Michael Connelly – Il passaggio

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Editore Piemme
Anno 2017
Genere Thriller- police procedural
360 pagine – cartonato e ebook
Traduzione di M. G. Castagnone

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Tutti contano o nessuno conta. È sempre stato questo il motto del detective della Omicidi Harry Bosch, la sua filosofia per impedire che il crimine lo portasse a disumanizzare le vittime, diventando un investigatore consumato dagli orrori quotidiani, un disilluso che si muove per inerzia. Nemmeno trent’anni di LAPD sono riusciti a spegnere la fiamma della giustizia nel cuore di Bosch. O contanto tutti, o non conta nessuno. Basterebbe questa frase da sola a descrivere forse il più bel personaggio del panorama thriller statunitense. Questa frase che, come spesso è accaduto nella vita di Connelly, ha scavalcato il recinto letterario e ora si trova impressa come monito su una parete della sala detective della stazione Hollywood – quella vera – nel Dipartimento di Polizia di Los Angeles. Perché il più famoso poliziotto di LA è proprio lui: Harry Bosch, ora protagonista anche di una bella serie tv dal titolo “Bosch” prodotta da Amazon Video e scritta e supervisionata dallo stesso Connelly, giunta alla terza stagione. Un detective che è diventato un punto di riferimento non solo per i lettori, ma anche per i poliziotti reali, perché simbolo di giustizia e umanità.

“Il passaggio”, come si evince dal titolo stesso, è un romanzo transitorio nella serie di Harry. Si tratta del ventesimo libro della saga del detective, ma per la seconda volta nell’arco di tutta la produzione, Bosch non è più protetto dal distintivo. E in quest’occasione, a differenza della precedente in “Lame di luce” dove Harry aveva deciso di darsi all’attività privata, la sua non è una scelta: è stato costretto ad andare in pensione. In “La strategia di Bosch” le cose non si erano messe bene per il nostro detective. Anni di contrasti con i piani alti del dipartimento e i vertici della politica locale, (che abbiamo scoperto spesso essere la stessa cosa), l’avevano portato di nuovo nel centro del mirino dei suoi superiori. Il tutto si era concretizzato in una macchinazione per tagliarlo fuori dal Dipartimento. Un benservito crudo e drammatico per un uomo che ha letteralmente dato tutto per la sua città: anima e sangue.

L’ Harry Bosch che troviamo all’inizio di questo nuovo romanzo è un uomo che mal si rassegna alla vita da pensionato, perché da certi lavori non si va in pensione. L’abnegazione e l’ostinazione che prima riversava nei suoi casi, ora la riserva a una vecchia Harley-Davidson che vorrebbe rimettere in sesto. È l’avvocato penalista Mikey Haller a richiedere il suo aiuto. Haller, che sappiamo essere il fratellastro di Bosch, è protagonista di una serie parallela di Connelly, che spesso si interseca con quella di Harry dato che condividono la stessa città e lo stesso universo narrativo. L’avvocato della Lincoln ha per le mani un caso rognoso: è convinto che uno dei suoi assistiti, accusato di un brutale omicidio, sia innocente. Solitamente il penalista affida le ricerche e le investigazioni della difesa a un suo uomo di fiducia, il motociclista Cisco. Il biker però è stato messo fuori gioco da un brutto e strano incidente. È così naturale per Haller rivolgersi a Bosch, non soltanto per la sua esperienza trentennale in omicidi, ma anche per via delle sue entrature nel dipartimento. Collaborare con la difesa per un veterano come Bosch è quasi un’eresia; lui è abituato a spedire dentro i criminali, non a tirarli fuori; è una questione quasi etica.
E il cliente di Haller, tra l’altro, sembra avere tutte le carte in regola per essere accusato di quel crimine. In qualche modo Haller riesce a convincerlo a buttare un occhio sui rapporti dei suoi ex colleghi e i documenti sul caso. Dopo l’esame della documentazione, Bosch rileva alcuni particolari incongrui. Le ombre, anziché diradarsi, si infittiscono. Decide di collaborare con il fratellastro, non tanto per scagionare l’innocente, ma per catturare l’assassino in libertà. L’istinto della caccia, la volontà di assicurare i colpevoli alla giustizia, sono da sempre i fattori costitutivi della psicologia di Bosch, distintivo o meno. Così, presto si troverà avvinghiato in una spirale di omicidi e complotti da cui dovrà difendersi da solo, senza più la protezione del distintivo, in una Los Angeles sempre più cupa e senz’anima.

