Editore HarperCollins Italia Collana ELit
Anno 2018
Genere Thriller
336 pagine – brossura con alette o ebook
Da qualche tempo a questa parte, almeno un paio di volte la settimana, mi sveglio ad orari da panettieri. So che non è di grande interesse la mia circadianità, ma quello che ho trovato di positivo è l’ispirazione. Leggendo qua e là, ho notato come buona parte del mondo letterario tenga in grande considerazione questo momento del “quasi giorno e non più completamente notte”, quel momento onirico di dilatazione del tempo che miscela le tenebre notturne con il lucore dell’alba. In questo inframondo le idee affollano la mente in una ridda di suggestioni, tanto che ho scoperto molto utile – e anche qui ho trovato come questo pretesto sia utilizzato da diversi scrittori – tenere a portata di mano un notes su cui scrivere di getto anche solo una frase. In questo stesso lasso di tempo-non-tempo, dove il silenzio assoluto vi circonda – gatti e natura risvegliantesi a parte – mi sono riscoperto molto più proattivo nello scrivere le mie recensioni (o elucubrazioni ex dormitanti) che non in altri frangenti. Così nasce questa che parla di un libro in cui il buio, la tenebra, è molto più presente sebbene in pieno giorno.
Travaglini, che conosco primus con questa lettura, fin dalle prime battute di questo romanzo attua un’operazione molto interessante: crea, con buon equilibrio e ingenieristica precisione, dei vuoti e dei pieni narrativi che spostano il ritmo del racconto come se usaste un avanti veloce sul lettore video, per poi bloccarlo e mandare il filmato in estrema moviola. Questo espediente permette a Travaglini di indugiare con più attenzione sul singolo personaggio, facendocelo guardare da una sorta di punto privilegiato per poterne carpire le più piccole idiosincrasie come, ad esempio, i pensieri laterali che accompagnano l’ordinazione di un panino – nel quale si spera che non venga messo quel qualcosa in più che non ci piace, ma per il quale non abbiamo voglia di domandarne l’assenza – o la serie di considerazioni che si fanno sugli astanti o sul luogo in cui ci si trova.
Questo indugiare nella personalità – in particolar modo quella del serial killer, perché di questo parliamo – ci porta a fianco di questo personaggio e riesce non solo a trasmetterci la sua lucida follia, ma soprattutto a farci parte delle ragioni che l’hanno scatenata, tanto da avere – in alcuni momenti – una sorta d’empatia, ritrovandoci quasi a comprendere perché sia spinto in modo irrefreneabile verso il delitto. Travaglini riesce a portare, in questa altalena emotiva, anche il paesaggio favoloso delle Dolomiti che da luoghi vacanzieri – per la maggior parte di noi – si mostrano come in realtà sono: un pezzo di mondo dove accadono le stesse cose che accadono altrove, dove la micragnosità di certe persone, la passione per il denaro, il doppio-giochismo, sono di casa come altrove. Non bastano i paesaggi innevati, i paesini da cartolina natalizia, gli jodel o il profumo di strüdel e speck a coprire ciò che di marcio esiste anche là.
Questa scelta stilistica, sebbene abbia i vantaggi di cui vi ho detto, credo possa portare altresì a due comportamenti da lettore: il primo – come il mio – che viene intrigato da questo gioco di ritmi e descrizioni – il secondo che invece viene tediato da queste improvvise dilatazioni, ma anche da un incedere generale molto pacato, dove però la pacatezza non è sinonimo di noia o sfilacciamento narrativo, bensì è studiata per ottenere l’effetto opposto, ovvero spiazzare quando necessario.
I personaggi sono tutti ben ritratti e ognuno si staglia in modo evidente, sia chi dopo poco farà una brutta fine, sia chi vi porterete fino al termine del racconto. Il disvelamento del “colpevole” non è così artato, ma se fate un po’ d’attenzione magari ci arrivate prima che ve lo dica l’autore. Dopo questo libro anche andare in vacanza a Selva di Val Gardena non sarà più la stessa cosa… ma chi se ne frega! (amo troppo la montagna).
Michele Finelli
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Lo scrittore:
Marco Travaglini è nato nel 1980 a Pesaro, dove vive e lavora. Dopo il Liceo Scientifico, si laurea in Economia Aziendale all’Università di Urbino. Vive un anno a Dublino, Irlanda, dove studia e lavora. Ha collaborato con la redazione locale pesarese del quotidiano Il Messaggero, scrivendo articoli di natura economica, e poi con il quotidiano on-line Il Foglia. Tra i suoi hobby la lettura, il nuoto, lo sci alpino, la pittura e i viaggi.