Luigi Schettini – Nell’ombra del faro

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Editore Golem Collana Mondo
Anno 2017
Genere Thriller
224 pagine – brossura

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Per il terzo anno consecutivo ci ritroviamo, tra novembre e dicembre, a recensire un romanzo di Luigi Schettini; dopo “Qui giaccio” e “Archè”, ora tocca a “Nell’ombra del faro”. Ma attenzione: questo non è un romanzo nuovo. Si tratta infatti di una riedizione riveduta della prima fatica letteraria dell’autore, pubblicata per la prima volta nove anni fa con il titolo “I delitti del faro”.

Si tratta della prima apparizione dell’investigatore e medico legale Tom Sermon, che qui troviamo vivere, separato dalla moglie, nella cittadina di Camborne in Cornovaglia, dove collabora con l’Interpol e lavora all’università. Sermon viene chiamato dall’amico Bernard Peters, suo punto di riferimento all’interno dell’agenzia investigativa internazionale, sul luogo di un orribile delitto: a Plymouth, non molto lontano da Camborne, è stato trovato un cadavere nell’ombra del faro di Eddystone. La defunta, tra l’altro incinta, è morta annegata. È chiaro che si tratti di un omicidio, ancor più dopo che Sermon trova, sotto il corpo, un foglio riportante un’inquietante ed enigmatica filastrocca – e uno strano simbolo inciso nella carne della schiena della vittima. Qui inizia un’indagine che porterà l’investigatore a girare l’Europa (e non solo) di faro in faro, alla caccia di un assassino seriale i cui atti hanno una pesante influenza anche sulla vita privata del detective.

Luigi Schettini ha voluto precisare di aver scritto questo romanzo all’età di 17 anni; rileggendolo, anche l’autore stesso ha certamente notato numerose imperfezioni. Molte sono state corrette; ma non tutte. Per essere un romanzo di un autore tanto giovane, sicuramente “Nell’ombra del faro” è un lavoro lodevole. Ma, astruso dal contesto (come tendo comunque a leggere), purtroppo vi si notano un po’ troppe imprecisioni e pecche, spesso probabilmente causate dall’irruenza di un ragazzo che ha lasciato correre la penna sul foglio (o, più probabilmente, le dita sulla tastiera) senza controllo; imprecisioni e pecche che, purtroppo, rischiano di rovinare il piacere della lettura.

Va detto, comunque, che in “Nell’ombra del faro” ci sono numerosi aspetti positivi. Il personaggio di Tom Sermon, protagonista anche dei due sequel già da noi recensiti, prende forma e concretezza, rivelandosi come un detective atipico, intrigante e in cui ci si può facilmente immedesimare. La storia, con i suoi continui cambi di scenario, è decisamente piacevole da seguire, forse leggermente frammentaria ma non tanto da infastidire; in fondo, ogni spostamento dell’ambientazione porta necessariamente a una variazione. Ci rendiamo conto anche che il mondo in cui opera Sermon non è esattamente lo stesso in cui viviamo noi: ci sono alcuni cambiamenti apportati dall’autore (la maggior parte dei quali utili a rendere il racconto più appassionante) che ci suggeriscono questa conclusione. Vogliamo sottolineare che questo non è assolutamente un difetto o una pecca dell’opera di Schettini: si tratta solo di un aspetto che riteniamo valga la pena evidenziare.

Qual è, quindi, il dubbio principale che nutriamo dopo la lettura di questo romanzo? Semplicemente il fatto che la scrittura in generale appaia leggermente goffa, forzatamente “d’effetto” e costellata di piccole idiosincrasie che tendono a distrarre dalla trama. Un libro insomma “acerbo”, che l’autore stesso nella postfazione definisce, certo cosciente delle sue debolezze, “…un romanzo imperfetto”. Questo, purtroppo, intacca la scorrevolezza di una storia altrimenti quantomeno divertente.

Sappiamo per esperienza diretta che Luigi Schettini è, nel decennio passato dalla scrittura di “Nell’ombra del faro”, molto migliorato, fino al suo lavoro più recente, l’ottimo “Archè”; non per questo sconsigliamo la lettura del romanzo di cui stiamo discutendo, ma suggeriremmo di evitare che questo sia il vostro primo contatto con i libri di questo autore; lo consigliamo invece a chi ha già avuto modo di apprezzare gli altri lavori di Schettini, per conoscere le origini del suo personaggio centrale (e anche, in un certo senso, le origini di Schettini come scrittore).

Marco A. Piva

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Lo scrittore:

Luigi Schettini nasce a Roma nel 1989. Oltre ad essere un valente giallista, nella vita è insegnante/coreografo hip-hop e attore. Grande cultore del cinema di Dario Argento e della letteratura horror e legal thriller di Stephen King e Patricia Cornwell, scrive storie da sempre e all’età di 17 anni dà vita al suo primo romanzo.
Pubblica “I delitti del faro” nel 2008 e “Giallo Zafferano” nel 2011.
Nel 2015 esce il suo terzo romanzo thriller, “Qui Giaccio”, per conto di Golem Edizioni, impreziosito dalla prefazione di Asia Argento, opera che ha superato le selezioni per il programma Rai “Masterpiece”, dal quale è stato poi escluso poiché si richiedeva che l’autore fosse inedito. Lo stesso thriller ha ottenuto il Premio Speciale Emotion della Città di Cattolica, una menzione speciale al Premio Letterario Giallo Garda e si è classificato al primo posto su 114 partecipanti al concorso “Un Libro Per Il Cinema”.
A Dicembre 2016 esce “Archè”, sempre per Golem Edizioni”, accompagnato da un’illustre prefazione di Daria Nicolodi.