Fabio Geda – Nel mare ci sono i coccodrilli

2202
Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari

Il libro:
Edizione B.C. Dalai/Collana Icone
Anno 2010
155 pagine – Brossura

La trama:

Nascere in Afghanistan, per un bambino, è già sinonimo di condanna. Questa è la storia di Enaiatollah Akbari, orfano di padre, morto per un incidente mentre guidava un camion per un ricco signore, dove il carico è andato perduto e il figlio diventa un mezzo di rimborso. Ma la madre non ci sta. Gli scava una buca dove farlo rifugiare ogni qualvolta lo vengono a cercare, ma il bambino cresce e questa soluzione non può essere usata ancora. E quindi madre e figlio partono, verso il Pakistan. Il bambino, con la fiducia di una vita migliore in un posto migliore. La madre, con la morte nel cuore, perchè lo abbandonerà al suo destino, costringendolo a viaggiare per vari paesi, dall’Iran alla Turchia, dalla Grecia all’Italia, lavorare per paghe irrisorie e riuscire comunque ad approdare definitivamente nel paese che lo accoglierà, appunto l’Italia.
Questa è una storia vera.
Devo dire che non mi capita facilmente di commuovermi. Con questo libro mi è capitato due volte: la prima, leggendo la recensione di una persona e la seconda, quando sono arrivata all’ultima pagina del libro..forse il momento più toccante, il più intimo e il più liberatorio.
Come non essere partecipi di questa disumana “avventura” al limite della sopravvivenza, dalle molteplici emozioni che si avvicendano tra le pagine, dalla rabbia alla disperazione, sentimenti che in realtà nel libro tengono unite le persone, dalla forza che può avere il non possedere niente e comunque dividerlo con gli altri.
Se si potesse classificare il dolore, definirei la storia così:
– quello del ragazzino abbandonato dalla madre
– la consapevolezza che sia stata proprio la madre ad abbandonarlo
– quello della madre che per compiere un gesto così estremo, è arrivata ad uno stato di rassegnazione totale. Ma è una colpa che l’accompagnerà sempre.
E il ritrovarsi totalmente soli e impotenti, è reso magnificamente dal racconto di Enajat, che si trova all’improvviso padrone della propria esistenza, senza però saperne disporre..
Un bambino costretto a crescere in fretta, a confrontarsi con il mondo degli adulti, spesso con difficoltà, mentre altre volte con risvolti inaspettati.
Un bambino che ha visto gli anni scorrere insieme ai Paesi che ha attraversato e che ci mette di fronte all’ennesima storia di clandestinità, che si cela dietro i volti di chi l’ha vissuta.
A quello che si lasciano indietro, fiduciosi che tutto il sacrificio che faranno li porterà ad un futuro migliore..ma anche no.
Sono d’accordo con il mio amico Murialdo, quando dice che, come “Il sole dei morenti” di Izzo, i romanzi come questo aiutano a riflettere e pensare, ogni tanto, a guardare oltre il nostro naso.
Questa la scheda del libro: Nel mare ci sono i coccodrilli
L’autore:
Nasce a Torino nel 1972. Per diversi anni si è occupato di disagio minorile. Collabora con riviste e quotidiani (ci tiene a precisare che non è giornalista).
Ha pubblicato i romanzi Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani (Instar Libri 2007, Feltrinelli 2009, selezionato per il Premio Strega, Miglior Esordio 2007 per la redazione di Fahrenheit, vincitore del Premio Marisa Rusconi e, in Francia, del Prix Jean Monnet des Jeunes Européens) e L’esatta sequenza dei gesti (Instar Libri 2008, vincitore del Premio Grinzane Cavour e del Premio dei Lettori di Lucca) e Nel mare ci sono i coccodrilli (BCDalai Editore 2010).