Editore Emons / Collana: Gialli Tedeschi
Anno 2018
Genere Giallo
336 pagine – brossura e ebook
Traduzione di Fabio Luccaferri
Titolo originale Schweigend steht der Wald
Mentre manipolo il libro di cui vi andrò a parlare tra poco – del quale ho ricevuto l’anteprima, stampata e rilegata come una volta si faceva con i libri introvabili dei corsi monografici all’università – ripenso ad un episodio accadutomi qualche giorno fa. Sulla pagina di una “collega di recensioni” esprimo il mio essermi bloccato sulle prime pagine di un libro avuto da recensire che – proprio per questo “blocco” – ho deciso di rifiutare di leggere. Casualità vuole che l’autore del medesimo sia amico della collega e rispondendo alla mia esternazione dice : “Che peccato”. Ora nemmeno sotto tortura vi dirò chi sia, ma la sua reazione – normale, umile, per nulla scontata – mi ha di fatto messo davanti una ovvietà alla Catalano (chi guardava Indietro Tutta sa di cosa sto parlando. Chi non lo sa si documenti): non esistono libri belli o brutti. Esistono libri scritti bene e male, questo si, ma il valore di bellezza/bruttezza è assolutamente volatile, identico alla disputa Beatles/Rolling Stones, o qualsivoglia altra discussione in cui il gusto personale venga messo a confronto con quello altrui. Quello che mi ha letteralmente spiazzato è stata la sua reazione: una mosca bianca nel panorama letterario italico dove i più hanno questa idea per cui siano portatori di luce e financo taumaturghi, reagendo con la stessa alterigia e fracassona indignazione solo perché vi siete permessi di dire che il loro libro non vi piace. A proposito di libri belli: adesso vi parlo de Il bosco silenzioso.
In una recente intervista che mi è stato dato di fare a un duo letterario tedesco, si discuteva di come il loro trascorso storico sia continuamente motivo di discussione, ma non con i parametri demenziali che accadono a casa nostra per quanto riguarda il ventennio, bensì con analisi costruttive, storici competenti – non fanatici nostalgici – ed autori di fiction che sanno inserire quel momento terribile in un contesto giallo o noir senza togliervi nulla o senza farne becera apologia. Il Bosco Silenzioso è un altro esempio di questo equilibrio virtuoso. La penna di Fleischhauer traccia un sentiero nei boschi attorno a Waldmūchen in una Baviera a quattro passi dal confine con la Repubblica Ceca, sentiero che scopriamo iniziare nel 1979, apparentemente – vista la morte di un giovane padre – ma che ci rederemo conto poi di come sia ben più vecchio e sul quale convergano uomini che di umano hanno ben poco.
Come in ogni giallo appassionante tutto accade con la stessa facilità con cui peliamo una cipolla: via via che togliamo strati, andiamo sempre più verso il ventre della vicenda. Il paragone potrebbe apparire sciocco, ma è una metodologia – l’andamento “a cipolla” – suggerita da molti scrittori, soprattutto quelli legati al giallo tout-court: il disvelamento progressivo e inarrestabile degli eventi poiché, una volta tolto il velo, non puoi più rimetterlo. Così eccoci messi di fronte a una situazione apparentemente normalissima – ottimo punto di partenza – dove una normalissima botanica ventottenne in stage formativo – Anja Grimm – si ritrova a carotare terreni boschivi proprio là dove vent’anni prima è sparito suo padre. Sparito. Nessuno ha mai parlato di ucciso, ma sparito. La madre, da allora, non si è più ripresa e per la giovane, ritrovarsi lì, sembra quasi il segno di un destino beffardo.
Fleischhauer ha un ottimo ritmo, scandito e ripido. Le vicende arrivano brevemente a climax intermedi che tengono sul chi vive. Bella l’idea di lasciare il lettore appeso a fine capitolo e riprendere la vicenda un paio – o più – di capitoli dopo. Sebbene la storia sia ricca di punti di vista e di personaggi, non vi perderete mai per strada: il sentiero è ottimamente segnato anche quando la sua meta è tutt’altro che affascinante.
Emons continua a stupirmi, proponendo autori di ottima qualità e facendoci scoprire un mondo letterario molto variegato nei toni e nelle vicende. Ah, per inciso, agli amanti della montagna verrà una gran voglia di andare per boschi. Garantito. Buona lettura.
P.S. Non per piaggeria, ma Emons è una delle poche che traduce i titoli così come sono… (titolo originale: E la foresta restò silenziosa)… A buon intenditor.
Michele Finelli
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Lo scrittore:
Wolfram Fleischhauer è nato nel 1961 a Karlsruhe. Ha studiato letteratura in Germania, poi ha viaggiato molto in Europa America e Oriente. Il suo lavoro di interprete lo ha portato per lunghi periodi a Bruxelles, ma ora vive a Berlino con la moglie e il figlio. Ha scritto dieci libri, tra romanzi storici e thriller, che sono tradotti in più di una dozzina di lingue. In italiano sono pubblicati da Longanesi Un enigma color porpora, La donna dalle mani di pioggia, Il libro che cambiò il mondo, L’ombra dell’ultima rosa. In Germania è imminente l’uscita del film tratto da Il bosco silenzioso.
https://wolfram-fleischhauer.com/