Marcello Fois – Del dirsi addio

2621

Editore Einaudi Collana Supercoralli
Anno 2017
Genere Noir
312 pagine – brossura e ebook

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La famiglia Ludovisi sta tornando a casa dopo aver cenato in una trattoria. Nicola, il padre, Gea, la madre, e Michele, 11 anni, il figlio. Lungo la strada hanno bisogno di fermarsi in una piazzola. Si addentrano nella macchia e in pochi istanti si rendono conto che il bambino è sparito. Un prete che si trova a passare di lì, Don Giuseppe, capisce che è successo qualcosa ma che i genitori sono nel panico e si offre di chiamare la polizia.

Arrivano sul luogo, il commissario Sergio Striggio con l’ispettore capo Elisabetta Menetti. Dopo i primi accertamenti in cui si valutano le ipotesi di incidente o di un allontanamento volontario, sembra molto più probabile che il bambino sia stato prelevato da qualcuno, che si tratti di rapimento. E in questa direzione si avviano le indagini.

Marcello Fois ha una lunga carriera come autore ma anche come commediografo e sceneggiatore. Io l’ho conosciuto leggendo la trilogia dei Chironi, una saga familiare ambientata in Sardegna e da allora preferisco non fare a meno della sua scrittura  e quando posso mi premio con uno dei suoi libri.

Questa storia, invece, ha come protagonista il commissario Sergio Striggio ed è ambientata tra Bologna e Bolzano. Nella prima, in un passato, dove si racconta della sua infanzia e di come ha conosciuto Leo, l’uomo di cui è innamorato; nella seconda, dove attualmente lavora e vive con il compagno. Contemporaneamente alla ricerca di questo bambino scomparso, Michele, che è un po’ piccolo genio, con abilità linguistiche fuori dalla norma ma con scarse capacità pratiche, c’è un’indagine, non ufficiale e intima, che il commissario compie su se stesso a partire dalla sua infanzia- adolescenza fino alla età matura. Al centro di questo viaggio è  il rapporto con i genitori, l’accettazione di sé, di ciò che è sempre stato ma che ha finto di ignorare cercando di nasconderlo al mondo, per avvalorare l’idea che gli altri avevano di lui.

“I padri fingono di volere che i propri figli concludano qualcosa, ma in effetti vogliono solo che siano felici”, aveva aggiunto.” Estratto.

Il padre di Sergio, arriva da Bologna, per passare qualche giorno con il figlio dopo essere rimasto vedovo per la terza volta. È chiaro fin da subito che niente è cambiato: cominciano a punzecchiarsi ma questa volta saranno i primi passi verso un punto di incontro reale dove trovarsi faccia a faccia senza maschere.

Marcello Fois possiede un dono. Un talento. Una scrittura,  la cui bellezza sfiora il lirismo. Un linguaggio elegante, ricercato mai ostentato  che non annoia, al contrario, ti lascia sazia, soddisfatta e che ti sorprende con descrizioni che sembrano fotografie: l’essenza di un sentimento fermata in uno scatto. Inoltre, ha la capacità di creare personaggi di notevole spessore, con i quali si instaura un rapporto di empatia.

L’inchiesta che il commissario compie su se stesso finisce per prendere il sopravvento sulla storia gialla che diventa piuttosto lo spunto per raccontare di sé grazie anche ai parallelismi che Striggio vede tra il bambino scomparso e se stesso quando aveva più o meno la stessa età.

Il tema della morte, del doversi dire addio, di dover lasciare andare qualcuno che si ama, viene affrontato  in maniera delicata ma schietta, senza sentimentalismi.

Anche questa volta Marcello Fois mi ha conquistata con una storia intensa.  Ho apprezzato l’aver affrontato il problema irrisolto che spesso abbiamo con noi stessi o con i nostri genitori, qualcosa che ha radici nel luogo dove nasciamo e cresciamo, con il quale ci troviamo spesso a dover fare i conti. Qualcosa che è parte della sostanza di cui siamo fatti. Che ci scorre nel sangue. Che non si può rinnegare ma con la quale dobbiamo scendere a patti, se proprio non si riesce ad accettare.

Federica Politi

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Lo scrittore:

Marcello Fois (Nuoro 1960) vive e lavora a Bologna. Tra i tanti suoi libri ricordiamo Picta (premio Calvino 1992), Ferro Recente, Meglio morti, Dura madre, Piccole storie nere, Sheol, Memoria del vuoto (premio Super Grinzane Cavour, Volponi e Alassio 2007), Stirpe (premio Città di Vigevano e premio Frontino Montefeltro 2010), Nel tempo di mezzo (finalista al premio Campiello e al premio Strega 2012), L’importanza dei luoghi comuni (2013), Luce perfetta (premio Asti d’Appello 2016), Manuale di lettura creativa (2016), Quasi Grazia (2016) e Del dirsi addio(2017).