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Alessandro Berselli è nato a Bologna nel 1965. Umorista, scrittore, docente di tecniche della narrazione, inizia la sua attività negli anni Novanta, collaborando con le riviste «Comix» e «L’apodittico». Dal 2003 intraprende una carriera parallela come romanziere noir. Oltre alle raccolte di racconti Storie d’amore, di morte e di follia (Arpanet, 2005) e Anni zero (Arpanet, 2012), ricordiamo i romanzi Io non sono come voi (Pendragon, 2007), Cattivo (Perdisa Pop, 2009), Non fare la cosa giusta (Perdisa Pop, 2010), Il metodo crudele (Pendragon, 2013), Anche le scimmie cadono dagli alberi (Piemme, 2014) e Kamasutra Kevin (Pendragon, 2016). Dell’autore, Elliot ha pubblicato il romanzo Le siamesi (2017) e ora è uscito La dottrina del male, sempre per Elliot.
Lo abbiamo intervistato, leggete un po’ cosa ci ha raccontato:
1. Benvenuto, Alessandro. Da dove nasce la storia de La dottrina del male e quanto tempo hai impiegato per sviluppare l’idea dell’intero romanzo?
A.: Il romanzo nasce da due idee. Una distopica che ha a che fare con il mondo in cui viviamo, la crisi delle ideologie, la politica spazzatura, l’incertezza governativa.
L’altra invece, che è il vero cuore del romanzo, è più introspettiva, psicologica. Volevo prendere un uomo di successo, uno che nella sua vita non ha mai sbagliato nulla, e rovinargliela completamente. Il libro è la discesa agli inferi di un meccanismo umano perfetto che a un certo punto si inceppa. E precipita.
2. A tuo parere quello che succede nel tuo romanzo sta capitando da qualche parte del mondo in questo preciso momento storico?
A.: Il libro parla di una spindoctor, un comunicatore politico, un esperto di marketing elettorale, che nel momento in cui la sua vita professionale, sociale, affettiva è allo zenit viene contattato da una fantomatica cupola che millanta di stare vincendo le elezioni in tutti i paesi della terra per creare un nuovo ordine mondiale. Cataldo – gli dicono. Adesso tocca all’Italia. Che vuoi fare? Stare con noi o stare fuori? Cataldo accetta. Sarà il più grande errore della sua vita. Tornando alla domanda non so se dietro le teorie complottiste (riguardo alle quali c’è un’ampia letteratura) ci può essere qualcosa di vero. A me non sembra improbabile che ci siano potentati che tutto manovrano a prescindere dai singoli governi. Ma questo nel libro è solo il contesto. A me interessava parlare della caduta nel baratro del protagonista.
3. Ivan Cataldo è prima l’amico che tutti vorrebbero avere, poi l’uomo d’affari che tutti vorrebbero emulare e infine l’ultima persona al mondo che qualsiasi lettore vorrebbe essere. Quanto è reale un personaggio così?
A.: Secondo me lo è moltissimo. Nella costruzione psicologica del personaggio di Cataldo mi sono soffermato molto sulle zone di grigio che a mio avviso rappresentano la vera condizione umana. Un personaggio che si muove tra il bene il male ma che a un certo punto si dimostra incapace di riprendere in mano la sua vita. Il senso del libro è già esplicitato nella seconda di copertina: a che prezzo siamo disposti a vendere la nostra integrità?
4. I poteri forti, l’ordine segreto che regge il mondo, gli uomini ombra e le eminenze grigie, tutta materia per meravigliosi soggetti ma tu spiazzi tutti e poni al centro il libero arbitrio. Un’arma a doppio taglio tra le più potenti. Quindi alla fine è sempre tutto nelle mani di ognuno di noi, a prescindere da chi ci comanda?
A.: È vero. Il libero arbitrio è la vera chiave di lettura del romanzo. Ma non ho voluto prescindere anche dal parlare delle forze che non possiamo controllare. Il protagonista è sicuramente vittima delle sue scelte ma anche di un fato che a un certo punto comincia a ordire macchinazioni nei suoi confronti. Il male ha una potenza impressionante quando sprigiona la sua forza.
5. Se dovessi definire il “potere” che parole useresti?
A.: Ci sono molti tipi di poteri, alcuni hanno anche una accezione positiva. Quello però che è alla base del libro è il potere occulto, il potere che orchestra cose senza che noi riusciamo ad averne la percezione. Il potere della politica priva dell’etica che diventa strumento malvagio ai danni degli uomini.
6. E se dovessi definire il perdono, soprattutto riguardo al personaggio di Cataldo?
A.: Personalmente sono un fautore del perdono. L’uomo è per natura fallace e quindi portato a sbagliare, direi quasi programmato per l’errore. La cosa che più mi affascina della natura umana è che nonostante i sensi di colpa decidiamo di comportarci in un certo modo anche quando siamo consapevoli che non dovremmo farlo. Che meravigliosa combinazione di detestabili contraddizioni che siamo.
7. C’è qualche personaggio di questo romanzo che faresti “sopravvivere” in qualcuno dei tuoi lavori successivi?
A.: Direi di no. Non sono un grande amante della serialità. Anche se il mio amico regista Marco Limberti la pensa diversamente. Secondo lui potrebbe essere l’inizio di una fiction entusiasmante.
8. La dottrina del male è un romanzo estremo e affascinante. Se dovessi racchiuderlo tutto in una sola frase del libro quale sceglieresti e perché?
A.: Siamo solo poveri uomini in balia delle tentazioni che cercano di fare del loro meglio ma che il più delle volte si trovano a scegliere il loro peggio. In fondo il senso del libro è tutto qui, no?
Intervista a cura di Antonia Del Sambro