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Ultima tappa del blogtour dopo La Bottega del Giallo, Milanonera e Veleni e antidoti, tocca oggi a Contorni di noir parlarvi del romanzo pubblicato in Italia da Edizioni le Assassine. La sedia del custode di Bahaa Trabelsi apre una finestra su un paese, il Marocco, in preda a grandi e pericolosi cambiamenti di usi e di costumi. Dove la politica, nonostante la colta e impegnata resistenza re Mohammed VI, che ha solennemente dichiarato: «Il burkini scaturisce da un’ideologia wahabita, che non ha niente da fare in Marocco. Noi siamo di rito Maliki ispirato ai Sufi, ricordate bene chi siamo!», sta proseguendo un dirompente processo di islamizzazione destinato ad aver riflessi anche negli altri continenti.
Dalla finestra della sua casa di Casablanca, Bahaa Trabelsi ha potuto assistere infatti nel corso di una decina d’anni ai lampanti esempi dei tanti inevitabili cambiamenti in atto nel suo Paese.. E proprio questi rapidi cambiamenti che le hanno regalato l’idea di scrivere un libro e di farne un thriller legato agli spaventosi rischi che una nuova fanatica visione del mondo potrebbero portare. Una visione legata all’ wahabismo, il nuovo credo che vorrebbe dimenticare la corretta interpretazione della parola del Profeta che ha sempre predicato la tolleranza e la moderazione. Mentre la sconsiderata esplosione del wahhabismo invece… E la violenza che potrebbe conseguirne sarà orrendamente interpretata da un implacabile serial killer che nel romanzo si trasforma nella personificazione stessa del male. A Casablanca, millenaria e splendida città marocchina, combattuta tra modernità e conservatorismo, un serial killer convinto di essere mandato da Dio per purificare la città dai miscredenti, firma i suoi delitti con delle citazioni del Corano, convinto di essere il designato da Dio per epurare la città dai miscredenti: uomini corrotti, donne adultere, ladri, peccatori.
Per lui Casablanca rappresenta la Sodoma e Gomorra del ventunesimo secolo. Questo uomo anonimo, originario del profondo sud e fanatico nella sua fede, è sicuro di essere la fiaccola della divina verità ed è divorato dall’odio nei confronti degli “empi”, che individua e sceglie destinandoli alla punizione dalla sedia di custode, diventata il suo osservatorio. Un punto di osservazione e di controllo del quartiere residenziale Racine, in una zona elegante abitata da benestanti. L’inchiesta sull’insospettabile e introvabile serial killer verrà condotta da un Abid, commissario che sfiduciato del suo lavoro, si sfoga bevendo e che, durante le indagini viene in contatto con Rita, una giornalista curiosa ed emancipata, da anni sospesa fra due culture, quella occidentale e quella marocchina, che vuole notizie per il suo giornale.
Questa femminista militante finirà stranamente con allacciare una relazione amorosa con Abid, il poliziotto, simbolo di potere, dominio e virilità. Potrebbe il commissario provato dalla vita e da quella che parrebbe una condanna alla solitudine, trovare un futuro e la redenzione con Rita? Ma se l’anonimo pluriomicida continuerà le sue gesta, non sarebbe invece proprio lei la giornalista, il bersaglio ideale per il solitario psicopatico, il pazzo di Dio? Un’angosciosa suspence si annida in questo thriller, in cui tre diverse percezioni del mondo si incontrano, si scontrano e contraddicono con le loro certezze e i loro tormenti. Tre diverse voci dei tre principali personaggi inquadrati ciascuno nel suo ruolo, che parlano in prima persona, e i cui destini saranno per sempre e irrimediabilmente suggellati.
Patrizia Debicke
Qui le altre tappe del blogtour:
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La scrittrice:
Bahaa Trabelsi Reda-Fathmi è giornalista, scrittrice e sceneggiatrice, Baaha Trabelsi è nata a Rabat nel 1966. Si laurea in studi economici in Francia e poi lavora per il governo e per diverse testate giornalistiche, occupandosi di cultura e società. Le sue inchieste sono numerose e riguardano argomenti delicati come la vita nelle prigioni marocchine, l’omosessualità o la prostituzione. Bahaa Trabelsi è membro attivo della società civile e ha partecipato alla creazione di diverse associazioni, tra cui Donne e sviluppo. La sedia del custode è il suo quinto romanzo e ha vinto il premio letterario Sofitel 2017. Presidente della giuria che ha assegnato il premio in quella circostanza era Tahar Ben Jelloun. L’impegno della scrittrice nei confronti delle donne ha avuto anche un riconoscimento nell’esposizione organizzata a Rabat per la Giornata internazionale delle donne 2017: il suo ritratto è tra i cento che celebrano le donne marocchine, note e anonime, che partecipano con la loro diversità allo sviluppo del Paese.