Michael Connelly, dopo ventisei anni di strepitosa carriera alle spalle, è ancora il re incontrastato di quel genere letterario che va sotto il nome di “police procedural” o “poliziesco procedurale”. Il suo nome è sinonimo di verosimiglianza e autenticità. È un autore maniacale nella ricerca del dettaglio e della precisione nelle procedure poliziesche, complice la sua esperienza come cronista di punta della nera al Los Angeles Times che l’ha portato a vivere sulla propria pelle il mondo dei detective della Omicidi della città degli angeli. L’autore americano scrive trhiller atipici. È più vicino a Ed Mc Bain che a Jeffery Deaver. È più interessato al metodo di lavoro e alla psicologia degli investigatori che al colpo di scena da teatro. Ma il suo vero punto di forza è proprio il suo personaggio: quell’Harry Bosch ex topo di galleria ai tempi del Vietnam, entrato in polizia per quasi un bisogno di rivalsa e la necessità di rielaborare il “caso” su sua madre; un uomo tormentato dal male e dalle vittime.
Un poliziotto che ha sempre vissuto il proprio lavoro come una missione, a costo di sacrificare carriera e famiglia pur di non arrendersi a verità superficiali e ingiustizie politiche. Pochi autori hanno saputo tratteggiare un protagonista così “reale” che sembra uscire fuori dalle pagine. È per questo che, pensione o meno, centinaia di migliaia di lettori continueranno a leggere le avventure di Bosch, in cerca non di sparatorie adrenaliniche o labirinti di colpi di scena, ma solo di quella calorosa sensazione che dà il reincontrare un caro amico che non si vedeva da qualche tempo. Cosa che avverrà presto perché il ventunesimo titolo della saga “The wrong side of goodbye” è già uscito negli Stati Uniti, e Connelly al momento è al lavoro su una terza serie, questa volta dedicata a una protagonista femminile in forza all’ LAPD. L’universo letterario di Connelly quindi si allargherà per la gioia delle sue legioni di lettori in tutto il mondo.

Piergiorgio Pulixi
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Lo scrittore:

Michael Connelly è una delle più grandi star della narrativa americana e raggiunge il primo posto in classifica con ogni suo nuovo romanzo. I lettori italiani lo hanno accolto con entusiasmo fin dal primo libro pubblicato, Debito di sangue, da cui è stato tratto un film diretto e interpretato da Clint Eastwood. Poi hanno imparato a conoscere il detective Harry Bosch, indimenticabile protagonista di molti suoi thriller, tra cui Il ragno, vincitore nel 2000 del Premio Bancarella. In anni più recenti, Connelly ha ideato un nuovo riuscitissimo protagonista, Mickey Haller, che svolge la sua attività dal sedile posteriore di una Lincoln, oltre che in tribunale, e che, nella riduzione cinematografica di The Lincoln Lawyer, ha il volto noto di Matthew McConaughey. Connelly è stato spesso in Italia, tra le presenze eccellenti di numerosi festival: il Festivaletteratura a Mantova, il Noir in Festival a Courmayeur, dove gli è stato conferito il Raymond Chandler Award, e il Festival Internazionale delle Letterature a Roma. L’anno scorso è stata trasmessa in Italia la serie televisiva intitolata a Bosch, di cui Connelly ha curato la sceneggiatura. Il suo ultimo romanzo pubblicato è La strategia di Bosch. Il passaggio segna il ventesimo “compleanno” di Harry Bosch.