Intervista a Sophie Hannah

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foto da www.sophiehannah.com

Oggi ospitiamo sul blog una scrittrice d’eccezione: Sophie Hannah. Presi contatto con lei quasi un anno fa per un’intervista, a seguito dell’uscita del romanzo pubblicato da Garzanti “Non è come pensi” e, seppur con notevole ritardo, sono contenta di proporvela.
E’ appena uscito, tra l’altro, un nuovo romanzo – edito sempre da Garzanti Editore dal titolo Non l’ho mai detto e aspetto di leggerlo con voi!

1. Ciao Sophie e benvenuta. Come si diventa scrittrice e da cosa nasce la voglia di scrivere?
S.:La cosa più importante che uno ha bisogno di fare per diventare scrittore, molto semplicemente, è scrivere – il più possibile- e divertirsi quanto più può mentre scrive. Ci sono molte persone che desidererebbero essere scrittori, o vorrebbero aver scritto un libro …. ma a dire il vero non si siedono e buttano giù le parole sulla carta, o sul computer- che è in realtà la cosa più importante! Poi, naturalmente, devi cercare di far pubblicare il tuo lavoro- perciò a quel punto è opportuno cercare editori ed agenti, e scoprire quali sarebbero quelli più adatti per il tuo lavoro.
Io non mi ero mai accorta di voler diventare una scrittrice professionista- scrivere era semplicemente il mio hobby. Mi piaceva perché era l’unica parte della mia vita in cui potevo decidere , da sola, ciò che volevo succedesse. Da bambina,non avevo nessun potere o controllo sulla mia vita, ma quando scrivevo potevo inventare qualsiasi cosa volessi e controllarla perfettamente. Scriverò sempre, sia che le persone mi paghino per farlo o no. Sono ossessionata dalla voglia di scrivere.

2. Quali sono stati i tuoi esordi? E’ stato difficile essere pubblicati? A cosa hai dovuto rinunciare e di che cosa ti sei arricchita?
S.: Ho sempre scritto. Era ciò che facevo quando in realtà avrei dovuto fare altre cose: andare a scuola, al college, all’università e poi ,dopo, il lavoro come segretaria. Ad un certo punto, hanno incominciato a suggerirmi che avrei dovuto mandare qualche mio scritto agli editori, e l’ho fatto- ed è stato fantastico quando il mio lavoro ha incominciato a far presa sul pubblico, ma non ricordo di aver mai pensato, “ vorrei diventare una scrittrice”.E’ successo in modo naturale. Ho sempre pensato che non mi sarei mai arricchita scrivendo, ed era bello- e poi, quando ho incominciato a guadagnarmi da vivere come scrittrice , è stato persino più bello.
Credo che per alcune persone sia difficile farsi pubblicare il proprio lavoro, ma io sono stata molto fortunata.  Ho un agente fantastico che ha mandato il mio primo giallo. “ Non è Mia Figlia” ad un editore eccezionale e tutto è  andato a posto piuttosto rapidamente.
Ho molte esperienze che mi hanno arricchita come scrittrice. La vita quotidiana è la mia principale fonte di ispirazione e lo è anche il fatto di leggere libri fantastici di altri scrittori. Mi piace passeggiare in campagna e nuotare, e spesso le migliori idee creative mi vengono mentre cammino o nuoto.

3. Hai scritto molti libri, tradotti in Italia con titoli che rappresentano – tranne uno – una negazione. Curiosa questa scelta..ma rispecchia i titoli originali?
S.: No, i miei titoli inglesi non sono affatto gli stessi. Non c’è nessun tema della “Negazione”. In  Inghilterra  i titoli dei miei libri sono: Little Face, Hurting Distance, The Point Of Rescue, The Other Half Lives etc. Penso che il “Non “tema sia qualcosa a cui ha pensato il mio editore italiano- e devo dire che funziona splendidamente ed è molto vero per i libri nei quali le persone stanno negando costantemente delle cose e non sono credute da quelli che le circondano.

