Tallone & Carillo – La Casa Della Mano Bianca

1900

Editore Edizioni del Capricorno
Anno 2017
Genere Giallo
320 pagine – brossura con alette


Una tra le tante cose che contraddistingue Contorni Di Noir, credo, sta nel fatto che recensiamo anche quando il libro che leggiamo non ci entusiasma. Siamo lettori tanto quanto voi, magari più onnivori, più fanatici e forse proprio per questa nostra costante frequentazione con i libri e gli scrittori abbiamo sviluppato questo desiderio di condivisione. Lo facciamo con la stessa semplicità con cui lo faremmo discorrendo tra amici e, con la stessa semplicità, vi coinvolgiamo in ciò che ci è piaciuto e in ciò che ci è piaciuto di meno. Quello che rimane, alla base di tutto, è il rispetto per il lavoro di chi scrive e crediamo sempre che quanto scriviamo qui sia un modo per stimolare la discussione e per dare più genuinità a quello che leggete. Siamo certi che buona parte di voi non abbia bisogno di una recensione per forza entusiastica perché si deve pagare pegno a questo o a quello, e – contemporaneamente – crediamo sia fondamentale darvi una recensione che sia tale e non la pedissequa ripresa del lancio d’agenzia. Ecco quindi che, quando accade, scrivere di ciò che ci è piaciuto di meno ha comunque una sua gestazione più lunga e travagliata, ma tant’è.

Vengo allora a darvi conto di questo romanzo, scritto a quattro mani da Tallone e Carillo, che ho finito rapidamente, fin troppo in verità, ma con il quale non sono entrato in empatia. Ora, non posso dire che sia scritto male, per carità, ma di certo è un romanzo che non sortisce l’effetto. C’è un personaggio principale, Lola (che ho scoperto essere l’interprete seriale già di altri racconti del duo), che probabilmente è ispirato ad una supereroina Marvel anziché a qualcuno di reale: è probabile che abbia fatto le superiori con Jason Bourne e sia andata a ripetizioni da Jack Reacher. La verosimiglianza va un po’ a spasso durante tutto il racconto, mettendovi a parte di personaggi in certi casi al limite del fantasy. Il richiamo costante a luoghi con tanto di nomi di vie e di locali, non aiuta a localizzare l’azione che – comunque – rimane estranea, quasi come se i posti siano solo fondale e non si amalgamino mai con la vicenda: prova provata che non è fondamentale localizzare con estremo dettaglio, ma fare in modo che il dettaglio raccontato aiuti ad ambientare l’azione. Altro aspetto: se portiamo in un racconto suggestioni o riferimenti a cose note, sarebbe cosa buona farlo con molta attenzione per non rischiare di fare una sorta di copia/incolla… Mi riferisco all’altro, suo malgrado, protagonista, il cuoco Stefano Gioia il cui personaggio e la cui trasmissione televisiva sono fin troppo dichiaratamente figli di un tal Simone e di un format che viene trasmesso da La7.

Terrò il resto per me, d’altro canto non ha molto senso farvi l’elenco della spesa di quello che mi ha – o non mi ha – trasmesso il libro. Solo un altro breve accenno all’aspetto esoterico. Sembra quasi che ci sia una sorta di pegno da pagare ogniqualvolta un racconto venga ambientato a Torino o nei paraggi. Forse si fa torto alla nomea della città se non si cita un evento o se non si introietta nella trama un aspetto paranormale, che ci stia o meno. Magari ci sono delle regole non scritte, oppure la municipalità di Torino ti manda un ispettore a casa se, quando scrivi un giallo ambientato a Torino, non tiri in ballo almeno uno dei suoi aspetti legati all’occulto.

Tutto da buttare? No di certo. La qualità di chi scrive è indubbia, l’uso di costruzioni articolate e un innegabile approccio filmico aiutano ad avere belle visioni d’insieme soprattutto dei momenti più concitati. I due mostrano di essere cinefili – anche inconsapevoli magari – perché vi ritroverete a leggere descrizioni che richiamano scene di film che avrete di certo già visto.
Buona lettura.

Michele Finelli
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Gli scrittori:
Massimo Tallone vive a Torino. Scrive di se stesso: “Ho studi di chimica alle spalle, ma la scrittura ha sempre fatto parte di me, quasi sempre filtrata dalla necessità di cogliere un lato ironico nelle cose, un aspetto comico, straniante. In pratica, con la scrittura ho sempre cercato di disporre trappole di ilarità lungo il prevedibile sentiero della vita quotidiana”.
Fra le sue pubblicazioni ricordiamo, per Fratelli Frilli, i gialli: Piombo a Stupinigi, Veleni al Lingotto, Doppio inganno al Valentino, La manutenzione della morte. I misteri di Mirafiori, L’ amaro dell’immortalità. La metamorfosi del cardo.
Con e/o ha pubblicato nel 2012 Il fantasma di piazza Statuto e nel 2013 Il diavolo ai giardini Cavour.
Biagio Fabrizio Carillo è criminologo, scrittore, docente di Tecniche investigative e coordinatore scientifico di ‘Torino Crime’. È uno dei massimi esperti italiani di criminologia investigativa in Italia. Con lo scrittore noir Massimo Tallone ha ideato e firmato un ciclo di romanzi noir ambientati a Torino: Il postino di Superga (2015), La riva destra della Dora (2016), La curva delle Cento Lire (2016), Le maschere di Lola (2017), tutti pubblicati dalle Edizioni del Capricorno.