James Lee Burke – Il sale della terra

1815

Editore UnoRosso Collana Hoboken
Anno 2017
Genere noir
608 pagine – brossura e ebook
Traduzione di D. Di Falco
Curatore F. Filios

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“Il sale della terra”, dello scrittore statunitense James Lee Burke, è il ventesimo libro della serie con protagonista il detective dello sceriffo della Louisiana, Dave Robicheaux.

Una serie decisamente longeva e grazie alla quale l’autore ha ottenuto diversi premi letterari.

La storia si svolge nel Montana durante una vacanza, ma di vacanziero ci sarà ben poco visto che il detective Robicheaux e il suo socio, vecchio partner al Dipartimento di Polizia di New Orleans, Clete Purcel saranno messi duramente alla prova a causa dalla ricomparsa di un “fantasma” che torna dal passato. E se ci aggiungiamo che ad esserne coinvolte saranno anche le loro figlie, rispettivamente Alafair e Gretchen, allora possiamo ben immaginare il loro stato d’animo.

Robicheaux, sua moglie, Purcel e le figlie di entrambi sono ospiti presso il ranch di un romanziere e professore in pensione loro amico, Albert Hollister. Anche Hollister avrà un certo peso nella storia per qualcosa che è accaduto nel passato.

La loro vicenda si incastrerà e si intreccerà con il rapimento e l’uccisione della giovane nipote di Love Younger, noto imprenditore della zona.

Da questi piccoli accenni sulla trama potete capire quanta carne al fuoco ci sia, considerati i diversi eventi che si intrecciano e i molti protagonisti.

In base alle mie impressioni a fine lettura ho meditato su alcuni aspetti fulcro della storia e che fanno da base ai comportamenti dei personaggi.

Prima di tutto il male.

Il male imperversa per tutta la storia, il male perpetrato da colui che sarà l’oggetto della ricerca dei due protagonisti principali, da colui che sequestra e tortura, subdola mente che arreca dolore e sofferenza.

Poi la rabbia. La rabbia spesso presente nei dialoghi, tra padri e figli, tra Robicheaux/Purcel ed i loro colleghi della polizia, intralci ed incomprensioni che rallentano ed intralciano le indagini, una rabbia che sembra essere l’unico ponte da percorrere per comunicare, per dialogare, come se non ci fosse altra maniera, come se fosse l’unica possibilità, bisogna prevalere e basta con collera ed ira.

E ancora, il timore delle generazioni precedenti di aver fallito, di aver sbagliato nei confronti delle generazioni future, di aver trasmesso valori ed ideali sbagliati o, peggio ancora, non aver trasmesso i valori e gli ideali giusti. E i risultati si vedranno anche nell’evoluzione della storia e nelle motivazioni per cui si ricorre al male.

Per quanto riguarda la storia in sé sicuramente avrei preferito che ci fosse stata qualche pagina in meno, 603 pagine mi sono parse un po’ troppe, ci si dilunga, così ogni tanto perdevo il contatto con il libro.

I diversi personaggi, come ho già scritto, sono spesso in contrasto tra di loro, molti hanno una forte impronta negativa, non sanno comportarsi diversamente se non attraverso cattiveria e violenza. Ed anche coloro che in una suddivisione ipotetica dovrebbero trovarsi dalla parte dei buoni, in realtà mostrano palesemente zone d’ombra che, attraverso una certa brutalità, utilizzano come forma di dialogo con chi, sempre per la suddetta suddivisione, sono dalla parte dei cattivi.

In conclusione ho inteso Il sale della terra come un libro che mostra e mette in evidenza, oltre alla violenza umana, il difficile rapporto tra le persone e le nostri grandi difficoltà a trovare ed utilizzare stili di vita che ci facciano rapportare agli altri in un’altra maniera che non sia l’aggressività e la brutalità.

Cecilia Dilorenzo
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Lo scrittore:

James Lee Burke è nato a Houston (Texas) nel 1936 ed è cresciuto sulla costa del Golfo del Texas-Louisiana. Ha una laurea in Inglese e un Master, conseguiti presso l’Università del Missouri. Nel corso degli anni ha lavorato per la Sinclair Oil Company, come geometra, giornalista, docente universitario d’inglese, assistente sociale a Skid Row, Los Angeles, impiegato per il servizio occupazionale della Louisiana e istruttore negli U.S. Job Corps. Ha quattro figli. Oggi, lui e sua moglie vivono tra Missoula (Montana) e New Iberia (Louisiana). Il lavoro di Burke ha vinto due volte l’Edgar Award per il Miglior Romanzo Criminale dell’Anno.
Curiosità: Il suo romanzo The Lost Get-Back Boogie fu respinto da vari editori 111 volte nel corso di circa nove anni. Al momento della pubblicazione da parte della Louisiana State University,  fu nominato per il premio Pulitzer.  Tra i suoi romanzi più famosi pubblicati in Italia Pioggia al neon (Baldini & Castoldi, 1998 – Meridiano Zero, 2007); L’occhio del ciclone (Mondadori, 1997 – Fanucci, 2009); Rabbia a New Orleans (Baldini & Castoldi, 1997) (Hammett Prize 1995); La ballata di Jolie Blon (Meridiano Zero, 2005) (finalista Edgar Award 2003); Ultima corsa per Elysian Fields (Meridiano Zero, 2005); L’urlo del vento (Fanucci, 2008); Il prezzo della vergogna (Fanucci, 2009).
Dave Robicheaux, il personaggio più famoso di Burke, è stato portato sul grande schermo due volte: da Alec Baldwin (in Omicidio a New Orleans, 1996, diretto da Phil Joanou) e da Tommy Lee Jones (L’occhio del ciclone – In the Electric Mist, 2009, con la regia di Bertrand Tavernier).