Dario Camilotto – L’uomo di Innichen

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Il libro:
Edizione Mursia/Collana Romanzi Mursia
Anno 2010
442 pagine – Brossura

La trama:
Dan, padre separato di un bambino di nome Roby, rimane sconvolto dalla notizia che suo figlio muore, investito mentre girava a bordo della sua bicicletta. In apparenza un incidente casuale, la classica storia del guidatore che scappa dopo aver travolto la vittima. La polizia, come sempre, brancola nel buio e Dan decide di agire da solo, spinto dal desiderio di vendetta e dalla rabbia cieca che lo alimenta.
Credo che Camilotto in questo romanzo abbia ben rappresentato ciò che di più doloroso ci possa essere nella vita, la morte di un figlio. Si parla sempre del perdono che i genitori devono avere nei confronti degli assassini, ma l’odio è talmente accecante, che l’unica cosa che vuoi fare è rendergli giustizia. Ma non attraverso il giudizio divino, non attraverso il castigo degli uomini, ma trovare e uccidere con le proprie mani chi ti priva del sangue del tuo sangue. Da vittime, ci si trasforma in carnefici e non c’è razionalità, non c’è ragione che ti illumini e che ti fermi nel tuo proposito.
Lo scrittore ci conduce per mano in un percorso che fa riflettere sui motivi per cui, in teoria, siamo tutti dei potenziali psicopatici, se pensiamo al nostro bagaglio di vita e a ciò che diventiamo. Mi fermo qui, non voglio togliere alcuna suspence al libro. Alla fine, c’è un passaggio toccante dello scrittore, che descrive le ragioni del suo ritardo nella pubblicazione del romanzo. Imperdibile.
Lo scrittore:
Nasce a Torino nel 1960. Si trasferisce a Milano e dopo aver condotto gli studi classici, ha lavorato come art director in uno studio pubblicitario e successivamente come responsabile della comunicazione in un’azienda industriale.
Ora svolge parallelamente l’attività di consulente di immagine e designer, a quella di scrittore. Ha scritto un precedente libro nel 2005, Il manipolatore di sogni

Qui l’intervista che ho realizzato: Intervista a Dario Camilotto