Editore Baldini+Castoldi / Collana Romanzi e Racconti
Anno 2018
Genere Giallo
736 pagine
Traduzione di M. Barindi
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Transilvania, XXI secolo. Il plurilingue, coltissimo, molto famoso, ma un po’ scettico professor Charles Baker dell’Università di Princeton è stato invitato nella città natale di Dracula o il principe delle tenebre, nome di battaglia di Vlad III l’Impalatore, per prendere parte a una conferenza sull’ “eroe” nazionale, che ha riunito i più importanti storici del mondo. Ma, proprio mentre dal palco sta enunciando la sue personali teorie che mirano a ridimensionare la leggenda del più famoso vampiro del mondo, viene bruscamente interrotto dall’arrivo della polizia locale che, per colpa di tre spaventosi omicidi raccapriccianti, richiede la sua immediata presenza sul luogo del delitto. L’allestimento della macabra scena comporta tre corpi artisticamente disposti a formare una croce sulla scalinata della cattedrale degli Scolari. Per gli inquirenti non ci sono dubbi: questi omicidi in qualche modo devono essere collegati alla sanguinaria leggenda del conte Dracula e rappresentano un preciso avvertimento al professore, uno dei massimi esperti in materia.
Per loro il messaggio dell’assassino è chiaramente rivolto a Baker che deve stare in guardia contro i rischi in agguato in Transilvania. Lui, che non teme di essere in pericolo di vita, intuisce tuttavia che qualcosa di molto più grande si cela dietro quelle morti efferate. Prima però che riesca ad andare più a fondo, viene coinvolto in una complessa cospirazione planetaria che in qualche modo si riallaccia a una potentissima organizzazione segreta, l’Ordine del Dragone, creato più di cinquecento anni prima dall’imperatore Sigismondo del Lussemburgo. La verità, secondo Charles Baker, potrebbe essere nascosta in un’antica Bibbia unica arma valida a disposizione per portare a termine un piano voluto dallo stesso Vlad l’Impalatore, cinquecento anni prima. A quei tempi, proprio lui Dracula, durante le pause tra i suoi tre regni, finanziò un segretissimo e innovativo progetto: La stampa, che doveva portare un messaggio decifrabile solo da pochi iniziati. Il nome del celebre inventore che fu al suo servizio era Johannes Gutenberg. Il messaggio fu nascosto nel primo libro stampato della storia: la Bibbia B42, nota anche come Bibbia di Gutenberg. Charles e Christa, in principio distanti e diffidenti poi sempre più vicini, possono contare solo sulla loro sagacia per giungere al cuore della verità.
La Bibbia perduta di Igor Bergler (non sono noccioline, preparatevi, ma ben 736 pagine) è una dettagliata indagine archeologica e storica in cui la fantasia, con destrezza e indubbio senso di humour, va a mischiarsi con la realtà. Con continui richiami ai precedenti capitoli che fanno presagire un serial televisivo. Il tutto concepito con una struttura narrativa costruita senza risparmio, traendo ispirazione a piene mani da tutta una serie di generi e romanzi popolari. Certi passaggi del libro rimandano senza remore al thriller d’azione, senza rinnegare gli accenti horror e sconfinando nel tranquillamente romanzo gotico.
Suggestivi i Gabinetti delle curiosità, rifugio e sfogo della fantasia umana. Ritroviamo quello interessantissimo del folle imperatore Rodolfo II e, cinquecento anni più tardi, quello del commissario collezionista Nicky Ledvina. Efficaci rappresentazioni del Theatrum Mundi, fatto di avvenimenti e di aberrazioni e truffe di cui è composta la storia e, in generale, l’intera nostra vita. Il nome del commissario Ledvina, forse l’interprete chiave del romanzo, non è stato scelto a caso, perché è l’indovinato mixer di due personaggi di un film cecoslovacco la cui trama gira intorno a un fiore carnivoro. E in realtà Bergler fa così anche per gli altri protagonisti del suo libro: con nomi e caratteristiche che richiamano personaggi di film, di libri, o della realtà storica. Elementi di questo tipo si trovano di continuo, arricchiti da parafrasi tratte da sequenze di film o da testi letterari celebri. Vedi il riferimento al Padrino con «Luca Brasi dorme con i pesci» o al salvacondotto del cardinale Richelieu ne I tre moschettieri: «Quest’uomo ha fatto ciò che ha fatto per mio ordine e per il bene dello Stato». Ma anche a James Bond, con quella sua «licenza di uccidere», cioè di fare qualunque cosa per ordine della regina e nell’interesse dello Stato…
Tutti riferimenti che ci conducono direttamente alle loro fonti. Ma il romanzo è pieno di altri riferimenti, magari meno evidenti e diretti. Quello del prologo, infatti, è una parafrasi del finale di Martin Eden di Jack London. E la conclusione del libro con quel «nulla» con cui si chiude, ci ricorda il film di Ingmar Bergman e diventa l’enigma stesso dell’essere umano. Insomma, il Bene e il Male non possono esistere l’uno senza l’altro, perché la purezza assoluta non esiste, o è solo un’invenzione propagandistica. La vera storia è sostituita dalla sua interpretazione e la chiusura del libro sembra suggerire l’impossibilità di conoscere fino in fondo la verità, ma anche la convinzione che, in assenza del male, il bene non ha più alcun senso. C’è il rischio, per chi legge queste puntualizzazioni, di pensare il romanzo sia un ammasso di citazioni e rimandi culturali che potrebbero rivelarsi soporiferi. E invece no. Riconosco che non è una lettura leggerissima, ma la componente avventurosa si fa apprezzare e il romanzo si legge con piacere e scorre facilmente offrendo momenti di piacevolezza a diverse tipologie di lettori. Saranno soddisfatti coloro che vogliono l’azione e il thriller, quelli delle teorie del complotto e i patiti di Dracula che potranno approfondire la loro passione. E altri lettori più esigenti culturalmente e che non disdegnano una conoscenza poliedrica troveranno invece appagamento in altre parti del testo.
Patrizia Debicke
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Lo scrittore:
Igor Bergler (Timişoara, Transilvania, 1970) è un regista e sceneggiatore cinematografico – ora il romanziere romeno più venduto degli ultimi trent’anni – cresciuto all’ombra dell’autentico castello di Dracula. Ha studiato cinema a Bucarest e a Berlino. È autore di molte sceneggiature e regista di due lungometraggi e di dieci corti. Ha lavorato alla radio e alla televisione come direttore e ha avuto un suo show personale, vincendo numerosi premi. Critico cinematografico, ha un dottorato in Marketing e ha insegnato nelle università di Bucarest e Timişoara. Ama l’Italia e la nostra lingua, oltre a essere uno sfegatato tifoso della Juventus.