Harald Gilbers – Atto finale

2418

Editore Emons / Collana Gialli Tedeschi
Anno 2018
Genere Giallo
432 pagine – brossura e ebook
Traduzione di Angela Ricci

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Niente da dire, scrittori come Harald Gilbers, forse meno letti in Italia perché trattano argomenti che chi ha meno di settant’anni crede di poter dimenticare, sono bravi. Anzi, geniali. Le sue ricostruzioni storiche dell’ultimo agghiacciante periodo in Germania dell’Era Nazista sono storie straordinarie che dovrebbero far riflettere e servire da lezione a chi dovrebbe sapere o almeno di chi dovrebbe voler informare. Sissignori, perché Gilbers, senza far lezioni o esprimere giudizi narra e spiega con semplicità ciò che accade e lascia al lettore il compito di valutare. Gilbers non lancia condanne, si limita a ritrarre il pericoloso scenario di allora, la cieca accettazione di un popolo che per anni si è lasciato incantare dai proclami dalle parole e ha supinamente subito una mostruosa dittatura che, con inaudite complicità politiche anche internazionali, ha calpestato tutti i diritti umani.

Una folle dittatura, indorata dal potere, che pian piano come una tela di ragno ha avviluppato cervelli e coscienze di troppi costringendoli a chiudere bocca, occhi e orecchie. Aprile 1945. La fine della guerra in Europa è imminente, ma i russi non hanno ancora raggiunto il centro di Berlino. L’ex-Commissario Richard Oppenheimer e sua moglie Lisa hanno trovato rifugio nei locali di fermentazione di una fabbrica di birra abbandonata, con l’aiuto di Ede, conosciuto tramite Hilde von Strachwitz, medico e vecchia amica di Oppenheimer, un borsanerista e truffatore che se ne serve come nascondiglio per le merci. Dopo pochi giorni, a loro due si è aggiunto Dieter Roski, un uomo tranquillo, ha dichiarato di essere un impiegato delle poste, che ha con sé una valigetta dalla quale non si separa mai. Hanno ancora abbastanza provviste per sopravvivere ma Oppenheimer e Roski sono costretti ogni tanto ad uscire dal loro rifugio per andare a prendere dell’acqua. Cercano di non farsi vedere o sentire ma mettersi completamente al riparo dalla ferocia dei sovietici è impossibile. Il dirompente avanzare delle truppe russe sarà devastante per la popolazione indifesa.

Con Berlino ormai caduta, i sovietici impazzano per le strade dandosi a saccheggi e quando Oppenheimer, chiarita la sua estraneità, potrà finalmente tornare al birrificio si troverà di fronte al fatto che sua moglie è stata violentata. Da quel momento saranno solo una gelida rabbia e il desiderio di vendetta a guidare le mosse dell’ ex commissario, messo a confronto anche con il crimine più odioso dei sovietici lo stupro di tante donne durante l’occupazione. Lisa non è un’eccezione. La storia di Atto Finale spazia tra il 20 aprile e il 7 agosto 1945 e vede il ritorno sul palcoscenico di molti dei protagonisti dei due precedenti romanzi della trologia: Hilde, salvatasi per miracolo dall’esecuzione, la famiglia dell’ex avvocato Schude che gestiva un negozio di moda. E si avvale dell’indagine di Oppenheimer, per renderci diretti testimoni di quel momento tragico per la Germania con Berlino in rovina, perennemente permeata da un inquietante atmosfera, dove manca di tutto: acqua, cibo e altri generi di prima necessità. Comincia a fare caldo e il fetore dei cadaveri in decomposizione ammorba la città. Oppenheimer si dà da fare, improvvisa, ma pare schiacciato dai tanti fronti di potere che vorrebbero il suo aiuto. Ma qualcosa di buono i russi l’hanno fatto: il generale Bersarin, da loro delegato a gestire Berlino, ha preso in mano la situazione: l’acqua è tornata alle fontane, le nuove tessere permettono di mangiare qualcosa.

Si ricomincia a distribuire l’elettricità, a sgombrare le macerie dalle strade. Presto un breve tronco della S-Bahn tornerà in funzione e ci sarà il primo concerto dei Berliner Philharmoniker. Le bombe atomiche americane sganciate sul Giappone, che hanno chiuso finalmente una guerra, hanno provocato unanime raccapriccio, ma per la popolazione berlinese gli orrori e le sofferenze patiti negli ultimi sei mesi di conflitto armato, culminati nel gran finale dell’invasione dell’Armata Rossa, sono stati forse peggiori degli spaventosi effetti di un’esplosione nucleare. Negli anni successivi Berlino diventerà una zona bollente per gli affari e i complotti internazionali. Sappiamo già, Gilbers l’ha dichiarato in un’intervista, che Oppenheimer tornerà in un prossimo libro. A fare il suo lavoro, anche se, soprattutto all’inizio, sarà riluttante rientrare nella polizia, perché l’influenza sovietica è pesante. Ma il suo destino è ricominciare da capo, avvalendosi del suo straordinario talento e del suo famoso intuito, per risolvere altri nuovi crimini. Con Atto finale ancora una volta Gilbers ci riporta la realtà della grande storia, diretta palpabile e inserita con straordinaria capacità in una fiction romanzata molto intrigante ma che si premura di rispettare la verità della cornice. Un gran bel libro!

Patrizia Debicke

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Lo scrittore:
Harald Gilbers (Monaco di Baviera, 1969) ha studiato letteratura inglese e storia moderna e contemporanea. Prima di diventare regista teatrale, ha lavorato come giornalista delle pagine culturali e per la televisione. I suoi gialli sono tradotti in francese, polacco, danese e giapponese. Il primo romanzo della serie dell’ex commissario Oppenheimer, Berlino 1944. Caccia all’assassino tra le macerie (pubblicato da Emons nel 2016), ha vinto il Glauser Preis 2014, uno dei più importanti riconoscimenti per i gialli in Germania, mentre il secondo romanzo, I Figli di Odino, ha ottenuto in Francia il Prix Historia 2016.

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