Arne Dahl – Inferno bianco

1422

Editore Marsilio / Collana GialloSvezia
Anno 2018
Genere Giallo
416 pagine – brossura e ebook
Traduzione di Alessando Borini


Qualche recensione fa, in una delle mie “lamentazioni laurentane“, esternavo come il mondo nordico andasse, una parte di esso almeno, allineandosi ad un cliché scrittorio, una sorta di traccia, solco, nel quale volente o nolente dovevi stare. La fortuna è quando trovi quello che, quel solco, nemmeno lo vuol vedere per sbaglio. Sono pochi, al momento, ad evitare il “ti piace vincere facile”. Dahl, dall’alto anche della sua qualità indiscussa,  può largamente permettersi di uscire dal seminato e di sviluppare un thriller nordico che non sappia già di già sentito, letto, visto (dire, fare, baciare, lettera, testamento…). Accade qui, in un libro pubblicato oltre un anno fa, e adesso vediamo cosa succede.

Hai lottato, hai cercato con attenzione tutte le prove e hai finalmente messo in galera un killer spietato. Bene. No. Ora ce n’è uno in giro, che ha molto più di un’attinenza nel modus operandi con quello che usava quell’altro, quello che adesso – ce l’hai messo tu – è in galera. Dunque? Ti sei sbagliato? Oppure no? Sarebbe comodo poterlo scoprire, ma ti risvegli in mezzo al nulla delle Lapland, a nord della Svezia. Nulla davvero, solo il bianco della neve. Ah, c’è anche Molly vicino a te, ma non avete nulla. Cigliegina sulla torta? I servizi sergreti della Säpo che ti stanno alle costole.

Con una premessa così, miei cari, ce n’è che l’ultimo filmone di Cruise a confronto è un documentario sui dromedari. Tutto è congegnato per mettervi dentro una macchina letteraria perfetta, che ticchetta precisa e vi sbatacchia di qua e di là senza troppe remore: e a voi piace un sacco. Sam Berger, che chi legge Dahl conosce già, si trova dunque davanti a un compito non facile: risolvere un caso d’omicidio mentre fugge da polizia e servizi segreti, il tutto senza poter usare nulla delle moderne tecnologie, quindi con uno sforzo ancor maggiore.

La penna di Dahl vi inanella una serie di eventi, personaggi e situazioni da palpitazione. Buttati in mezzo alle loro emozioni, ai minuti contati, alle sensazioni, attitudini, approcci verso questa o quella cosa, arrivando in profondità con tutti i personaggi coinvolti, senza lasciarne indietro nessuno e – qui si dimostra la qualità – senza perdersi per strada. Si vede quando uno scrittore è ispirato, perché troverete personaggi che cozzano l’uno contro l’altro, devastati dai sentimenti e dalle ambiguità che scoprono via via, diverse e stranianti per ciascuno di loro. La storia è complessa ed articolata, ma viene dipanata con maestria, senza indecisioni o sproloqui fuori tema. Il gioco costante è che nulla è ciò che sembra e cambia con continuità. Ci si aspetterebbe di vedere esagitati investigatori correre a destra e a sinistra, mentre trovate atteggiamenti di folle calma, dove l’enorme tensione che soggiace viente trattenuta a stento come un falso sorriso o una faccia di circostanza (pokerface).

Tutto conciona all’arrivo in volata sul finale dove il livello di dopamina viene pompato a livelli da galera e vi ritroverete a sfogliare pagine una via l’altra mentre intorno a voi accadono cose di cui non vi importa nulla. Devo dirivi altro? Siete ancora lì?

Michele Finelli

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Lo scrittore:
Arne Dahl, pseudonimo di Jan Arnald (1963), è scrittore, editor e critico letterario. Collabora con l’Accademia di Svezia, che assegna ogni anno il Premio Nobel, e cura una rubrica sul quotidiano di Stoccolma «Dagens Nyheter». Autore di romanzi tradotti in 30 paesi, ha scalato le classifiche internazionali con la pluripremiata serie poliziesca del Gruppo A e con quella dell’unità operativa OpCop, edite in Italia da Marsilio e diventate fiction televisive di successo. Il tempo del male è il primo episodio di una nuova serie, con protagonisti gli investigatori Sam Berger e Molly Blom.