Leonardo Valenti e Dario Viotti – Zero. Troppo giovane per morire

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Editore Cut Up Publishing Collana Cartilagini
Anno 2018
Genere Graphic novel hard-boiled
52 pagine – cartonato

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Seppure io non ami molto le premesse, mi occorre farne una, in questo caso: questo blog non ha una grande scelta di recensioni fra le graphic novels. Di questo, mi dispiace parecchio, perché penso che ci siano davvero delle opere molto belle le quali, in poche pagine, esprimono attraverso le immagini sentimenti e sensazioni disegnati dalle abili mani degli autori.

Ho un’età che – per mia fortuna – mi ha permesso di conoscere i fumetti di Skorpio, Tex Willer, Zagor, l’Intrepido. In un’epoca nella quale i fotoromanzi erano al massimo come vendite, la sottoscritta preferiva leggere altro. Però mi divertivo a vedere con quale impegno gli “attori” delle storie raccontate attraverso delle espressive (o presunte tali) fotografie, cercavano di trasmettere le loro emozioni. Tabula rasa, a livello di recitazione, ma mio parere personale… Non doveva essere neanche troppo facile, obiettivamente.

E mentre mia madre leggeva Lancio e Grand Hotel, io mi dilettavo con Lanciostory, Alan Ford ecc. Mi mancano un po’, quegli anni, per la grande scelta che permetteva di spaziare da un genere all’altro con molta facilità. Magari sono cambiata io… E magari sto divagando! Ancora non vi ho parlato di Zero, Troppo giovane per morire: creato dalle menti di Leonardo Valenti e Dario Viotti, Zero si presenta della grandezza di un fotoromanzo (nel senso delle pagine) ma la grafica e i contenuti di una storia “nera”.

La prefazione di Mauro Boselli (co-creatore, curatore e sceneggiatore di Dampyr – Sergio Bonelli Editore​ oltre che sceneggiatore e curatore della più longeva e famosa serie italiana a fumetti: TEX). ci introduce alla storia curata da Valenti (per soggetto e sceneggiatura) e da Dario Viotti (per disegni e copertina). Tranne la copertina – in prevalenza di colore viola – il tratto è tutto black and white e già mi conquista per la minimalità e l’essenzialità delle immagini. Già, perché occorre dare importanza alla storia e ai personaggi che la compongono.
Mi sembra di riconoscere, attraverso i disegni, l’ambientazione di un quartiere degradato di Roma: Corviale? Soprannominato “Il serpentone” per la sua lunghezza. un edificio abnorme realizzato durante il periodo post bellico, abitato da molti occupanti abusivi e in uno stato di abbandono e di fatiscenza che ancora oggi fa discutere.

Scordatevi la città da cartolina. Qui non ci sono monumenti. Qui non ci sono boutiques.”
“La gente questo posto lo chiama camposanto, perché una volta che sei dentro, rischi di uscirne in una cassa da morto.”

Un uomo si accorge di una ragazza in difficoltà, accerchiata da alcuni brutti ceffi mentre torna a casa. Interviene e li fa scappare con poche mosse secche e precise che ricordano gli addestramenti militari. Lui, infatti, è un ex soldato senza nome, dalla faccia da duro e disilluso dalla vita, che aspetta solo l’ora della sua morte. La ragazza è araba, ha sedici anni e si chiama Batùl. Abituata alle vessazioni quotidiane di una mancata integrazione, incapace di difendersi davanti a un vero e proprio squadrone punitivo composto da Alex, Godzilla, i gemelli, Jena e Nora, l’unica donna del gruppo. Teste rasate o coltelli alla mano, sembra siano pronti a soverchiare il mondo e a fare pulizia tra gli invasori – immigrati e nomadi – capitanati da un folle di nome Spartaco.

Ma, come sempre, mai lasciarsi trasportare dai preconcetti, dalle false aspettative, perché la realtà sa essere molto più dura e cruda di quanto ci si possa immaginare. Una storia molto realistica, dalle scene di cui purtroppo leggiamo tutti i giorni, ma forse per questo più gradita e vicina a noi rispetto al fotoromanzo che ci voleva rassicurare, facendoci cullare da un effetto placebo che raccontava di una società idilliaca nella quale era sempre l’amore a vincere su tutto.
Chissà perché, guardando un duro che ricorda il volto di Pierfrancesco Favino e un cattivo che mi sembra uscito dal poliziottesco di Milano Calibro 9, mi immagino già una trasposizione cinematografica. Unica pecca, se proprio devo trovarla, è la brevità…
Non mi resta che attendere la prossima storia.

Cecilia Lavopa

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Gli autori:
Leonardo Valenti è story editor e sceneggiatore per la tv, il cinema e i fumetti. Per la televisione ha co-creato e scritto innumerevoli serie, come Distretto di Polizia, RIS – delitti imperfetti, Romanzo Criminale, Il Mostro di Firenze. Per il cinema ha co-scritto Mozzarella Stories e A.C.A.B – All Cops Are Bastard. Ha firmato anche diverse graphic novel tra cui la controversa cronaca a fumetti Il Massacro del Circeo (BeccoGiallo) e Cassandra (Tunué), adattamento a fumetti di un racconto di Giancarlo De Cataldo. Nel 2015 Cassandra è stato pubblicato in Francia dalle Editions Asiatika. E sempre per la Francia ha scritto una short-series dal titolo Fin Ar Bed che è stata trasmessa nel 2017 da France 3 Bretagne. Dal 2012 vive in Francia.

Dario Viotti nel 2001 frequenta un corso di fumetto tenuto dal maestro argentino Rubén Sosa, e nel 2007 inizia a lavorare nel campo della pubblicità e del fumetto, con varie collaborazioni. Nel 2010 contribuisce alla realizzazione del volume El Brujo Grand Hotel di Stefano Fantelli (Cut-Up Publishing) e tra il 2010 e il 2015 collabora con vari autori, tra cui lo stesso Fantelli (The Cannibal Family, Zombie Paradise), Gianfranco Staltari (Schegge, Shapeshifter, Neromantico), Valentino Sergi (Scatter, Erotico Nero), Alessandro Dezi (su X- Comics). Nel 2015 realizza le illustrazioni e la copertina del volume Paura del Brujo: Diario di un cacciatore di fate di Stefano Fantelli (Cut-Up Publishing) e nello stesso anno Mauro Boselli lo inserisce nello staff della serie Dampyr (Sergio Bonelli Editore).