Josè Saramago – Cecità

2507

Il libro:
Edizione Einaudi
Anno 1995 (prima pubblicazione)
316 pagine –
Traduzione di Rita Desti

La trama e la recensione:

Un tuffo nel bianco…..All’improvviso, il niente. Anzichè il buio, uno schermo bianco compare davanti agli occhi, lasciando interdetta un’intera popolazione.
Un’epidemia che sembra non avere fine e la paura che scaturisce in chi ancora ci vede, imprigionando i meno fortunati, per non esserne contagiati.
Come se il dover vivere vicini non fosse possibile. Perchè cecità è malattia, è incapacità di gestire il proprio corpo, nei pensieri e nei movimenti.
Ma cosa succede in un mondo dove non ci sono differenze? Dove non ci sono vedenti e non vedenti, ma dove sono tutti uguali? In teoria, si dovrebbe cercare di far fronte comune, aiutarsi vicendevolmente. O almeno, dovrebbe essere così…
Ma quanto ci facciamo condizionare dai nostri occhi? Quanto ci hanno spesso ingannati nel “leggere” le persone?

Saramago dà una visione terrificante di un ipotetico mondo sommerso dal bianco. Cecità, oserei dire, originale.

Anzichè vestirla di tenebre, è luce.
Ammiro la capacità di questo scrittore di scrivere frasi lunghissime, parole divise da poche virgole, eppure capaci di comprendere i dialoghi fra più persone. Mi soffermo spesso, durante la lettura, a segnarmi delle pagine in cui mi sembra ci siano passi importanti, da memorizzare e portare con me.
Una, in particolare, mi ha colpita:
I buoni e i cattivi risultati delle nostre parole e delle nostre azioni si vanno distribuendo, presumibilmente in modo alquanto uniforme ed equilibrato, in tutti i giorni del futuro, compresi quelli, infiniti, in cui non saremo più qui per poterlo confermare, per congratularci o chiedere perdono.
Ed è con questa frase che chiudo dando un giudizio estremamente positivo allo scrittore e al libro, uno tra i più belli che abbia letto.

L’autore

Nato nel 1922 e morto proprio recentemente, nel 2010, è stato scrittore, commediografo, giornalista e ha ricevuto nel 1998 il premio per la letteratura.
Cecità è uno dei suoi libri più famosi.