Editore Einaudi Collana Einaudi, Stile libero Big
Anno 2016
Genere Thriller
451 pagine- – brossura e ebook
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Non era la fine della mia storia.
Al contrario.
Quello non fu che l’inizio.
Sei lettere: «Inizio».
Sei lettere: «Bestia».
Proprio come: «Orrore».
Mi incuriosiva veramente questo romanzo di esordio del giovane autore Luca D’Andrea. Dire che lo abbia letto alla velocità della luce è un eufemismo. Romanzo che ho apprezzato molto, nel suo complesso, nonostante qualche piccola riserva. Ma andiamo con ordine.
Forse parto già con il piede giusto, perché amo molto la montagna in genere, ed una storia ambientata totalmente in un paesino tra le dolomiti dell’Alto Adige, mi attraeva come una calamita.
E’ la vicenda di una tranquilla famigliola (quasi del Mulino Bianco), tornata a vivere fra i monti nel paese d’origine della moglie, Siebenhoch.
Lui, autore di documentari, dopo una drammatica esperienza legata al suo lavoro che gli ha lasciato tremendi strascichi di panico, viene casualmente a conoscenza di un massacro avvenuto proprio in quella vallata trent’anni prima. Tre ragazzi del paese, dopo una notte di tempesta senza uguali, erano stati trovati letteralmente fatti a pezzi, e non si era mai scoperto il colpevole. La notizia stuzzica la curiosità dell’uomo, sempre alla ricerca di argomenti inconsueti e di effetto per i suoi testi dei documentari.
In breve tempo questa ricerca della verità diventa per lui una vera ossessione, e risveglia i suoi fantasmi, che credeva sopiti.
Ma si accorge quasi subito che nessuno vuole rivangare il fatto; nessuno vuole che indaghi, neppure il suocero, ex componente del soccorso alpino della zona. L’uomo sente il gelo attorno a sé, soprattutto in senso figurato. Ma nonostante il timore di perdere la fiducia della moglie e l’amore della figlioletta, continua a cercare.
Mi fermo qui. Mi sembrerebbe, svelando altri dettagli, di privare il lettore delle molte emozioni da me provate durante la lettura. La storia è vasta, e si apprezza sotto vari punti di vista.
Innanzitutto, la narrazione della vita di un paesino di montagna nella sua quotidianità, piacevole, veritiera.
In secondo luogo, la parte “gialla”, che ci regala momenti di vera angoscia, di paura, degna dei migliori thriller. C’è infatti un’atmosfera che pervade tutto il romanzo, inquietante, come se il lettore dovesse sempre stare all’erta, ad aspettare che succeda qualcosa di brutto. E colpi di scena ce ne sono parecchi!
La gola del Bletterbach– che mi risulta esistere veramente – è un luogo così da paura, che si “coglie” anche solo durante la lettura. Immagino in una trasposizione sullo schermo cinematografico!
Poi, la parte legata a potenziali esseri preistorici, sopravvissuti nelle grotte di quella zona, è intrigante al massimo, comunque poi si evolva la vicenda.
Molta carne al fuoco, insomma. Un “piatto”, per restare in tema, che l’autore ha gestito con bravura e che mi pare sia ricompensata con buona accoglienza di critica e tanti lettori.
Perché ho detto piccole riserve?
Innanzitutto per quella bambina di cinque anni che si comporta come un’adulta, un po’ improbabile. Però l’ho perdonata, sapete perché? Perché il giochino che fa col padre, e che ricorre come una colonna sonora in tutto il libro: “Di quante lettere è la parola?” è originale e, in certi momenti di pathos, efficacissima (come in quella che ho citato sopra).
Non amo molto le storie raccontate in prima persona, e questa lo è, da una persona che spesso non risulta propriamente simpatica. Devo dire però che in questo romanzo i pregi sono, a parer mio, molto più numerosi dei difetti.
Un romanzo che tiene vivo l’interesse del lettore sempre, e non è da poco; scritto con stile scorrevole e garbato, senza sbavature.
Un romanzo che ci regala momenti di tensione altissima – soprattutto nell’ultima parte, quando i giochi si fanno duri. Una storia, infine, originale nell’ambientazione e nel contenuto.
Credo che tutte queste particolarità ne facciano un libro consigliabile.
Aspettiamo inoltre con curiosità la prossima fatica di questo promettente autore.
Rosy Volta
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Lo scrittore:
Luca D’Andrea, di Bolzano, ha 36 anni. Questo è il suo primo romanzo.