Massimo Rainer – Limite ignoto

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Editore Feltrinelli Collana Filtri Zoom
Anno 2013
110 pagine – ebook
Curatore Sergio Altieri
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9788858854150_quarta.jpg.400x600_q100Solitamente, quando faccio una recensione, inizio la lettura e prendo appunti, per trascrivere le mie impressioni a caldo, o sottolineare degli aspetti che voglio includere nel mio scritto, o annotarmi delle frasi che voglio citare. Ecco oggi avrei potuto benissimo buttare i miei appunti, perché arrivata alla fine del libro, niente era come mi aspettavo, o avevo creduto che fosse.

La storia è, se vogliamo, già sentita: un avvocato penalista si reca in carcere a conoscere il suo nuovo cliente, un ragazzino grande e grosso accusato di aver ucciso un uomo e malmenato un altro. Difendere questo cliente è una richiesta di Chantal, creatura dall’indubbio fascino alla quale l’avvocato non può negare nulla. Apparentemente ci troviamo quindi davanti ad una normale giornata di lavoro, dall’avvicinarsi con il “macchinone da professionista d’alto rango” verso il carcere, chiamato limite ignoto perché rappresenta il limite oltre l’estremo della decenza, all’incontro con il cliente.

Il clima che circonda il carcere sottolinea la tensione del momento, rappresenta il nero, il freddo il male che vive all’interno, descritti sapientemente dall’autore. La descrizione iniziale dell’universo carcerario è davvero molto ben scritta. Qui conosciamo i primi personaggi, Il Conte, detenuto ergastolano promosso capo dei secondini, che ricopre il suo ruolo in modo irreprensibile, e sembra dotato di umanità; Lucien Vasa, il suo cliente, giovanissimo albanese dalla stazza mastodontica e dal cervello poco fine. L’avvocato, di cui non conosciamo il nome, è l’io narrante del romanzo, autoironico, cinico e disincantato professionista che svolge il proprio lavoro “non per necessità ma per vizio”.

Alla trama principale, rappresentata appunto dalla visita in carcere a questo nuovo cliente, si affiancano dei flashback nei quali vengono raccontati i retroscena precedenti, i fatti che hanno portato al presente, e che rappresentano il punto di forza del romanzo. Grazie a questi retroscena infatti, con studiata lentezza si alza la coltre di nebbia che circonda gli eventi e i personaggi, che ci vengono quindi svelati per quello che realmente sono, fino al colpo di scena finale.

Ecco quindi che un romanzo che sembrava fino ad un certo punto deboluccio nella trama, ingiustificabilmente crudo e volgare nel linguaggio, tanto da farmi pensare che la trama noir fosse secondaria all’esercizio di stile che l’autore mette in pratica, alla luce degli eventi finali diventa completamente qualcos’altro. L’autore, da perfetto burattinaio, tira i fili della storia, e tutti i pezzi vanno perfettamente al loro posto. Lo stile di scrittura di Rainer, che mi era sembrato all’inizio sicuramente efficace, ma a tratti esagerato e sopra le righe, alla fine diventa funzionale al contesto, nello svelarci finalmente la profondità della depravazione nella quale tutti i personaggi nuotano.
Questo romanzo è stato quindi una scoperta tardiva, se riuscirete ad arrivare fino in fondo ne varrà la pena!

Barbara Gambarini
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Lo scrittore:
Massimo Rainer è un avvocato penalista milanese che, per ragioni legate alla sua professione, ha scelto di scrivere sotto pseudonimo. Nel 2007 è uscito il suo primo romanzo, Rosso Italiano (Barbera Editore), seguito da Chiamami Buio (Todaro, 2011) e Katacombs (Delos Digital, 2014). Ha pubblicato diversi racconti per il Giallo Mondadori.