Marilù Oliva – Il nero della normalità

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Marilù Oliva
Marilù Oliva

Lo stereotipo più diffuso tra gli autori che si avvicinano al noir è che questi debba essere triste, malinconico, popolato da personaggi equivoci e cattivi. Che il noir debba puzzare di sigaro e assomigliare a quelle vecchie pellicole in bianco e nero, tipo Casablanca. Ci sono autori che questo stereotipo l’hanno spezzato, mostrando come con il noir si possa anche far ridere, se ci si impegna.
Marilù Oliva, autrice combattiva e impegnata da Bologna, è una di queste. I suoi romanzi noir si muovono sullo sfondo di una Bologna notturna, a volte cupa ma non certo triste. Perché la notte è l’indiscussa protagonista delle vicende ma non è la notte tenebrosa e oscura cui siamo abituati. E’ la notte allegra, eccessiva e piena di vita delle discoteche latine. Il noir di Marilù è un ballo ritmato, una salsa, una rumba, un reggaeton, le sue frasi hanno il sapore dei corpi sudati, la fugacità delle avventure di una notte, l’estrema brutalità di un bacio rubato.

Elisa Guerra, detta la Guerrera, è una ragazza come tante se ne trovano a Bologna. Anche se le sue passioni sono la danza afrocubana, la criminologia e la capoeira (arte marziale figurativa di origine brasiliana). La Guerrera frequenta la noche bolognese, le sue feste latine e le discoteche, popolate da un mondo variegato di italiani, latini e persone di colore, da mujeres calientes e belli e dannati dall’accento colombiano.
Il segreto di Marilù, ci confessa, sta nell’osservare continuamente la realtà che la circonda, il mondo in cui vive, trovando spunti concreti che poi vengono lavorati e cesellati dalla sua fantasia creativa e selvaggia. E spesso le vicende nere non hanno alcuna tinta noir, di quelle forzate e poco credibili con cui molti autori alle prime armi si sforzano di colorare i loro romanzi. Il noir ha il volto rassicurante della realtà, il ritmo di un passo di bolero, l’accento melodioso e lontano di una ballata cubana del Buena Vista Social Club. Marilù applica ai propri romanzi un paradosso efficace: raccontare un noir che non sembri un noir. Per farlo bisogna davvero impegnarsi, perché è facile farsi prendere la mano, calcare sugli elementi più scabrosi e molesti. Invece, come ci insegnano i fatti di cronaca, l’elemento più noir che esista è appunto la normalità, la tranquilla serenità di una famiglia perbene, la vivace spensieratezza di una discoteca illuminata dai bagliori del ritmo e dal luccichio dei corpi disinibiti.
Rappresentare la vita di tutti i giorni, tratteggiarla di quel nero che basta per renderla accattivante, creare una serie di pesonaggi riconoscibili ed efficaci. E su di questi tessere una tela intricata e piena di riferimenti alla realtà di tutti i giorni.

Questo è il segreto di Marilù.