfere, come anche lo stile di racconto lento e puntuale, ricordano un po’ i lavori di H.P. Lovecraft, e come quelli trasmettono al lettore un senso di totale angoscia, di trovarsi al cospetto di un destino indescrivibile, atroce e ineluttabile. Come il narratore, ci si trova invischiati in qualcosa di incomprensibile, in preda al desiderio di fuggire ma incapaci di rinunciare a scoprire la verità, per quanto terribile questa possa essere. Le venti giornate di Torino è una lettura inquietante, probabilmente ancora di più per chi vive a Torino e vede ogni giorno davanti a sé le strade e le piazze in cui si svolge la vicenda.

Sicuramente non ci troviamo davanti a un noir o a un thriller “regolare”, a una storia come quelle che più spesso discutiamo in questo sito, ma a qualcosa di un po’ meno… normale, direi. Si tratta comunque di un romanzo affascinante, che sa catturare. Certo, in alcuni passaggi i quarant’anni di età del libro si vedono, in particolare in una lingua estremamente forbita e a tratti fin troppo formale (e nel fatto che si paga in lire), ma in generale è un libro perfettamente moderno.

E comunque… non battere ciglio.

Marco A. Piva

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Lo scrittore:
Giorgio De Maria è nato nel 1924 a Torino. È stato critico teatrale per “L’Unità” torinese dal 1958 al 1965. Nel 1958 ha fatto parte con Liberovici, Straniero, Calvino, Fortini e Amodei del gruppo “Cantacronache” per il rinnovamento della canzone italiana. Ha pubblicato, tra l’altro, Le canzoni della cattiva coscienza (1964, in collaborazione con Eco, Straniero, Liberovici e Jona); i romanzi I trasgressionisti (1968), I dorsi dei bufali (1973), La morte segreta di Josif Giugasvili (1976). Le venti giornate di Torino fu pubblicato nel 1977. Dopo di che Giorgio De Maria non ha più pubblicato nulla, ed è morto nel 2009.