Dark Star – Oliver Langmead

1771

Editore Carbonio / Collana Cielo Stellato
Anno 2019
Genere Noir
208 pagine – brossura e epub
Traduzione di Nicola Manuppelli


Ho una preparazione classica. Ho convissuto con latino e greco fin dai miei quattordici anni ed abbiamo avuto spesso modo di dirci cosa pensavamo gli uni degli altri. Latino mi piaceva, ma a momenti alterni. Greco era bellissimo perché svelava i nomi delle cose e perché aveva autori che parlavano della realtà in maniera affascinante. Leggerli in lingua – come accade anche oggi con l’inglese o il francese – cambia diametralmente la qualità della lettura perché spinge ad approfondire, a scoprire modi di dire, origini dei termini e delle espressioni, insomma, disvela un mondo nel mondo. Pentametro giambico: sebbene il nome abbia tutte le caratteristiche d’apparire antico, non lo è. Il pentametro giambico è il verso prediletto della poesia inglese (Shakespeare, Milton, Keats, giusto per citarvi i più noti, sebbene l’inventore non sia nessuno di loro, ma Henry Howard e il massimo esponente fu Marlowe), un insieme di giambi – questi sì greci, grecissimi – a cinque accenti (da cui “penta”), formato da dieci sillabe come il verso a cui si ispira, l’endecasillabo dantesco. Ora, perché tutta questa pappardella di metrica? Perché Langmead scrive un intero giallo, un intero noir, in pentametro giambico. E la cosa è assolutamente favolosa (e non solo quella): Andiam, allor miei cari lettori, a discovrir lo romanzo dello scozzese (quando mai vi ricapita di leggere un libro in versi?).

Eccovi a Vox, città situata su di uno strano pianeta “illuminato” da una stella nera una stella che esiste, ma non brilla. Aquila, Corvus e Cancer sono i suoi tre cuori da cui Vox trae il proprio potere, ma la luce è scarsa ed appartiene solo ai ricchi. Così la luce diviene una droga dal nome epico: Prometeo (bello il riferimento mitologico al titano amico dell’umanità che rubò il fuoco agli dei per darlo agli uomini) o Pro o Promo, la droga che illumina i corpi. Anche la divinità è legata alla luce: Phos (i richiami classici si sprecano…), molto più simile ad una allucinazione spesso e volentieri. Nessuno ha mai visto una candela, una fiamma, a parte i ricchi, e le persone normali vivono nella totale oscurità, leggendo con le dita:

[…] leggo con le dita, sento le parole
e provo a immaginarmi mentre leggo con gli occhi.
Il solo pensiero mi risulta difficile e sgraziato

Questo mondo, apparentemente fantascientifico, non lo è per nulla. La sua tecnologia è assimilabile a quella del primo novecento, e nessuno dei classici stilemi della letteratura fantascientifica fa capolino (sebbene sia evidente che lo scrittore è amante del genere e si è visto ottimi film come “Dark City”… n.d.r.): già dopo la prima pagina in versi siete in pieno noir. Sì, avete letto bene: pagina in versi. Versi ritmici e piacevoli che aiutano la lettura e che si amalgamano in modo mirabile al costrutto ed al racconto che vede protagonisti un detective – Virgil Yorke – e il suo compagno Dante chiamati a risolvere un orribile omicidio. Tutto in versi. All’inizio vi suonano strani, non siamo abituati a leggere metrica, poi diventano musicali, portando levità laddove c’è l’oscura mano della morte. Il fatto d’essere brevi, forza lo scrittore a trovare sempre il giusto dosaggio di parole per non farci perdere nulla, e questo è uno degli aspetti più affascinanti.

Se l’autore avesse scelto un’impostazione più standard o una trama più contorta, non sono sicuro che il pentametro giambico gli avrebbe giovato, ma di certo è un valore aggiunto a quello che il racconto è: il mondo di Vox vive di immagini condensate quasi fossero pure icone (l’oscurità è densa così come sono i versi) e la forma poetica offre solo un certo grado di complessità prima di diventare troppo contorta o troppo difficile da percepire, e questo giova al ritmo della lettura. Langmead ha scelto il formato in modo adeguato e ha creato qualcosa di interessante e unico.
Tutto quanto gira in modo gradevole, è affascinante leggere un intero libro in versi, l’autore è giovane e dimostra intelligenza in questo sebbene il suo uso del “classico” in alcuni tratti si dimostri un po’ ingenuo, ma nel complesso è davvero un libro unico la cui qualità va anche ascritta al grande merito del traduttore, Nicola Manuppelli.

Poi, quando gli sparo, non urla.
La prende come se gli avessi fatto un favore,
come se fossi educato, gli stringessi la mano.
E non sento niente. Niente di niente.

Buona lettura.

Michele Finelli

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Lo scrittore:
Oliver Langmead, giovane autore scozzese, è nato a Edimburgo e vive a Glasgow. Ha studiato Legge e Scrittura creativa. Dark Star, il suo romanzo d’esordio, ha destato molto interesse ed è stato selezionato tra i migliori libri del 2015 dal “Guardian”.

http://oliverlangmead.com