Il libro:
Editore Longanesi
Anno 2013
376 pagine – rilegato con sovracopertina
Traduzione di Adria Tissoni
Trama e recensione:
In Nebraska, paese dimenticato da Dio e dagli uomini, vivono alcune comunità di agricoltori. La loro intera vita consiste nello svegliarsi all’alba, lavorare la terra, ricavarne il raccolto e venderlo. Ma cosa succede se l’unico modo per trasportare il ricavato è attraverso il clan locale dei Duncan?
Seth Duncan e gli altri componenti della famiglia – padre e zii – gestiscono l’attività di trasporti, un nido di vespe – e tengono in pugno l’intera comunità, sottomessa e terrorizzata.
Jack Reacher, senza fissa dimora e dall’animo tormentato, finisce per essere coinvolto dall’ennesima vicenda di soprusi e prevaricazioni di pochi ai danni di persone tranquille, incapaci di reagire.
Grande e grosso, un metro e novantacinque per più di centodieci chili, l’ex militare è come un cespuglio sradicato dal vento e che se ne dovrà andare nello stesso modo.
Sarà compito suo sovvertire l’ordine delle cose e convincere gli agricoltori che l’unione fa la forza. Si aggiunge peraltro l’ombra della scomparsa di una bambina di otto anni – circa venticinque anni prima – che lo tormenta e per la quale vuole trovare risposte.
Come un McGyver che utilizza gli oggetti trasformandoli in armi di difesa, o come Charles Bronson ne “Il giustiziere della notte”, Jack sarà solo contro tutti, paladino delle ingiustizie, una sorta di vagabondo che riesce a fermarsi in un luogo il tempo necessario per riportare le vite degli altri alla giusta dimensione.
Peccato che questo non abbia nessuna influenza sulla sua indole, instabile a tal punto da doversi spostare continuamente, Paese dopo Paese, alla ricerca della parola “Fine” al suo peregrinare.
Lee Child, attraverso questo romanzo, sottolinea quanto sia importante essere uniti nel combattere il nemico, non essere schiavi del terrore e reagire, sempre e comunque.
Un messaggio che interpreto in maniera più estensiva, ricordando gli atti di terrorismo che sono avvenuti e che continuano a moltiplicarsi in molti Paesi, compresa la tragedia avvenuta pochi giorni fa a Boston durante la maratona, in cui due bombe hanno ucciso e ferito molte persone..
C’è una ragione per morire? No, mai. La vita è troppo importante e bisogna difenderla a tutti i costi.
Jack Reacher docet.
Lo scrittore:
Ho recensito in questo blog I dodici segni e L’ora decisiva, ma la bibliografia di questo scrittore è davvero lunghissima!
Ho anche realizzato una Intervista