Editore HarperCollins Italia
Anno 2018
Genere Thriller
331 pagine – brossura e ebook
Traduzione di S. Papini
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Si dice che Javier Castillo, classe 1987, consulente finanziario, abbia scritto “I giorni della follia” sullo smartphone, nei tragitti in treno da pendolare tra Malaga e Fuergirola; vediamo insieme che tipo di thriller questo moderno metodo di creazione letteraria ha prodotto.
Boston, 24 dicembre 2013, un uomo cammina nudo per la strada, coperto di sangue, tenendo in mano la testa mozzata di una donna. Il “decapitatore”, così soprannominato dalla stampa, viene arrestato e rinchiuso nell’ospedale psichiatrico locale per essere sottoposto a perizia. Ad occuparsi del suo caso saranno il Dott. Jesse Jenkins, direttore del centro, e Stella Hayden, profiler dell’FBI. Subito dopo ci troviamo a Salt Lake, 1996, dove la giovane Amanda trova un biglietto inquietante sulla porta della casa di villeggiatura, che riporta il suo nome e la data attuale, sul retro è disegnato uno stranissimo asterisco a nove punte. Il decapitatore, condurrà Jenkins e Stella in un viaggio alla scoperta del mistero che ruota intorno alla scomparsa di Amanda nel 1996 e arriva fino ai giorni nostri, lasciandosi dietro una scia di morti e di follia.
L’inizio di questo romanzo di Javier Castillo è potente e sicuramente promettente. La trama, intrigante e complicatissima, mi ha incuriosita fin da subito, così come alcuni personaggi; in particolare il decapitatore ci viene rappresentato come piuttosto ambiguo ma nel complesso affascinante, per buona parte del libro sospeso tra follia, seduzione, cattiveria e gentilezza. Gli altri protagonisti della storia, su tutti Stella Hyden che riveste un ruolo fondamentale, sono altrettanto ambigui e accattivanti, ma peccano di scarso approfondimento da parte dell’autore, con il risultato che non si riescono davvero a conoscere; spesso, nella descrizione degli eventi di vita che li coinvolgono, non viene resa bene la drammaticità del momento.
La trama ha luogo su tre diversi piani temporali e spaziali: i giorni post arresto del decapitatore, i giorni appena precedenti, entrambi aventi luogo a Boston nel dicembre 2013, e il lontano 1996 a Salt Lake. Vi sono continui passaggi tra i piani temporali, spesso con punti di vista differenti; questa scelta stilistica, da una parte sicuramente concorre a creare tensione e curiosità nel lettore, che vuole scoprire come si intrecciano gli eventi, chi sta facendo cosa, e ciò che è successo/succederà, ma dall’altra rende la lettura poco scorrevole e a tratti frammentata. Sono una lettrice attenta, ma in alcune occasioni ho avuto difficoltà a capire quale punto di vista stesse considerando l’autore e a ricordarmi gli eventi che mi hanno accompagnata verso l’epilogo. Il finale è sicuramente d’effetto, ha il chiaro intento di sorprendere il lettore, aspetto che in un thriller va benissimo, ma alcune domande non trovano risposta e la mia impressione generale è che sia poco credibile ed eccessivamente irrealistico, anche considerando l’alone di follia che permea tutte le pagine del romanzo.
In conclusione, “I giorni della follia” è un romanzo capace di intrattenere gli amanti del genere, con una trama molto interessante e seduttivo, anche se avrei voluto una maggiore trasparenza al momento di tirare le fila degli indizi seminati durante la lettura per giungere alla fine. Un thriller psicologico nel complesso senza grosse pretese, ma con una buona dose di truculenza e di colpi di scena.
Barbara Gambarini
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Lo scrittore:
Javier Castillo è cresciuto a Malaga, in Spagna, si è laureato in Economia e ha conseguito un master in Gestione d’impresa. Attualmente lavora come consulente finanziario. Ha scritto I giorni della follia ‒ suo romanzo d’esordio ‒ con lo smartphone, nei quaranta minuti quotidiani passati in treno tra Malaga e Fuergirola, la città in cui risiede.