Editore Lupo Editore
Anno 2015
Genere Noir
248 pagine – ebook
[divider] [/divider]
Siamo a Trecaze (ovvia rivisitazione di Tricase, in provincia di Lecce), in un Salento bellissimo e turistico che però, come tutti i posti, ha un’anima che i visitatori non vedono. Sono probabilmente gli anni ’80, fatto suggerito da diverse circostanze ma mai detto esplicitamente (si può fumare ovunque, la musica si ascolta in cassetta). Del resto, chi dice “Quest’anno è il 2015” senza motivo?
Il maresciallo Gerardi e l’appuntato Nardi sono due carabinieri legati da una certa amicizia nonostante la differenza di grado. Nardi, in particolare, frequenta il Nostoi Pub al porto, e fa di tutto per convincere il superiore ad andare con lui a mangiare lì. Il pub è gestito da un certo ‘Vara, un anarchico veneziano che, qualche tempo prima, è stato costretto a rifugiarsi nel porto di Trecaze quando una tempesta ne ha interrotto la navigazione solitaria e che non è più andato via essendosi innamorato della bellissima Teresa. Quello che Nardi ama del Nostoi è l’atmosfera casereccia, il cibo buonissimo frutto degli esperimenti culinari del ‘Vara, gli sproloqui politici e gli sfottò dello stesso proprietario del locale, che spesso spegne tutte le luci e si mette a suonare la chitarra e a cantare… e ovviamente anche la presenza di Teresa, che serve la birra senza parlare e senza sorridere.
Teresa ha gli occhi secchi comincia come un normale romanzo “di vita vissuta”, che racconta le reazioni (quasi del tutto positive) di un piccolo paese all’arrivo di questo personaggio vulcanico, che analizza i pensieri e i sentimenti dei due carabinieri: il mistero che li costringerà a indagare, ad abbandonare il loro atteggiamento da amiconi per ricoprire il loro ruolo ufficiale, emerge solo nel dodicesimo capitolo, dopo oltre cinquanta pagine – e per questo ho deciso di non accennare, in questa recensione, di cosa si tratta.
Alberto Colangiulo, nato e cresciuto a Tricase e già autore di Il tesoro di Sant’Ippazio con protagonisti gli stessi Gerardi e Nardi, ci presenta un mistero, certo, un crimine che gli esponenti delle forze dell’ordine lavorano per risolvere. Ma soprattutto ci accompagna con garbo dentro la testa dei due personaggi. Tra i capitoli di Teresa ha gli occhi secchi si alternano i punti di vista di Gerardi, i cui capitoli sono narrati nell’oggettività della terza persona (anche se i pensieri del maresciallo vengono spesso descritti), e di Nardi, che invece parla in prima persona, come in un diario nel quale si rivolge all’amico maresciallo ma senza davvero parlare con lui.
Ora: personalmente, di solito trovo che scegliere come titolo di un romanzo (o di un film) il titolo o un verso di una canzone già molto nota sia un espediente piuttosto antipatico per vendere qualche copia in più. In questo caso, però, l’autore ha integrato con molta abilità la canzone (per chi non la conoscesse, “Teresa ha gli occhi secchi” è il primo verso di Rimini di Fabrizio De Andrè) nella storia, facendola spesso cantare al ‘Vara in onore della sua Teresa. E la canzone stessa avrà un ruolo di rilievo alla fine del romanzo. Anzi, Gerardi – che non è un appassionato di musica – finisce per comprare la cassetta dell’album dal vivo di De Andrè, quello registrato con la PFM e pubblicato nel 1980. E la ascolta molto spesso.
Un altro particolare che mi ha fatto apprezzare l’abilità di Alberto Colangiulo: poco dopo la metà del romanzo, il mistero è praticamente risolto. Ovviamente l’autore fa accadere altre cose dopo la risoluzione dell’enigma (chissà, poi, se si tratta della soluzione giusta), non è che ci siano cento pagine bianche nel libro, ma Colangiulo riesce a convincerci che sia tutto lì, che restino al massimo poche riflessioni da parte dei due carabinieri, osservazioni su come la vita continua, chissà. E invece ci sorprende con un colpo di coda poderoso.
Quindi, riassumiamo.
Aspetti positivi: l’umanità della storia (in particolare dei due carabinieri), la sorpresa finale, l’atmosfera creata.
Aspetti negativi: l’unico, vero aspetto negativo di questo romanzo, secondo me, è il fatto che… non so come dirlo senza rovinare la sorpresa… non è possibile per il lettore dedurre la chiave della sorpresa finale prima che i due carabinieri la scovino, perché la rivelazione si basa su fatti non a conoscenza del lettore stesso. Forse qualche indizio in più avrebbe reso tale sorpresa più gustosa.
In conclusione, quindi, un romanzo bello, molto ben scritto e privo dello stile pretenzioso che accomuna molti più o meno giovani autori italiani.
Marco Piva-Dittrich
[divider] [/divider]
Lo scrittore:
Alberto Colangiulo Vive a Tricase (Le). Laureato in filosofia e impiegato nel settore metalmeccanico. Sposato con tre figli. Il tesoro di Sant’Ippazio del 2013 è stato il suo esordio letterario. Teresa ha gli occhi secchi è il suo secondo romanzo. Entrambi pubblicati da Lupo Editore.