Luigi De Pascalis – Volgograd

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Editore La Lepre Edizioni Collana Visioni
Anno 2018
Genere Noir
192 pagine – brossura e ebook

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“Io vivo a Volgograd. Ma non è quella vera, la città sul fiume Volga che per quasi quarant’anni s’è chiamata Stalingrado, teatro di una delle più importanti battaglie della Seconda guerra mondiale, per quanto per certi aspetti le somigli”.

Questa Volgograd è molto più vicina a noi, si trova a Roma. In quelle zone di periferia, grattacieli fatiscenti, quartieri – dormitorio e nuovi, sfolgoranti centri commerciali, dove la gente si abbruttisce nelle domeniche vuote. La gente qui è lontana anni-luce dalla Roma che tutti conosciamo, quella dell’arte, della storia, del turismo. Quella che immaginiamo, o che vagheggiamo davanti a fotografie su riviste patinate. L’autore di queste “storie nella storia” ci porta, attraverso una serie di ritratti, di momenti, a vivere a Volgograd, insieme ai vari protagonisti. Sembrerebbe, inizialmente, una raccolta di episodi slegati fra loro; un modo per “raccontarci” quelle persone, quel mondo…

Il filo conduttore del romanzo, se così si può chiamare, ci è dato da un vecchio. Un anziano solo e stanco che ci racconta, attraverso le sue storie, le vite di persone che conosce, che come lui vivono a Volgograd. Una dolente e variegata umanità, delusa dalla vita, che ruota intorno all’anziano narratore senza nome che, con un linguaggio asciutto, crudo, ci porta a scoprire a poco a poco. Con tristezza. Sono tanti i personaggi: c’è Ada, la moglie, morta senza la sua assistenza, che torna nei ricordi e gli rinnova il rimorso per le sue mancanze ed i suoi errori. Poi Amir, africano come tanti, arrivato fortunosamente ed accampato nei cartoni sul LungoTevere, venuto in Italia a cercare la sorella Mariam, di cui non ha più notizie…

Anche Ciro, il cardellino che cinguetta nella sua gabbia, unica compagnia ormai, è assurto qui a personaggio, e gli assomiglia un poco: entrambi prigionieri di una galera. Poi, struggente, l’amico perduto: quello che gli ha regalato la vita e da lui ha avuto in cambio la morte. E’ il suo cane, che ha molto amato, ma che l’uomo ha fatto sopprimere perché non soffrisse più. E Genoino, il barbone-poeta, buono ed innocuo, trovato bruciato vivo nel Parco Stalin. E poi Chiara, con cui ha avuto una storia altalenante e complessa; Marina, di cui non ha compreso la disperazione, il bisogno di aiuto… C’è Renzo, che incontra la figlia del grande amore della sua vita, e comprende che cosa abbia perduto.

Sono tanti i personaggi, ancora. Ciascuno ci porta in un’atmosfera di profonda solitudine, di dolore, di disperazione, a volte. Personaggi comuni, ma narrati con accenti tali, da renderli quasi speciali. Il linguaggio è quello che io preferisco, conciso, efficacissimo. Uso di frasi brevi e per questo più immediate.

Per il momento Amir è solo.
Solo a guardare il fiume.
Solo a pensare.
Solo a ricordare”.

Attraverso una cadenza mensile, i racconti dell’anziano narratore ci scorrono davanti. Ma, a un certo punto, la sorpresa. Le storie si intrecciano. Ritroviamo personaggi già conosciuti, ed allora tutto il senso della storia si fa chiaro. Sembravano slegate fra loro, ma NON lo erano. Il protagonista compie un gesto che sarà per lui una sorta di “riscatto” dagli errori commessi nella sua vita. E poi, il finale: fantastico ed assolutamente sorprendente! Un vero colpo di scena.
“Chi dice che l’inferno sia dopo la morte?”. Questa, l’introduzione. Questo, il senso.
Ho amato questo romanzo particolare; forse perché sono vicina a questo mondo degli ultimi; o forse semplicemente perché Luigi De Pascalis ha saputo narrarlo coi toni giusti? Quando la lettura di un libro scorre come l’olio,e ti riempie il cuore di tristezza, ma anche di emozioni, è segno che l’autore ha colto nel segno. Pienamente promosso!

Rosy Volta

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Lo scrittore:
Luigi De Pascalis oltre che scrittore e pittore è stato illustratore, grafico, sindacalista, pubblicista. È oggi uno degli autori italiani di narrativa fantastica più apprezzati negli Stati Uniti; in Italia ha vinto i premi Tolkien e Courmayeur, ed è stato finalista del premio Camaiore di Letteratura Gialla. I suoi racconti sono inclusi in moltissime antologie del fantastico italiane e straniere. Prima di Il mantello di porpora, romanzo storico incentrato sulle gesta di Giuliano l’Apostata, De Pascalis ha pubblicato con La Lepre Edizioni il giallo storico Rosso Velabro, i romanzi La pazzia di Dio (finalista al premio Acqui Storia e al Premio Majella) e Il labirinto dei Sarra, il noir fantascientifico Il Nido della Fenice, la graphic novel Pinocchio (vincitrice del Premio “Pinocchio di Carlo Lorenzini” nel 2012). Sempre per La Lepre, l’autore cura la collana “Fantastico Italiano”. Con altre case editrici ha pubblicato i romanzi La dodicesima Sibilla e Il signore delle furie danzanti (Hobby & Work Publishing, 2009), e La morte si muove nel buio (Mondadori, 2013). Ha inoltre al suo attivo numerosi saggi storici, insegna scrittura creativa ed è fondatore, assieme ad altri sette autori romani di mistery, del gruppo “Delitto Capitale”. Nel 2016 il romanzo Notturno bizantino ha vinto il premio Acqui per il miglior romanzo storico dell’anno.