4. Le tue tematiche ruotano attorno ai rapporti familiari: genitori e figli, marito e moglie ecc. Da cosa nasce la tua ricerca?
S.: Beh, credo che, per la maggior parte di noi, le persone delle quali dobbiamo aver paura sono quelle a noi più vicine . Che ci piaccia o no ammetterlo, è di gran lunga più probabile essere assassinati dai nostri parenti più stretti che da uno sconosciuto. Mi interessa molto di più, per esempio, il delitto di famiglia/interpersonale che il delitto organizzato. Penso che se  si prende  un personaggio con una vita quotidiana riconoscibile, e poi gli si fa succedere qualcosa di strano, spaventoso e pericoloso, è persino più terrificante e potente a causa del contrasto tra il  familiare e lo straniero/cattivo. Non mi interessa scrivere sulla mafia, sui criminali di professione o qualsiasi tipo di delitto da professionista perché quegli aspetti del mondo criminale tendono ad implicare il movente del profitto e funzionano quasi come un affare. Mi interessano di più i rapporti personali insoliti o disastrati e le menti alterate degli individui- nel genere della devianza psicologica che letteralmente non hanno alcun senso se non nella testa di un essere umano gravemente compromesso. Mi piace accertarmi che i moventi che stanno alla base dei delitti nei miei romanzi siano  “non-trasferibili” , in altre parole: ogni movente potrebbe riguardare solo quel preciso personaggio in quella precisa combinazione di circostanze. I miei moventi per un assassino immaginario sono spesso eccezionalmente fatali e stravaganti. Nei miei libri, per esempio, nessuno ammazza qualcuno per ereditarne il denaro – movente trasferibile ad un gran numero di omicidi, ma ciò non mi interessa.

5. Le tue trame instillano dubbi sui rapporti interpersonali, all’apparenza normali, mentre si vive nella diffidenza e nella falsità. Credi sia anche la realtà?
S.: Certamente. Molte persone non hanno idea del pericolo che corrono a causa di quelli che sono loro vicini . Quasi tutti non sono completamente ciò che sembrano all’apparenza, ed alcune persone non sono affatto ciò che sembrano. Naturalmente, non sto dicendo “Non ti fidare mai di nessuno” ma ha senso chiedersi, di tanto in tanto, se quelli che ti stanno vicino hanno veramente a cuore i tuoi interessi. Molto spesso no.

6. I tuoi libri sono stati tradotti in vari Paesi. In quale ti sei sentita più apprezzata o, al contrario, hai avuto più difficoltà?
S.: Penso che La Gran Bretagna, l’Italia,la Spagna, la Germania, l’America, La Russia, la Polonia e l’Olanda siano i paesi nei quali i miei libri sono più apprezzati. Sono stati pubblicati in molte altre nazioni ma in alcune non mi sembra che i miei libri abbiano avuto lo stesso impatto. In Francia e in Svezia, per esempio, non penso che siano stati molto letti.

7. E’ uscito per Garzanti il tuo ultimo romanzo intitolato “Non è come pensi”, in cui si parla di una coppia sposata, ma nella realtà due perfetti sconosciuti. Ce ne vuoi parlare?
S.: Ho una teoria: molte persone sono sposate con degli sconosciuti. Credono di conoscere il loro sposo ed in realtà sono molto vicini, ma di fatto ci sono aspetti di quella persona di cui non sano nulla. In” Non è Come Pensi”, Connie ha un’esperienza che la porta a dubitare completamente di suo marito e a chiedersi se tutta la vita che hanno costruito insieme sia una menzogna. Il racconto parte da quel punto.

8. Può essere un rapporto così malato da incrinare le proprie certezze? E’ necessario doversi giustificare anche quando si è convinti delle proprie azioni? L’essere umano è davvero così debole?
S.: So che potrebbe sembrare come se stessi proponendo un giudizio deprimente della vita e dell’umanità (onestamente ce l’ho nella vita reale!) ma, si, penso che le persone siano deboli- deboli, impaurite, in malafede. Non lo dico per condannare, dico soltanto che abbiamo bisogno di essere realisti su come è la natura umana. Il che, forse, significa che è impossibile fidarsi di qualcuno a 100%.

