Intervista a Sarah Pinborough

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Sarah Pinborough è una scrittrice inglese. Dietro i suoi occhi è il suo primo thriller psicologico, in corso di pubblicazione in venticinque Paesi e rappresentato dagli stessi agenti di Paula Hawkins. Uscito in Inghilterra a inizio 2017, ha raggiunto immediatamente il primo posto assoluto della classifica del Sunday Times, e a seguire è stato un bestseller in America, diventando a tutti gli effetti il fenomeno letterario dell’anno e facendo della sua autrice la nuova maestra del thriller psicologico anglosassone. Sarah scrive molto anche per la tv ed è autrice di diversi, pluripremiati romanzi YA tra cui Thirteen Minutes – Tredici minuti, che diventerà una serie tv per Netflix. Vive a Londra.
Con Piemme ha pubblicato Dietro i suoi occhi (2017), L’amica del cuore (2018).

E proprio in occasione del suo secondo romanzo, l’autrice è arrivata in Italia per il Noir in festival, svoltosi a Milano e Como dal 3 al 9 dicembre 2018, dove l’abbiamo incontrata.

1. Buongiorno Sarah, benvenuta. Comincio con il chiederti chi eri quando sei partita e chi sei adesso?
S.: Ero più giovane. [ride] Suppongo… penso di essere stata come tutti; ero più ingenua allora, pensavo di poter scrivere un libro e diventare un caso letterario, ma scrivevo horror, quindi non avrebbe mai potuto accadere. Comunque, sì, ho cominciato come autrice horror. Penso di essere diventata… forse ora scrivo libri che mi vengono più naturali, ho imparato a scrivere quello che voglio invece di cercare di scrivere quello che la gente si aspetta, se capisci cosa intendo dire. Penso di essere di natura una scrittrice commerciale.

2. E’ uscito per Piemme il tuo nuovo romanzo “L’amica del cuore”. Ancora una volte le donne sono al centro della tua storia. Com’è nata l’idea?
S.: Volevo scrivere una storia di crimine riguardante qualcosa che succede molto in Inghilterra, e volevo contestualizzarla in una donna estremamente normale e nella sua vita, in modo che il lettore si senta solidale con lei per poi essere costretto a rivedere la propria opinione riguardo a quella gente. Sì, di base volevo scrivere su un argomento specifico e poi, facendo le mie ricerche, è nata la storia.

3. Riprendendo il titolo del romanzo precedente (Dietro i suoi occhi), cosa c’è dietro Lisa e Marylin?
S.: Penso di essere sempre stata interessata in chi siamo veramente, in quello che nascondiamo agli altri. In “Dietro i suoi occhi”, le cose che i protagonisti nascondono sono particolarmente drammatiche in vari sensi.

4. I rapporti interpersonali sembrano ruotare sempre nei tuoi romanzi. L’amicizia tra le protagoniste, il legame di Lisa con sua figlia Ava, ma anche le “amicizie” che si intrecciano sui social. Un romanzo psicologico, ma anche un monito a conoscere meglio chi vive intorno a noi?
S.: Sì, certo, nella storia di Ava in particolare: l’elemento dei social media nel libro è senza dubbio questo. Penso che sappiamo che tutti nascondono qualcosa al mondo. Io credo molto nelle amicizie personali, faccia a faccia, penso che funzionino molto meglio, credo che si capisca molto dalle espressioni del viso, dal linguaggio corporeo, cose che nei social media si perdono. Penso quindi che per gli adolescenti di oggi il mondo dei social media sia un luogo pericoloso; è questo che esploro nella storia di Ava.

5. Creiamo un mondo di relazioni sociali dove non conosciamo la verità che le persone nascondono tra le quattro mura della propria abitazione. Eppure ci fidiamo. Forse perché abbiamo sempre bisogno di credere in qualcosa o in qualcuno?
S.: Penso che vediamo le vite degli altri come più solide delle nostre. Per esempio quando qualcuno divorzia diciamo “Non me lo sarei mai aspettato”, ma non si può sapere cosa succede dentro le case della gente. In realtà penso che sia una buona cosa, credo fermamente che tutti dovremmo avere segreti, che ognuno dovrebbe avere qualcosa che è solo suo, anche se il vostro rapporto è fantastico, dovere avere qualcosa di privato, ne avete bisogno. Quindi, penso che il discorso sia mettersi il cuore in pace con il fatto di non sapere ogni piccolo dettaglio riguardo alla gente. Penso che sia importante. Ti può piacere qualcuno, puoi fidarti, anche senza sapere ogni piccola cosa riguardo a quella persona. Quello che qualcuno ha fatto nel passato non è necessariamente la persona che sono oggi.

6. La particolarità dei tuoi romanzi è che dirigi il lettore verso la paura dell’ignoto, virando poi gradualmente ad altre prospettive. Ci spieghi il motivo di questa scelta?
S.: È una scelta. Penso senza dubbio che, specialmente se stai scrivendo un thriller, vuoi distrarre il lettore, portarlo in direzioni diverse e poi, lentamente, mostrare le cose come tu vuoi che il lettore le veda. Penso che sia un elemento integrante del genere. Non in ogni caso, ma penso senza dubbio che se vuoi una bella sorpresa, una rivelazione, devi fare qualche finta, non so se mi spiego bene, fare delle finte perché il pubblico ci caschi. Quindi sì, lo faccio di proposito. A volte mi viene mentre preparo la trama del romanzo, altre arriva mentre lo scrivo, mi viene un’idea e mi rendo conto che è buona ma certo, di regola lo faccio di proposito. Sì, sono così scaltra. [ride]

7. Tu scrivi nel romanzo: “È così prezioso potersi sentire amati, in queste nostre vite tanto caotiche.” Ma sembra che spesso l’amore abbia una accezione negativa… Cosa ne pensi?
S.: Penso che l’amore sia probabilmente una tra le emozioni più distruttive del mondo, capisci? Penso che sia bellissimo, ma in un certo senso è una pazzia. Non sono mai tanto lucida quanto mentre sono single. E lo dico poco dopo essermi fidanzata. [ride] La sanità mentale è una peculiarità dei single. [ride] Pensa alla gelosia, all’ossessione, a tutte queste cose, vengono tutte dall’amore. E anche la dipendenza: i bambini amano i genitori perché ne hanno bisogno, l’amore nasce dal bisogno. È una gran cosa, ma non è sempre salutare.

8. Il tuo romanzo 13 Minutes è stato venduto a Netflix e nel passato molti libri hanno visto la trasposizione al cinema con grandi risultati. Com’è stato l’adattamento?
Lo sta adattando Josh Schwartz, che ha creato “Gossip Girl” e “Glee”… credo che in questo momento siamo alla terza riscrittura del copione. Josh ha fatto anche… “Dynasty” mi sembra… in realtà penso che “Dietro i suoi occhi” uscirà prima di “13 Minutes” a meno che non succeda qualcosa di catastrofico.

9. “13 Minutes” è un film mentre “Dietro i suoi occhi” è una serie, vero?
S.: Sì, una serie in sei puntate. Ora possiedono la mia anima. [ride]

10. Nel romanzo tu scrivi: “Tutti abbiamo dei segreti.” Qual è il segreto di Sarah Pinborough per il successo di un libro?
S.: Se te lo dicessi, dovrei ucciderti. [ride] Trova un’ottima casa editrice che supporti il tuo libro con un sacco di soldi. [ride] È questo il vero segreto. E cerca di fare qualcosa di originale, anche se rimani in un genere già esistente.

Intervista a cura di Cecilia Lavopa
(traduzione dall’audio inglese di Marco A. Piva)