Editore Corbaccio Collana Top Thriller
Anno 2018
Genere Thriller
432 pagine – rilegato e ebook
Traduzione di V. Perna, S. Puggioni
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“Il gioco bugiardo” è il terzo romanzo di Ruth Ware, scrittrice inglese conosciuta per le due precedenti pubblicazioni “L’invito” e “La donna della cabina numero 10”, entrambi bestseller internazionali pubblicati in più di quaranta lingue. Anche questo nuovo romanzo non delude le aspettative. Di tutti e tre i lavori di Ruth Ware sono stati già venduti i diritti cinematografici, si presume quindi che li vedremo presto sul grande schermo.
Il romanzo inizia quando Isa Wilde, giovane avvocato e neo-mamma di Freya, bambina di sei mesi, riceve un sms nella notte “ho bisogno di voi”, ed è un messaggio che mai avrebbe voluto ricevere. Su due piedi prende la bambina, saluta il compagno e si precipita a Salten, cittadina costiera della Manica nella quale era vissuta per un breve periodo diversi anni prima. Qui incontra le sue amiche di quel tempo, Kate, Fatima e Thea. Quattro donne molto diverse tra loro, accomunate da un’adolescenza difficile e da un segreto custodito per diversi anni e che ora torna a perseguitarle.
Il libro ha una struttura originale, è privo di capitoli e diviso in cinque parti (le regole del gioco), che ne scandiscono la trama e che segnano l’evoluzione dei personaggi principali:
Regola numero uno: racconta una bugia
Isa, Kate, Thea e Fatima, studentesse di un collegio esclusivo e alienante, condividono ciò che loro chiamano “il gioco delle bugie”: vince chi riesce ad inventare la storia più assurda e renderla credibile agli occhi degli altri. Questo gioco un po’ crudele unisce le ragazze, ma allo stesso tempo crea un muro tra loro e le compagne, gli insegnanti e gli abitanti della cittadina.
Regola numero due: non cambiare mai versione
Ognuno, nel gioco, deve fare la propria parte e rimanere fedele alla menzogna, è ciò che le quattro amiche facevano a quindici anni prendendosi gioco delle compagne ed è ciò che fanno ora per nascondere un segreto che le opprime.
Regola numero tre: mai farti scoprire
Dopo diciassette anni le ragazze si ritrovano perché il loro segreto rischia di essere portato alla luce e devono perciò concordare una versione. Ma le cose sono cambiate, ora sono adulte e le conseguenze sarebbero decisamente diverse.
Regola numero quattro: mai mentirsi a vicenda
Possono davvero fidarsi le une delle altre? O qualcuna di loro sta infrangendo una regola fondamentale del gioco e sta mentendo? Il sospetto lentamente si fa strada e rischia di minare la loro amicizia.
Regola numero cinque: sapere quando smettere di mentire
Ad un certo punto del gioco, quando la posta si fa alta, vale la pena proseguire nelle bugie? Ormai adulte, le quattro amiche prendono consapevolezza del fatto che rischiano le loro carriere, le famiglie e la loro stessa incolumità.
L’io narrante del romanzo è Isa e attraverso i suoi occhi, in continui cambi di scena tra passato e presente, veniamo a conoscenza di fatti che si era a lungo sforzata di seppellire, e insieme a lei li riconsideriamo, ne prendiamo lentamente consapevolezza. Attraverso i suoi dubbi e le sue emozioni conosciamo gli altri personaggi: Kate l’artista, Thea in perenne lotta con le sue dipendenze, Fatima, medico e madre compassionevole, Ambrose, il padre di Kate che apre la sua casa alle ragazze assistendo ai loro eccessi senza mai giudicarle, Luc l’avvenente fratellastro di Kate dal passato doloroso e dal presente ambiguo e, per ultimo, gli abitanti di Salten, con la memoria lunga e il giudizio facile.
“Il gioco bugiardo” è un thriller psicologico che si legge tutto d’un fiato, Ruth Ware è abile nel tenerti agganciata alla storia; ciò che crea suspense però non sono tanto la trama o gli eventi, ma il fatto che vengano lentamente snocciolati, spingendo il lettore di volta in volta a fare ipotesi e ad immaginare che il mistero sia davvero qualcosa di sordido e grosso, forse più di quello che in realtà sia. L’atmosfera è resa magistralmente, complice anche l’ambientazione costiera e paludosa, o il Mulino fatiscente ma denso di ricordi, ormai prossimo ad essere inghiottito dall’acqua. Non sempre ho compreso le scelte dei personaggi, che in alcune occasioni appaiono giustificate se compiute dalle ragazze che erano allora, ma irrazionali se paragonate alle donne che sono oggi. I personaggi locali non aggiungono molto alla storia e la piccola Freya a volte è davvero irritante, anche se non si può negare che Ruth Ware sia bravissima a descrivere il legame madre-figlia nei primi mesi, e l’esclusione del padre dallo stesso.
In conclusione un buon romanzo, ben scritto, denso di suspense, non privo di qualche sbavatura nella trama, ma se ho letto 430 pagine in un giorno qualcosa vorrà dire no? Consigliato a chi ama i thriller psicologici, senza troppa azione e senza scene sanguinose.
Barbara Gambarini
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La scrittrice:
Ruth Ware è nata nel 1977 ed è cresciuta a Lewes, nel Sussex. Si è laureata all’Università di Manchester e ha lavorato come cameriera, libraia, insegnante di inglese e nell’ufficio stampa della Vintage Publishing. Ha vissuto a Parigi e a Londra, dove attualmente risiede con il marito e i figli. In Italia ha pubblicato L’invito, il suo primo thriller, e La donna della cabina numero 10, entrambi con Corbaccio.