9. Hai mai provato la sensazione di non essere creduta? Se si, come ti sei sentita?
S.: Costantemente, e durante tutta la mia vita- e sono sicura che questo è il motivo per cui scrivo libri nei quali l’eroina non è creduta anche se sta dicendo la verità! Sin da bambina, mi sono ripetutamente trovata a convincere la gente che qualcuno ha fatto qualcosa di terribile a qualcun altro o che qualcuno che tutti pensano sia un furfante non è   un furfante e non importa quale prova presenti e quanto tu sia sicura, la gente tende a dire, “Oh, no è una persona squisita” o “Oh, no devi esserti sbagliata! Penso che probabilmente l’unica influenza più decisiva sul mio scrivere romanzi gialli sia la consapevolezza che, attraverso le vite della maggior parte delle persone, le altre sembrano determinate a raggiungere la convalida delle esperienze chiave della vita. Cosi, alle mogli con mariti tirannici si dice “E’ un uomo adorabile”- ora è solo stanco”, e ai bambini con genitori che li maltrattano psicologicamente si dice “Tua madre ti è amica- se alza un po’ la voce con te, è solo perché si preoccupa”. C’è, penso, in tutti noi una paura che ci spinge a cercare di negare le esperienze degli altri, nel caso in cui in qualche modo neutralizzino le nostre esperienze contraddittorie. Ma ciò è controproducente; invece, dovremmo diventare adulti e affrontare il fatto che  qualcuno che potrebbe essere una forza completamente negativa nella nostra vita potrebbe portare solo gioia a qualcun altro. La maggior parte delle persone sono squisite e tremende nello stesso tempo, dipende da con chi si trovano in un determinato momento.

10. Quale messaggio hai voluto trasmettere attraverso questo romanzo?
S.: A dire il vero, non direi che ha un messaggio, anche se volevo scrivere un libro che trasmettesse il messaggio che è possibile innamorarsi appassionatamente sia di un luogo che di una persona. Io mi sono pazzamente innamorata di Cambridge nel 1994, e l’ho amata sin da allora. Desideravo vivere lì, e lo desidero anche ora, perchè ho conservato quella determinazione per realizzare il mio sogno. Questo, è ciò che in parte ha ispirato non è Come Pensi.

11. Ho letto in una tua precedente intervista che in Gran Bretagna si tende a non menzionare fatti di cronaca che coinvolgano l’ambito familiare..ve ne sono molti? La situazione in Italia è pressoché drammatica e, al contrario del vostro Paese, i media forse ne parlano troppo..
S.: Si, è vero. I telegiornali nel Regno Unito si occupano più di geopolitica e di politica interna che di storie individuali di interesse umano. Ed è di storie di interesse umano che mi interesso molto di più.

12. Qual è il tuo rapporto con i lettori? Raccontaci qualche feed back divertente che hai ricevuto.
S.: I miei lettori spesso mi mandano mail e twittano con me e sembra che siano persone eccezionali e molto intelligenti! La cosa più buffa è stata la reazione a Simon Waterhouse, il mio principale detective. Alcune persone dicono che a loro piace e che si sentono attratte da lui, e sono persino un po’ innamorate di lui ed altre dicono che li rende totalmente furibonde, e  chiedono perché Charlie non lo lascia!

13. Domanda di rito ma, come si dice, è indispensabile per approfondire le letture di una scrittrice del tuo calibro..Che libri leggi? Hai tratto ispirazione da qualcuno nello specifico?
S.: Ho letto principalmente gialli. I miei preferiti sono quelli di Agatha Christie, Ruth Rendell, Tana French e Nicci French. Mi piace molto anche Iris Murdoch, Howard Jacobson, Geoff Dyer, Tim Parks, David Sedaris… Ho letto anche molti libri di psicologia popolare e che aiutano a migliorare la propria vita. Li trovo affascinanti.